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Vita Pastorale |
01/03/2003 |
LA PREPARAZIONE AI SACRAMENTI PER I DISABILI MENTALI |
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Il libro nasce dall'esperienza della Comunit� di Sant'Egidio, dopo 15 anni di catechesi con disabili mentali. Ha un titolo semplice, Ges� per amico, e in Italia � il primo strumento di questo tipo. Contiene un percorso attraverso i grandi eventi del Vangelo: l'Annunciazione, il Natale, il battesimo di Ges�, le beatitudini, la guarigione del cieco di Gerico, fino alla passione e morte, Ascensione e Pentecoste. Non una catechesi speciale, ma la proposizione delle parole e dei segni della fede, l'ordine cronologico dei racconti evangelici. Ed � bello che nell'anno dedicato dall'Unione europea ai disabili, una comunit�, dove la preghiera sta sempre al primo posto, offra alla Chiesa un libro di cui �c'� grande bisogno�, dice Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, nella presentazione. Un problema rimosso Molti parroci e catechisti rimuovono il problema della catechesi per handicappati o la liquidano con un �tanto non capiscono�; nel migliore dei casi diventa una pastorale una tantum affidata alla buona volont� di qualche mamma, suora, o diacono. Da dieci anni nell'Ufficio catechistico nazionale c'� una sede per i disabili. � certo cresciuta l'attenzione, ma nemmeno la met� delle diocesi ha un settore specifico, con �quipe referenti della catechesi. Due anni fa, a Fiuggi, al corso di formazione di catechisti per portatori di handicap si era osservato che in molte diocesi �c'� bisogno di sviluppare quest'attenzione e questa accoglienza, perch� non si � maturata la piena disponibilit� verso la persona del disabile, tendendo a volte all'indifferenza, all'esclusione o alla delega�. Invece �occorre molta pazienza, costanza, fiducia, creativit� e soprattutto disponibilit� interiore�. In quel corso due gruppi avevano simulato le situazioni negative pi� diffuse: il parroco, chiamato don Giustino, era rigido, poco collaborante e intollerante; la catechista, chiamata Di Coccio, era chiusa, poco motivata, con un gruppo turbolento che non sapeva gestire, e un bambino disabile con il quale non sapeva che fare perch� le si rivolgeva sempre con parolacce. �� davvero difficile trovare un modo�, spiega Giuseppe Di Pompeo, uno degli animatori della Comunit� di Sant'Egidio, �ma io credo di avere imparato che bastano due cose: semplicit� e genialit�. L'idea � scaturita dal dilemma di un parroco di Roma, che non sapeva se amministrare la comunione e la cresima a handicappati. �Ci sentivamo dire�, ricorda Giuseppe, che �tanto sono santi, tanto non capiscono. E noi a dire che non era vero: gli handicappati sono persone come le altre, hanno bisogno della catechesi hanno bisogno di convertirsi�. � quello che don Giuseppe Morante, pastoralista salesiano, forse la persona che in Italia ha studiato di pi� la questione, chiama "l'equivoco metodologico" di una catechesi speciale. Le sue riflessioni sono a disposizione di tutti sul sito della Conferenza episcopale alla sezione catechesi. Non sono per specialisti, ma tutti dovrebbero leggerle, perch� il problema della catechesi per disabili si propone sempre di pi� nella Chiesa. � un segno positivo, significa che sono stati fatti passi in avanti nella considerazione di queste persone, se molti ti genitori vanno in parrocchia a chiedere per � loro figli ci� che per gli altri � normale. Ma � anche motivo di maggior studio e considerazione della necessit� di scovare intuizioni che facciano il bene della persona handicappata, invece di soddisfare la compassione caritatevole delle comunit�. In Italia la pi� progredita � 1a diocesi di Palermo, che per prima ha istituito un ufficio pastorale per i disabili, e da qualche anno c'� anche un