Comunità di S.Egidio


 

04/08/2003

La pastorale dei disabili
Un anno vissuto evangelicamente
Per i portatori di handicap la Chiesa ha sempre avuto una particolare attenzione. Per� oggi non si tratta pi� di fare assistenza: i disabili chiedono uno spazio e un protagonismo a pieno titolo nella comunit� cristiana. A che punto � la riflessione a livello pastorale? A quali modelli esemplari ispirarsi? Nell�anno europeo dedicato ai "diversamente abili", una nostra inchiesta sulla situazione ecclesiale italiana.

 

In una parrocchia "in" di Roma, nel cuore del quartiere residenziale della Balduina, un gruppo di volontari e disabili (fisici e mentali) si riuniscono intorno a un sacerdote e decidono di fondare il Gruppo Amico con l�obiettivo di spingere la comunit� a superare antiquate forme di assistenzialismo e atteggiamenti cattolici farisaici. Da allora sono passati 13 anni e la presidente dell�associazione � nata per �eliminare le barriere architettoniche fisiche e mentali e sperimentare quanto l�handicap offra in termini di generosit�, intelligenza e ironia� � � sempre Giovanna Di Stefano, disabile, che ha celebrato in parrocchia il suo matrimonio con un normodotato, sempre �con le ruote bene a terra�.

Il gruppo (90 soci tra disabili, famiglie e animatori di incontri settimanali, spettacoli, laboratori, vacanze comunitarie) partecipa alla Messa domenicale di mezzogiorno; e a settembre ripartir� la catechesi per le famiglie che accolgono disabili: �La chiedono con insistenza�, dice Giovanna, sottolineando che �i figli dei volontari, cresciuti nel gruppo, ora non hanno paura n� scappano di fronte a un disabile: se la mentalit� va cambiata, bisogna partire dai bambini�.

Pi� che ritagliarsi spazi auto-referenziali e tempi particolari nella liturgia, nella catechesi, nella vita ecclesiale in genere, o essere considerati come destinatari dell�animazione, oggi i disabili avanzano richieste di integrazione a pieno titolo nel tessuto ecclesiale e di partecipazione secondo i propri linguaggi, o meglio, i propri crismi.

Ma a fronte delle molteplici forme di handicap � motorio o sensoriale, fisico o psichico � occorre attenzione e preparazione da parte dei parroci e della comunit�, una "cultura" sempre pi� aperta per considerare fedeli "in mezzo" agli altri i "diversamente abili". Che nel nostro Paese, secondo le stime Istat, sono circa 3 milioni: la maggioranza vive in famiglia e ha pi� di 65 anni (il 73,2%), 900 mila sono costretti a letto o su una sedia a rotelle. Il 15% delle famiglie italiane � direttamente coinvolto in situazioni di disabilit�: 6 milioni di persone. E 37 milioni di abitanti dell�Unione europea � che quest�anno ha indetto l�Anno europeo delle persone con disabilit� � convivono con l�handicap. Tra loro, alcuni si allontanano dalla fede, mentre altri chiedono di essere protagonisti, non oggetti di interessi assistenzialistici, nella comunit� parrocchiale.

Ma tutto ci� non � scontato, n� semplice. Se a scuola ci sono gli insegnanti di sostegno, dove mandare a catechismo un bambino non udente, ad esempio? Nelle grandi citt� si potrebbe organizzare un corso interparrocchiale di preparazione ai sacramenti per i bambini sordi, propone padre Savino Castiglione, responsabile della Piccola Missione per Sordomuti: �Anche loro vogliono partecipare consapevolmente alla liturgia�.

In Italia la sordit� grave colpisce circa una persona su 1.000. �Tuttavia mancano sacerdoti e volontari che si interessino a loro�, constata padre Gianfranco Roncone, frate minore, vice-assistente nazionale dell�Ente nazionale sordomuti. Si � tuffato in questo apostolato grazie all�amicizia con un non udente. Nella basilica della Porziuncola a S. Maria degli Angeli, insieme a suor Veronica Amato (francescana alcantarina, figlia udente di sordi), traduce la Messa domenicale delle 17 nel linguaggio dei segni. E poi si occupa della pastorale dei sordi soprattutto tra i giovani umbri, che rappresentano �un campanello d�allarme sul disinteresse e l�allontanamento generale dal mondo della fede dei non udenti: un handicap poco conosciuto, invisibile rispetto ad altre disabilit�.

