�Avevo 20 anni. Non permetter� a nessuno di dire che questa � la pi� bella et� della vita. Ogni cosa rappresenta una minaccia per il giovane: l' amore, le idee, la perdita della famiglia, l' ingresso tra i grandi. � duro imparare la propria parte nel mondo�. Comincia cos� l' urlo letterario pi� famoso di Paul Nizan. Non potrebbe essere pi� vero oggi, a Roma, a pochi giorni dalla fine, drammatica, della vita di due ventenni, a Regina Coeli e a Rebibbia. Vivere, per chi � debole, � sempre difficile. Lo � ancora di pi� se si � marginali, tossicodipendenti, e se il mondo prende subito la forma del carcere: se l' ingresso tra i grandi avviene a Regina Coeli, al Nuovo Complesso di Rebibbia. � sempre duro imparare la propria parte nel mondo. Ma come � il mondo delle carceri romane? � opportuno chiederselo dopo quattro suicidi in due mesi: e non sappiamo quanti interventi di urgenza hanno impedito morti improvvise, misteriose, oscure. Si muore cos� tanto che c' � da chiedersi se non sia stata reintrodotta la pena di morte senza dircelo. Si respira la bomboletta del gas. Si usano le lenzuola, si sbaglia la dose che non dovrebbe esserci, ma che c' �, di droga. Per un attimo, durante il Giubileo, all' indomani della visita a Regina Coeli di Giovanni Paolo II e del suo appello per un gesto di clemenza - ripetuto poi al Parlamento entusiasta e unito per un giorno e poi immobile sul tema - ce ne eravamo accorti tutti che qualcosa non funzionava. Quel detenuto che reggeva la croce all' Offertorio se ne era andato il giorno dopo, per una dose di droga. Da allora c' � stato lo sciopero della fame, dei carrelli, del lavoro, la minaccia di rinuncia al diritto di difesa. Roma migliora, ma le carceri sembrano un altro mondo. 3.200 romani stanno in quasi mille a Regina Coeli, e gli altri a Rebibbia. Qualcosa si muove, a indicare che c' � una volont� di magistrati, di direttori e di associazioni che si sforza di inventare qualcosa di pi� umano. A Regina Coeli � stata creata una mini-sezione a cui si accede anche dall' esterno. L� vivono i primi detenuti che svolgono servizi nella parte di non reclusione e che possono uscire, secondo il cosiddetto articolo 21 che regola la semilibert�. Da un anno circa una decina, tra Regina Coeli e Rebibbia, fa anche attivit� di volontariato, due volte a settimana, oltre l' orario di lavoro, in modo che non si debba rinunciare al mini-stipendio per sopravvivere. Ma c' � un mondo di tensione e di nonsenso, di affollamento, che vive troppo al confine con la disperazione. Nove su dieci sono uomini e sei su dieci sono adulti e uomini invecchiati, ad alto rischio di infarto: ci si muove poco e si � obesi, fumare � una delle poche attrazioni, troppi farmaci sono la norma per dormire. Si muore anche cos�, soprattutto quando c' � poco sostegno dall' esterno, perch� si viene da fasce deboli: malati, anche di Aids, tossicodipendenti, zingari, anziani... Aspettando Godot, l' indulto, non si potrebbero incrementare le misure alternative? I muri sono alti e servono a proteggere la societ�. Ma quello che avviene oltre le mura ci riguarda lo stesso
Mario Marazziti
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