proficuo rapporto di interscambio con altre realt� diocesane. Ebbene proprio quest'Ufficio mette in guardia circa il pericolo di �insistere troppo sulla forza provocatrice che ha la disabilita per la comunit�, da sfociare in una forma di spettacolarizzazione�. Ecco perch� la pastorale per gli handicappati deve essere "normale", ma "geniale". Spiega monsignor Paglia, che negli anni passati, come assistente della Comunit� di Sant'Egidio, ha seguito da vicino questa esperienza: �Quindici anni di lavoro, amicizia, tentativi, risultati, conferme stanno a dire che � possibile aiutare ciascuno, in maniera personalizzata, a trovare il suo rapporto con il centro de Vangelo e farne il nucleo della propria vita. Quali che siano le difficolt�, i modi di esprimersi. Perch� a centro c'� il cuore dell'uomo, non li psiche o la mente�. Anche la comunicazione del Vangelo per anni ha scontato le stesse difficolt� che la societ� contemporanea ha espresso d fronte all'handicap. Un equivoco metodologico
Ci sono state lodevoli eccezioni di sacerdoti, religiosi, suore e laici ma hanno confermato una regola d ritardi di comunicazione e di proposte di un efficace cammino di iniziazione cristiana per queste persone. Si � pensato per molto tempo come fare, cosa inventare di speciale, come adattare il messaggio all'handicappato. Secondo don Morante la catechesi speciale � appunto un �equivoco metodologico che ne limita l'azione e ne impedisce l'efficacia�. La differenza sta nella considerazione del disabile: non guardare ci� che gli manca ma ci� che pu� fare. �Noi siamo partiti da qui: pochi gesti, parole, segni, ma quelli essenziali�. I1 libro di Sant'Egidio � un catechismo straordinario e loro spiegano come usarlo: �Concentrare tutto la domenica, collocare gli incontri vicino alla chiesa. L'ambiente �i importante. Per il resto serve poco un leggio con la Bibbia, che deve essere grande e visibile, perch� devi diventare "il Libro", e immagini grandi disegni da realizzare su cartelloni, diapositive. Si evidenziane � gesti di Ges�, gli oggetti particolari, quelli che restano impressi, come il cuscino dove dorme Ges� sulla barca o l'ulivo nell'ingresso a Gerusalemme. Attenzione agli abiti ai volti che si disegnano: occorrono alcune costanti nei colori, nell'aspetto fisico. Una copia del gran de disegno va poi donata alla fine magari in bianco e nero cos� c'� una settimana per colorarla. Infine qual che segno, qualche gesto liturgico una candela da accendere davanti un'immagine santa che � un modo di pregare, la raccolta del denaro per i poveri, � doni da portare all'altare. I1 centro di tutto � sempre e solo il Vangelo�. � un'annotazione importante. Spiega monsignor Paglia: �Dobbiamo aiutarli a elaborare gli stessi sentimenti che furono di Ges�. Ma questo non vale solo per gli handicappati�. Ci danno delle belle lezioni Quello che sottolinea Giuseppe Di Pompeo, e che dimostra il cammino di Sant'Egidio e il libro appena stampato, � la dimensione pubblica, comunitaria della catechesi per handicappati. In molte parrocchie non si negano loro i sacramenti, ma se ne fa una questione privata tra il parroco, il disabile e i suoi genitori. Spesso � colpa di questi ultimi, ma anche dei preti che non sanno come fare. Don Morante � assai severo con questa pratica: �Ci� offende in vario modo la dignit� dei portatori di handicap, lede i loro diritti naturali, ma anche di essere figli di Dio. Non li si pu� escludere dai sacramenti in un tempo in cui si sacramentalizza facilmente ogni persona�. Eppure questa questione non � facile da affrontare. Si battezzano tutti, a maggior ragione, per alcuni preti, se disabili. Ma poi basta, come se il battesimo fosse il sacramento dell'ignoranza. �Se un handicappato viene battezzato�, dice Giuseppe Di Pompeo, �non si capisce perch� dopo non pu� ricevere comunione