Il frate coinvolge i ragazzi nella Marcia francescana, che si conclude ogni anno il 4 agosto ad Assisi: �Si vive la fede anche cantando, ballando, camminando e giocando insieme�. Lo sa bene suor Vittorina Carli, sorda dalla nascita, delle Maestre di santa Dorotea in Vicenza, in prima linea nell�evangelizzazione dei sordi insieme ad altre congregazioni e al Movimento apostolico sordi, presenti a luglio al II convegno promosso dalla Commissione nazionale per la pastorale con persone sorde: chiedono ai vescovi di designare in ogni diocesi �un referente specifico per i non udenti�. Dal 1988 la religiosa anima incontri mensili di catechesi in diverse regioni del Nord: �La mia testimonianza colpisce anche perch� passa attraverso un linguaggio comprensibile�, spiega la suora.

Altro tema caldo � quello dell�accesso ai sacramenti di chi ha un handicap psichico. Il 15 giugno scorso nella basilica romana di S. Maria in Trastevere un gruppo di disabili mentali ha ricevuto la cresima da monsignor Cesare Nosiglia, vicegerente della diocesi. I ragazzi fanno parte del movimento Gli amici, costola della Comunit� di Sant�Egidio, che a 4 anni dalla nascita conta un migliaio di aderenti tra persone con handicap mentale, i loro familiari e amici.

Da sempre Sant�Egidio si � occupata dei disabili: �Prima gli adulti soli, poi i bambini delle scuole popolari che non avevano ricevuto n� comunione n� cresima�, spiega Antonella Antezza, una delle responsabili del gruppo. L�itinerario di fede proposto � confluito in Ges� per amico (esaurite le prime 3 mila copie): catechesi rivolte a chi ha un handicap psichico. �Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo senza discriminazioni�, precisa Antonella, �la sfida � comunicarlo in modo accessibile, semplice e non semplificato�. La metodologia adottata da Sant�Egidio si basa sulla comunicazione verbale, ma anche iconografica. Partendo sempre dal "linguaggio universale" del brano evangelico: �Ai disabili mentali non si d� un surrogato: del resto Ges� predicava attraverso parabole. E loro le capiscono, anche se talvolta non comunicano�.

Nel giro di presentazioni del volume in tutta Italia � intervenuta anche Maria Di Profio, una disabile mentale che partecipa tutte le domeniche alle catechesi specifiche dopo la liturgia eucaristica comunitaria. �Ha trovato nel Vangelo e nel movimento la speranza che non la fa vivere chiusa nel suo problema�, riferisce Antonella, �racconta la sua esperienza di fede e di guarigione interiore�. Il punto dirimente della questione sembra proprio il riconoscere che �la sapienza del cuore � importante tanto quanto quella della ragione e che ai piccoli viene rivelato il Regno, non ai sapienti e agli intelligenti�.

Tuttavia c�� chi sostiene che, per essere matura, la fede deve usare parole o categorie razionali. �Ma cos�, spiega don Vinicio Albanesi, presidente della Comunit� di Capodarco, �si dimentica forse che nei disabili gravi il senso religioso viene immesso non con le dinamiche ordinarie; occorre valorizzare la parte non cerebrale della fede, che � anche relazione, festa, fratellanza, simboli. La rigidit� nel concedere comunione e cresima ai disabili mentali, in particolare, � cresciuta dopo il Vaticano I, che ha messo l�accento sulla fede soprattutto come verit�, dimenticando che la religiosit� coinvolge anche il sentimento: Dio � un Amico, qualcuno che ti � vicino e ti sorregge�. Secondo il sacerdote, che ha partecipato a Gubbio all�ordinazione sacerdotale di un giovane spastico prima ospite di Capodarco, inserito in una "pastorale adeguata", �se si negano i sacramenti ai disabili mentali si nega Dio a loro e alle loro famiglie: per quanto i limiti siano gravi, una comprensione anche piccola c�� sempre. � contraddittorio affermare che se c�� un deficit non pu� esserci Dio: lui pu� parlare anche a residui manicomiali�.

Discorso analogo per il matrimonio, dove l�ostacolo al sacramento pu� essere l�impotenza di uno dei due coniugi o di entrambi: �� possibile sposarsi se c�� coscienza del problema da parte di chi non usufruisce della sessualit�; conosco coppie di disabili, che vivono serenamente questa situazione�.

Nonostante la preparazione crescente delle famiglie, in parrocchia e all�esterno delle mura domestiche le resistenze non sono cancellate: �Quello dell�handicap resta un mondo sconosciuto, misterico�, osserva don Albanesi. �Sono stati compiuti passi in avanti a livello ecclesiale, ma spesso prevalgono ancora le paure e rimane un lungo cammino da fare per le pari opportunit� e il riconoscimento della dignit� di questi fratelli, che chiedono un inserimento effettivo nella comunit� parrocchiale�.

