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Europa |
12/07/2003 |
LOTTA ALL�AIDS E ALLE GUERRE |
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Altro che "Onu di Trastevere". Sarebbe il caso di cominciare a parlare almeno di un'altra comunit� di Sant'Egidio, la "Sant'Egidio nera". Migliaia di persone che, sparse in 25 paesi africani, "fanno" la comunit�, il che vuol dire assistenza e cura ai malati di Aids, scuole di pace, aiuto e sostegno ad anziani, donne, bambini. Tutti poveri e poverissimi, ma che, come ha potuto gioire di persona il sindaco di Roma Veltroni, uno degli sponsor del progetto Dream della comunit� di Sant'Egidio in Mozambico, dimostrano che l'Aids si pu� battere. Mario Marazziti, che della comunit� � il portavoce, quasi si stupisce: "Se ci si appassiona al Vangelo, non ci si pu� non appassionare all'Africa, un continente che sembra fatto apposta per i poveri, la grande malata, ma soprattutto la grande abbandonata del mondo". Eppure, come tutti i grandi amori, anche questo � nato per caso: a met� degli anni Settanta un vescovo mozambicano parla ai suoi amici romani del paese in cui vive. Tra loro ci sono i fondatori della comunit�. Nel 1992 il governo marxista del Mozambico e la guerriglia dei ribelli, allora finanziata dall'Africa dell'apartheid, firmano la pace, dopo 16 anni di guerra, a Roma. Mediatore ufficiale Andrea Riccardi, barba bianca e sorriso suadente, storico di valore e presidente della comunit�. Si consacra allora la "diplomazia parallela" di Sant'Egidio, un mix di amore per i poveri e amore per la pace che, per fortuna, non ha mai smesso di avere fortuna. Chiss� se l'avrebbero mai pensato, quei giovani con i capelli lunghi e le camice a fiori che nel 1968, sull'onda del Concilio Vaticano II, si riunivano nella piccola chiesa di Sant'Egidio (allora un ex monastero chiuso) in Trastevere, a Roma, per dare vita a una comunit� che da allora in poi non avrebbe mai smesso di impegnarsi nella evangelizzazione e nella solidariet� con i pi� deboli. Oggi � un movimento di laici, cui aderiscono pi� di 40 mila persone, impegnato nella comunicazione del Vangelo e nella carit� a Roma, in Italia e in pi� di 60 paesi di tutti i continenti e che dal 1986 � stata riconosciuta come "associazione pubblica di laici della Chiesa". Ma se Sant'Egidio � ormai quasi "un marchio" che sa esportare pace, amicizia, giustizia e solidariet�, la "Sant'Egidio nera" nata in Africa ha deciso di combattere non solo la guerra della pace e della povert�, ma anche quella all'Aids. Una guerra dura e senza esclusione di colpi, considerando che le potenze europee, gli Usa, le stesse Nazioni Unite e persino gli stati africani, credevano in una sola cura, quella della prevenzione. Nel mondo occidentale, dal 1997, pi� o meno, la vita dei malati di Aids � cambiata grazie all'introduzione di nuove terapie (cocktail di 26 farmaci) che declassano l'Aids da malattia terminale a cronica e che permettono a chi ne � stato colpito di riprendere a vivere, se non proprio a guarire. In Africa, tutto questo non accade e gli ammalati salgono a 20 milioni, poi a 25, ora sono a 30. Nel 2010 diventeranno 50 milioni. Oggi uno ogni cinque nuovi infettati � il bambino di una madre portatrice di virus. "Una catena di morte che potrebbe portare alla fine di un'intero continente", dice Marazziti. Ogni giorno, privi di cure, in Africa muoiono 80 mila persone. "Amina, contro la cui lapidazione come comunit� ci battiamo a fondo, come contro la pena di morte, � un viso. I malati di Aids no, solo numeri". "Non solo i rapporti sessuali sono a rischio, ma tutti i tipi di rapporti, compreso andare dal dentista", spiega Vittorio Scelzo, che per la comunit� si occupa di Africa e Aids e insieme di mensa disabili a Trastevere "perch� - dice - noi siamo come una famiglia allargata: tutti fanno tutto". Anche il governo mozambicano, che pure ha stima e riconoscenza per Sant'Egidio, all'inizio negava tutto: l'Aids o "Sida" veniva presa per peste o tubercolosi. Ci � voluta anche una buona dose di pazienza per far capire la necessit� delle cure in una delle nazioni pi� povere del mondo, con 450 dottori su 19 milioni di abitanti, una spesa annuale pro capite per la salute inferiore ai 9 euro e un milione di persone infettate dal virus dell'Hiv, di cui 80 mila bambini. Sant'Egidio ha puntato sull'informazione e sulla lotta al fanatismo e alle cure "magiche". Parlare di "terapia antiretrovitale" con governi dalle casse esangui e potenti multinazionali che controllano i brevetti sui farmaci, sembrava impresa disperata, in posti come questi: "Nel mondo occidentale curare un malato di Aids costa 15 mila dollari l'anno - dice - in Mozambico siamo scesi a 350 dollari l'anno grazie a un industria indiana che ha prodotto allo scopo due sole pastiglie: una si prende al mattino, una alla sera. Sopra hanno disegnate il sole e la luna: servono a non