e cresima. Non capiscono? E chi lo dice? La nostra esperienza ci porta ad affermare che ci danno belle lezioni di fede. E poi le parole del Vangelo le capiscono tutti e sfido chiunque a sostenere il contrario�. Don Morante spiega che a volte si riscontra �con amarezza un certo disagio e una certa insensibilit� proprio in coloro che sono le guide della comunit�. Ed � per questo motivo che il pastoralista salesiano chiede ai vescovi di individuare persone da preparare per un servizio adeguato: �La comunit� cristiana deve ancora camminare molto nell'accoglienza alle persone disabili. I semplici gesti, come la beneficenza una tantum verso � disabili, non servono a creare una mentalit� pastorale rinnovata�. I1 volume di Sant'Egidio serve invece proprio a questo. Alberto Bobbio
Bisogna formare catechisti e sacerdoti
�E� vero: bisogna dire di nuovo che nessuno ha il diritto di escludere le persone con handicap dai sacramenti�. Don Walter Ruspi, direttore dell�Ufficio catechistico nazionale annuncia un documento sulla catechesi e i disabili che la Cei pubblicher� entro quest�anno. Dal 21 al 23 marzo si svolger� a Loreto un seminario nazionale di studio. Don Ruspi, qual � la situazione della catechesi per i disabili? �Migliorata rispetto al passato. Oggi credo che nessuno possa pensare che gli handicappati debbano essere esclusi dai sacramenti perch� non capiscono. La catechesi parrocchiale non deve avere carattere intellettuale e cognitivo. La catechesi non � una scuola, la catechista non � una maestra. Non ha bisogno di insegnanti di sostegno o di altri programmi speciali se ci sono dai bambini o degli adulti handicappati. Chi ritiene che debba essere impostata una catechesi speciale sbaglia�. Cosa bisogna dire ai disabili? �Intanto sgombriamo il campo da un equivoco. La Chiesa non vuole parlare di handicappati o di disabili. Bisogna parlare di �diversabilit��. La Chiesa accoglie diverse abilit�. A centro c�� la Parola di Dio, la celebrazione della Parola. Il catechismo fatto dalla Comunit� di Sant�Egidio per coloro che hanno diverse abilit� non � un testo speciale. Pu� andare bene per chiunque. Sono le forme, i modi con cui la catechesi procede che possono variare. Insomma la catechesi parrocchiale deve avere una sola preoccupazione: mettere al centro il Vangelo�. E� un buon esempio il libro della Comunit� di Sant�Egidio? �Certamente. Nasce da 15 anni di esperienza ed � il segno di attenzione pastorale non comune. Ma non � indica una strada speciale. D� indicazioni di metodo, che possono valere anche per persone cosiddette normali. Non � una interpretazione della catechesi. E pu� essere benissimo usata anche fuori dalla Comunit��. L�handicap nella Chiesa ha ancora un a difficile accoglienza? �Le difficolt� rispecchiano quelle della societ�: Sono stati fatti grandi passi in avanti. Ma c�� ancora molto da fare, soprattutto per quanto riguarda la preparazione dei catechisti. La Cei da circa dieci anni organizza un seminario annuale di formazione. Ma non basta. C�� poi la questione che molte famiglie hanno problemi a inserire l�handicappato in un cammino parrocchiale: si vergognano, temono il giudizio degli altri. Anche su questo le comunit� cristiane si devono interrogare. La nostra accoglienza � profonda, oppure anche noi ci lasciamo guidare dai pregiudizi?�. Agli handicappati per molto tempo si � dato il battesimo e invece negato comunione e cresima: Accade tuttora? �Non so se ci sono ancora episodi di questo genere. Sicuramente nessuno oggi pu� accampare preclusioni, n� teologiche, n� liturgiche. E non si pu� neppure dire tanto queste sono povere persone e il buon Dio li accoglie comunque. Non � facile per� cambiare una mentalit�. E anche nei seminari va fatto ancora molto lavoro�.
Alberto Bobbio
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