Comunità di S.Egidio


 

19/03/2003

Il libro di Morozzo della Rocca raccoglie i temi di un incontro dedicato alla figura del presule salvadoregno
Romero, il sacrificio di un vescovo
Un profilo non convenzionale di un possibile beato del nostro tempo

 

Luned� prossimo, il 24 marzo, ricorrer� il ventitreesimo anniversario della morte di monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador.


�Monsignore stava celebrando l'Eucarestia nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza�, raccont� all'epoca una suora. �Erano circa le sei del pomeriggio. Una pallottola a esplosione ritardata lo colp� mentre stava iniziando l'offertorio. Io ero presente nel momento del suo assassinio, stavo a circa quattro metri di distanza dall'altare. Mentre Monsignore stava aprendo il corporale per iniziare l'offertorio si sent� lo sparo. Colpito al cuore, egli istintivamente si aggrapp� all'altare e si rovesci� addosso tutte le ostie. Cadde, quindi, ai piedi del crocifisso, in una pozza di sangue�.

Dal 22 febbraio 1977 a quel 24 marzo 1980, Oscar Arnulfo Romero y Gald�mez aveva retto l'arcidiocesi di San Salvador, la capitale del suo Paese, ed era stato celebrato dalla stampa internazionale come �il vescovo che difendeva i campesinos�. Mentre diverse universit� americane lo avevano proposto, in vita, come candidato al Nobel per la Pace, la sua uccisione fu ricordata in modo commosso dai media e, in particolare, nelle liriche di David Maria Turoldo: �Ucciso per tutti gli uccisi�, perch� uomo di Chiesa consacrato alla protezione degli umili contro le angherie del regime militare e gli �squadroni della morte� al servizio dell'oligarchia agraria. La sua uccisione in odium fidei (�in odio alla fede�, in senso lato: non per l'adesione alla verit� cristiana in s�, ma a motivo delle scelte pratiche che ne derivavano) ha spinto ad esempio la Chiesa Anglicana a dedicargli una statua sulla facciata dell'Abbazia di Westminster, assieme a quelle di altri martiri di tutte le confessioni cristiane nel secolo appena trascorso.

Oscar Romero. Un vescovo centroamericano tra guerra fredda e rivoluzione , � il titolo di un recente volume curato dallo storico Roberto Morozzo della Rocca sulla scia di un colloquio internazionale sulla figura del presule salvadoregno, svoltosi a Terni nell'autunno 2001. Aperto da una prefazione del cardinale Roger Etchegaray, il libro comprende gli interventi di storici come Andrea Riccardi, della Comunit� di Sant'Egidio, di religiosi come il cardinale Edward Idris Cassidy, e di giornalisti, come il neopresidente della Rai Lucia Annunziata. � apprezzabile, in primo luogo, lo sforzo di leggere la biografia del vescovo Romero sullo sfondo di un contesto storico e geopolitico poco conosciuto: quello di un Paese, El Salvador, con la pi� alta densit� di popolazione dell'intero Centro America su una superficie di appena 20 mila chilometri quadrati, e un'�lite militare fino a un tempo recente ondeggiante tra il riformismo sociale e la difesa degli interessi dei grandi possidenti.

Soprattutto, questo libro ci rende un'immagine realistica dello stesso Romero, al di l� delle deformazioni in chiave encomiastica (come presunto campione di una �Chiesa del popolo�) o denigratoria (come un ingenuo idealista, strumentalizzato dalla guerriglia marxista).

Dall'analisi del suo diario e perfino dei libri che scrupolosamente schedava, dopo averli letti, sappiamo che in effetti egli sapeva assai poco della cosiddetta �teologia della liberazione�, e anzi, in generale, di filosofia e sociologia: quanto alla sua opposizione al regime, a partire dalla protesta per i preti e i catechisti perseguitati e uccisi, era legata all'ideale di una Chiesa �di cui nessuno potesse ridere� (secondo un'espressione di Pio XI), assimilato in giovent� studiando teologia, a Roma, in una temperie evidentemente lontana da quella del Concilio Vaticano II.

Cos�, in questo nuovo volume, ci viene rivelata l'immagine non convenzionale di un possibile �beato� del nostro tempo (il processo di canonizzazione � iniziato nel 1994), suggestiva nella sua fragilit�. Perch� non era un politico illuminato, Oscar Romero, e per istinto neanche un combattente indomito: nei tre durissimi anni in cui fu vescovo di San Salvador, si trov� ai ferri corti con altri membri della Conferenza episcopale del suo Paese, dovette recarsi in Vaticano per difendersi da accuse e critiche, si misur� faticosamente con le diverse frange del regime e della guerriglia, tra mille dubbi e incertezze. �Sento che la mia parola � influente anche politicamente�, scrisse nel diario. �Temo le influenze ideologiche e politiche. Sono influenzabile e facilmente commetto delle imprudenze�.

E ancora, alla fine del febbraio 1980, un mese prima di essere ucciso: �Ho paura per la violenza verso la mia persona. Sono stato avvertito di serie minacce proprio per questa settimana (�). Mi costa accettare una morte violenta che in queste circostanze � molto probabile�. �San� Oscar Romero, come gi� lo chiamano gli esponenti di molte comunit� di base dell'America Latina, era, stando a chi lo conobbe bene, �di carattere incerto, introverso�: sempre sotto pressione, nell'ultima parte della sua vita soffriva anche di insonnia. Dalla divulgazione di questi lati umanissimi, egli non esce ridimensionato, ma si apprezza il valore di alcune scelte per cui non si sentiva naturalmente portato: �Quello che cerco di fare non � politica�, affermava. �E se per necessit� del momento sto illuminando la politica della mia patria, � perch� sono pastore, � a partire dal Vangelo�.

Ricordare la sua figura a tutto tondo, significa anche confrontarsi con un nuovo tipo di testimonianza cristiana, drammaticamente complessa: come fa da 11 anni a questa parte il Movimento Giovanile Missionario, che luned� 24 osserva una giornata di preghiera e digiuno, vedendo in Romero il capostipite di molti missionari martiri del nostro tempo.




ROBERTO MOROZZO DELLA ROCCA
OSCAR ROMERO
Un vescovo centro-americano
tra guerra fredda e rivoluzione

San Paolo
pp. 296, euro 17,50

Giulio Brotti