Se aumenta la sensibilit� dei sacerdoti verso questo problema, permane �il rischio di delegare a preti ed esperti il compito di tutti i cristiani di essere evangelizzatori anche dei disabili�, ricorda Antezza. Il tentativo di far maturare questa mentalit� (promuovendo anche sussidi e formazione specifica) anima il lavoro del "Settore per la catechesi delle persone disabili", presente in 76 diocesi e inserito nell�Ufficio catechistico nazionale dal �91.

Alla 51.ma assemblea della Cei il vescovo Francesco Lambiasi, che presiede la Commissione episcopale per la catechesi, ha notato: �Anche nel caso di psicologie che possono sembrare gravemente compromesse o apparentemente inerti, resta sempre un mistero che supera la nostra comprensione il dialogo che la grazia sa attuare con questi fratelli che sembrano incapaci di dialogo tra gli uomini�.

Ma la pastorale dei disabili si � spinta anche sulla soglia del dialogo ecumenico: dalle attivit� del Gruppo internazionale ecumenico per la cura spirituale dei non udenti (che dal 6 al 12 settembre 2004 si � dato appuntamento ad Assisi e Roma per l�incontro su "Traduzione della Bibbia nel linguaggio dei sordi") a Fede e Luce, movimento interconfessionale nato dopo un pellegrinaggio a Lourdes nel 1971 di Jean Vanier, fondatore de L�Arca, e dell�educatrice H�l�ne Mathieu. In Italia � coordinato dalla siciliana Enza Gucciardo: 56 comunit� formate da disabili mentali, genitori e amici che condividono preghiera, celebrazioni e feste, convinti che la persona ferita nell�intelligenza tramite la sua povert� �pu� diventare fonte di unit� nella societ�, in ogni Chiesa e anche fra le Chiese�.

Il pellegrinaggio assume un valore importante anche nel cammino di fede dei 300 mila aderenti all�Unitalsi (Unione nazionale trasporto ammalati a Lourdes e Santuari internazionali), che quest�anno celebra il suo centenario: i volontari accompagnano oltre 100 mila ammalati e disabili all�anno. E proprio ai pellegrini poveri con handicap � riservata la Casa di accoglienza Giovanni Paolo II, inaugurata a fine giugno dagli Orionini a Roma, a Monte Mario: voluta dal Papa come frutto del Giubileo, sar� sostenuta nelle spese tramite un fondo vaticano.

In ambito pastorale sono numerosi gli istituti impegnati a fianco dei disabili: dai Guanelliani alla Fondazione don Gnocchi, al ramo contemplativo delle Suore di san Gaetano, le Figlie di Ges� Re, formato da suore cieche che animano la liturgia nel santuario torinese di Cristo Re e stampano in braille Fiamma di carit�, bollettino bimestrale spedito gratuitamente a oltre 320 non vedenti. �I lettori amano in particolare la rubrica fissa di un Salmo commentato�, riferisce suor Maria Patrizia, originaria della provincia di Napoli. �Tra gli abbonati, che trovano nella rivista un aiuto nel cammino di fede, stanno aumentando i giovani�.

Il Movimento apostolico ciechi ribadisce la necessit� che ai disabili vengano riconosciuti �spazi di ministerialit�: chi ha un handicap �pu� essere catechista, cantore o musico, pu� esercitare il ministero ordinato, pu� essere ministro straordinario dell�Eucaristia�. E tra i Silenziosi operai della Croce, associazione del Centro volontari per la sofferenza (Cvs), vengono accettati tra gli aderenti i disabili che sentono la chiamata alla consacrazione, da vivere in comunit� o nella propria famiglia.

Un�ultima nota finale: quella, spesso dolente purtroppo, delle barriere architettoniche. �� difficile stilare un inventario delle chiese accessibili sul territorio nazionale: in Italia gli edifici di culto sono 95 mila�, spiega monsignor Giancarlo Santi, direttore dell�Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici. �Di certo, per�, dal 1993 in poi le disposizioni della Cei � secondo la normativa civile vigente � prevedono nella costruzione delle nuove chiese e case parrocchiali di evitare barriere architettoniche�. Lo scoglio resta �il patrimonio antico: nonostante l�impegno a renderlo accessibile, certi edifici hanno limiti strutturali difficilmente superabili: porte strette o gradini, ad esempio, che richiedono operazioni di adeguamento difficili e complesse, a volte impossibili�, fa notare Santi. �E spesso l�ultima parola spetta alla Sovrintendenza per i beni culturali�.

Laura Badaracchi