dimenticarle. Il 95% dei malati lo fa, l'85 non muore pi�". Non poche le difficolt� e i costi (il progetto Dream � sponsorizzato, tra gli altri, da Unicredito ma costa ben 25 milioni di euro per soli 5 anni), le fatiche per ottenere l'aderenza e la costanza nel seguire cura e tempi da parte di ammalati che spesso non sanno leggere n� scrivere e che hanno tutt'altra cognizione del tempo, "ma il modo di stare con i poveri, quello che mettiamo in atto anche qui a Roma con anziani e malati - racconta Scelzo - ci ha aiutato anche l�: amicizia e assistenza prima ancora che competenze, che pure ci sono, ci hanno permesso di ottenere risultati eccellenti. Come spiegare alle donne che devono allattare che il latte in polvere, senza l'acqua potabile, uccide il bambino. Poi, certo, ci sono il laboratorio di biologia molecolare, costruito a spese nostre, a Machava, alla periferia di Maputo, e gratuito come i test di terapia e dosaggio dei farmaci e il lavoro delle nostre equipe mediche, altamente specializzate: decine di persone che ogni mese vanno l� prendendosi le ferie e a loro spese". Eccolo dunque, il progetto Dream: duemila persone gi� in cura dal 2001 e 150 bambini da allora gi� nati sani. Nei prossimi anni gli ammalati sulla via della guarigione potrebbero diventare 30 mila: non secondario il sentimento di fiducia instaurato in ammalati che si sentivano abbandonati, disperati figli di un dio minore. "In fondo, non � molto diverso dal "metodo Trastevere" - riprende fiero Marazzita - dove i disabili adottano scuole, i bambini fanno collette per i loro amici, gli anziani dipingono quadri e cuciono indumenti per loro". A Machava si distribuiscono farmaci gratis e di semplice dosaggio, si studiano, in laboratorio, nuove cure e si costruiscono pozzi per l'acqua potabile (uno l'ha inaugurato il sindaco Veltroni con la Ong Movimondo), a Matola � nato un centro assistenza per le partorienti sieropositive, ma centri di Sant'Egidio sorgono ovunque, in Mozambico e presto in altri paesi: "� un modello esportabile", rivendica Marazziti, "proprio come la pace". Gi�, la pace. Dal 10 luglio � in corso, proprio a Maputo, il vertice di tutti i paesi africani, raccolti nell'Unione africana (ex Oua), cui partecipa anche una delegazione di Sant'Egidio: dopo Kofi Annan e Romano Prodi tocca a Mario Giro, responsabile delle relazioni internazionali della comunit�, parlare e lui non si fa certo pregare: ha portato sul tavolo dei capi di stato 300 mila firme raccolte nelle 25 nazioni in cui Sant'Egidio � presente che si appellano ai governanti locali esprimendo "il desiderio di resurrezione delle nuove generazioni di africani che non vogliono abbandonare e vedere abbandonato il loro continente". Utopia? Follia? Armi spuntate? No, ribatte Mario Giro: "Sant'Egidio � un nome conosciuto e rispettato, in Africa. dove � presente con un'intensa attivit� di iniziative umanitarie e di servizio ai poveri che vanno dalla presenza nelle carceri alle scuole della pace per i ragazzi marginali negli slums delle periferie urbane delle grandi citt� ai servizi per gli anziani alla cura dei lebbrosi, dalle iniziative a favore dei bambini di strada a quelle per le donne, per rilanciare la convivenza pacifica tra gruppi di etnia diversa". Gli interventi della comunit� in zone di guerra e di calamit� naturali, hanno spaziato dalla Guinea Bissau e Conakry al Congo e al Burundi, con interventi di aiuto di prima necessit� e di pacificazione e sono andati crescendo, in questi anni, accompagnando il radicamento africano, appunto, della "Sant'Egidio nera". "In questi ultimi mesi la comunit� ha partecipato ufficialmente in veste di osservatore- facilitatore ai negoziati di Marcoussis, che ha indicato le vie di uscita dalla guerra civile in Costa d'Avorio e a quelli ancora in corso per la fine della crisi della Liberia", spiega Giro, facendo capire che il suo sanguinario presidente potrebbe passare la mano, i ribelli deporre le armi, la comunit� internazionale intervenire. S�, Sant'Egidio � una risorsa di pace, per l'Africa. Non impone soluzioni, ma cerca mediazioni", dice con orgoglio Giro e ricorda i risultati di un modello che ha gi� dato buoni risultati in Mozambico, in Sudan e altrove". E che pu� funzionare ancora. "Certo � che l'Africa sta morendo", dice a voce bassa ma urlando dentro il portavoce Marazziti "e io questo lo chiamo genocidio. Un continente ammalato, povero e soggiogato da guerre, fame e malattie suscita solo l'indifferenza di molti e l'imbarazzo di alcuni, in Occidente. Per noi � un continente amico, da amare". Quelli di Sant'Egidio "tengono famiglia" da sempre anche in Africa: solo che ora sono diventati molto pi� "neri" di prima. I barboni di Roma della loro mensa, del resto, lo sanno meglio di tutti "che non c'� nessuno cos� povero che non possa aiutare un altro povero".
Ettore Maria Colombo
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