Comunità di S.Egidio


 

24/03/2003

La strada, progetti e sogni
Elemosina e bambini

 

Tutti a scuola. Tutti a casa. Tutti a giocare. Tutti in famiglia. Tutti una vita decente. Questo sarebbe il piano, l�unico vero per non vedere pi� i bambini mendicanti per Roma: non solo un giorno, ma sempre. Occorrerebbero soluzioni capaci di rimuovere pian piano cause e abitudini profonde. I piani veri richiedono continuit�, soldi, collaborazione tra tutti e tempo, tanto tempo.

Di fronte ai �baby-mendicanti� ci sono stati atteggiamenti diversi, finora, tra tolleranza, distrazione e fastidio. Chi prova fastidio (magari dicendo �� un�indecenza che i genitori li facciano mendicare�) raramente � disposto a perdere qualcosa del proprio benessere per cambiare la situazione. Adesso c�� il centro comunale �per il contrasto alla mendicit� infantile�: l�intenzione non � di punire i bambini, ma di fargli assaggiare un mondo diverso, il gioco, la merenda calda, mentre si cerca una soluzione. S�, ma quale?

I bambini che girano per le vie di Roma vendendo qualcosa o chiedendo i soldi o procurandoseli sono relativamente pochi: circa 400. Molti di loro oggi sono rumeni: spesso l�intera famiglia � appena arrivata. Alcuni bambini zingari sono una fonte di reddito per la famiglia: � imbarazzante, � odioso, ma � cos�. E vietare, bloccare, interrompere il rapporto tra bambini e famiglie non � una soluzione. Toglie dalle strade ma rischia di creare un deserto affettivo ancora pi� pericoloso.

Il problema � strutturale, ma non insormontabile. Pi� prigioni (per gli adulti) e pi� giustizia-fai-da-te non sono una grande soluzione. Sappiamo che dove si moltiplicano celle e armi in casa, come negli Usa, la devianza non diminuisce, anzi.

A Roma, come dovunque, la chiave di una risposta profonda � pi� educazione, pi� scuola, e pi� amore. Ma come si pu� tradurre questo, in pratica, nelle politiche cittadine?

La �retata� a fin di bene che preleva dagli incroci i bambini non pu� essere la medicina quotidiana. Serve a conoscere i contorni del fenomeno. Dopo la giornata al centro di Boccea pu� accadere che alcuni bambini vengano mandati in una casa-famiglia. Pu� succedere anche che per settimane non possano pi� stare con i fratellini, la madre, quello che � comunque il loro ambiente affettivo principale (anche se problematico): bisogna prevederlo ed evitarlo.

La mattina i bambini devono andare a scuola e devono poterci andare facilmente. Finita la scuola dell�obbligo, borse di studio per chi continua e piani di inserimento protetto al lavoro per gli altri. Per le famiglie che contano su quei salari da baby-mendicanti dovrebbero esserci incentivi fatti di servizi a cui avere accesso, di diritti acquisibili, ma anche di sostegno economico, per potersi aprire a uno stile di vita diverso. Il tutto assieme a un sostegno per superare i ritardi scolastici e a iniziative di scambio umano e culturale tra zingari e non zingari, per abituarci tutti. Insomma, o il piano di intervento tocca tutti i punti di questo percorso accidentato o non ce la si fa: un�abitazione decente, acqua calda e corrente, vestiti puliti quando si va a scuola, il resto. Abbattere i campi zingari senza tenere conto che i bambini perderanno il rapporto con la scuola non � n� lungimirante n� pratico. Tra i bambini, poi, vanno contate anche le molte madri-bambine (gi� a 14, 15 anni, o 20 con tre figli).

Una soluzione possibile � che nelle (accanto alle) case famiglia, in centri da inventare, ci si possa progressivamente prendere cura di tutta la famiglia e non solo dei bambini. Ogni caso � diverso e le soluzioni vanno costruite in maniera personalizzata. Ma non � impossibile.

Mario Marazziti