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23/05/2003 |
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"E il 13 agosto 1990. Sulle colline vicino Roma, ai Castelli, in una cornice discreta in mezzo al verde, c'� un piccolo tavolo pronto per il pranzo. Si siedono per la prima volta da soli, uno di fronte all' altro, Raul Manuel Domingos, un guerrigliero che � capo del dipartimento Relazioni estere della Renamo, e Armando Emilio Guebuza, ministro dei Trasporti nel governo mozambicano retto dal partito unico (allora) Frelimo. Si fanno la guerra da quasi 15 anni e non si sono mai parlati direttamente. Guidano le due delegazioni che dall'S luglio del 1990, presso il quartier generale della Comunit� di Sant'Egidio, hanno avviato ufficialmente i negoziati di pace. C'� attesa e tensione. Hanno smesso da poco di chiamarsi reciprocamente �bandidos armados� e �assassini�. Lo sblocco � venuto, dal peculiare metodo diplomatico proposto dallo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunit� di Sant'Egidio, mentre le due parti non potevano essere pi� distanti: sottolineata l'africanit� che unisce le due delegazioni, l'essere �patrioti mozambicani�, ha enunciato il principio che idealmente sar� alla base di 27 mesi di trattative e, poi, del riuscito Accordo finale di Pace: �Ci viene in mente un'espressione di un grande papa, Giovanni XXIll, che fu anche il suo metodo di lavoro: preoccupiamoci di cercare quello che unisce piuttosto che quello che divide. La preoccupazione di quello che unisce pu� suggerire anche a noi un metodo di lavoro�. La lunga colazione di lavoro che permette di sbloccare questa questione decisiva, nel caldo di agosto mitigato da vino bianco freddo e acqua minerale, ha un momento non secondario nella scelta del men�. Il pesce previsto potrebbe infatti diventare un incidente di percorso. Il pi� autorevole al tavolo ha diritto alla testa del pesce. A Sant'Egidio non cadono nella trappola e servono due pesci arrostiti. I capi delegazione ne ricevono uno, completo, ciascuno. Paradossalmente sono due pesci a prefigurare il riconoscimento politico della controparte e a precedere di poco la trasformazione dei �facilitatori� in �mediatori� che render� possibile il miracolo di una pace che regge da 11 anni. Era cominciata nell'incredulit� generale. Ma la dimensione della Comunit� di Sant'Egidio - internazionale ma senza grandi mezzi -, la credibilit�, l'assenza di interessi economici o diversi da quello della pace nell'inedito team dei mediatori, la conoscenza diretta del terreno e la condivisione della sensibilit� della popolazione civile, la flessibilit�, la pazienza, la cultura umana e del dialogo, la passione per un Paese dimenticato, hanno fatto la differenza. La pace � un miracolo, ma anche i miracoli hanno bisogno di simpatia, aiuto, condizioni favorevoli per crescere. In Mozambico chi nasce subito dopo quel 4 ottobre 1992 pu� sperare di vivere appena un po' meno di 50 anni. � poco, ma � gi� una grande conquista. Lo sviluppo e la democrazia devono fare il resto. Ma c'� un'altra guerra, meno rumorosa, che � cominciata altrove e che non ha pi� confini: l'Aids � ormai diventata una compagnia stabile in un' Africa pi� vulnerabile degli altri. � come le sabbie mobili. Negli anni Novanta, anche quando lo sviluppo del Paese � diventato a due cifre, la speranza di vita alla nascita � diminuita ancora ed � scesa fino a meno di 40 anni. Un mozambicano pu� sperare di vivere solo la met� di un europeo, meno della met� di una donna italiana. Perch�? Due malati di Aids su tre nel mondo sono in Africa e pi� di 25 milioni di africani devono misurarsi con il virus Hiv / Aids senza medicine e senza possibilit� di averne. A Durban, nel 2000, ancora si sostiene che la lotta all' Aids non � una priorit� per 1'Africa e si conferma che la prevenzione � l'unica arma da usare. La prevenzione � un' arma necessaria ma � anche un' arma spuntata. �, senza dirlo, una condanna alla scomparsa di un Continente destinato a non avere pi� giovani, donne, maestri, niente. � in questa situazione, quaI1do ancora la comunit� internazionale � largamente concorde nell' escludere la terapia perch� troppo costosa e perch� � �troppo difficile da amministrare in Paesi senza infrastrutture e senza condizioni igieniche di base sufficienti�, che nasce l'idea e il Progetto Dream della Comunit� di Sant'Egidio. � un sogno per tutta 1'Africa. Ma anche i sogni, per cominciare, hanno bisogno di un punto di partenza, e la partenza � ancora una volta il Mozambico. I dati sono gi� terribili: una persona su otto, su sette, � gi� immersa nel problema, e 1'onda d'urto pi� dura non � ancora arrivata del tutto. Il vaccino arriver�, ma senza intervenire subito per l'Africa non ci sar� futuro. Nel 2010 la curva dell' epidemia scender� per la contrazione drammatica della popolazione a rischio, perch� non ci saranno pi� ragazzi, giovani, adulti in numero sufficiente per farla crescere. Ma � una prospettiva inaccettabile. . Inizia cos� la lotta contro il tempo di Dream, che si propone di fare in Mozambico e in Africa quello che � diventato gi� oggi possibile in Europa, in America, nei Paesi ad alto reddito: convivere con l'Aids, non morire pi� ma stabilizzarsi nello stadio in cui si �, nascere sani da madri sieropositive, grazie ai farmaci gi� esistenti e disponibili. Disponibili da noi, ma inaccessibili in Africa, 15 mila euro a persona all' anno. Un lusso impossibile in un Paese in cui la spesa pro-capite all'anno per la sanit� non arriva agli 8 euro. I promotori di Dream sono sognatori, senza essere visionario Si mettono a creare le infrastrutture, a formare un personale sanitario di tipo nuovo perch� non c'� tempo di avere tutti i medici e gli infermieri necessari in un Paese che di medici ne ha solo 400 su un territorio triplo dell'Italia e un modello organizzativo leggero, flessibile. La formula che si rivela efficace ha questi ingredienti: i farmaci cosiddetti �generici� (prodotti in India) meno costosi, il �mix� di personale europeo volontario, altamente specializzato, a titolo gratuito, e di personale locale retribuito, qualificato ex novo o riqualificato, la priorit� data all' interruzione della trasmissione verticale, da madre a bambino, e alle donne che, curate, reggono il peso dell'intera famiglia e a cui � legata la vita dei figli. I primi laboratori di eccellenza di biologia molecolare, gratuiti, rendono possibile ci� che nessuno ha il coraggio di pensare per un intero Paese. Il governo mozambicano, con intelligenza, ci sta. Oggi � finalmente possibile sapere se si � sieropositivi e sottoporsi alla terapia. In quel Continente dove i bambini orfani di Aids sono gi� 12 milioni e dove ogni cinque nuove persone con il virus una lo contrae alla nascita, Dream ha progettato un piano di intervento che funziona per far nascere, come in Europa, bambini sani da madri sieropositive. Le donne possono continuare a vivere. Medici, infermieri, maestri, professionalit� decisive per il presente e il futuro del Paese, vengono raggiunti per primi dalla terapia. Educazione sanitaria, piani nutrizionali, un approccio a tutto campo fanno il resto. Si comincia a non morire pi�, a nascere sani e, soprattutto, � il primo modello ad approccio globale che funziona in Africa e che � replicabile. I costi sono tollerabili: con 500 euro all' anno si coprono le cure e il sostegno per una donna e un'intera famiglia per un anno. Con 50 euro si aiuta un bambino a nascere e a rimanere sano. Ma dopo i primi fondi da 30 Ore per la Vita e Zecchino d'Oro, c'� bisogno di un flusso regolare. L'incontro con Alessandro Profumo e con UniCredito Italiano � decisivo. � proprio Profumo a credere nella necessit�, per un grande gruppo bancario, di far crescere assieme al bilancio le proprie responsabilit� sociali (non per vetrina). La Fondazione Unidea sta ancora nascendo quando il top management avvia con intelligenza la partnership con Sant'Egidio. UniCredito diventa il main sponsor. Il sogno non � pi� solo sogno. Unidea e Sant'Egidio, oggi: vincere l'Aids in Africa non � pi� impossibile. TRA UN MESE, A TORINO COME AIUTARE �DREAM� Per saperne di pi�: www.santegidio.org
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