Nella suggestiva cornice di piazza Katschhof, un tempo cortile interno del palazzo imperiale, sfilano cardinali romani e metropoliti ortodossi, rabbini ebrei e mullah musulmani, pastori protestanti e monaci buddisti. Un'inedita e variopinta processione di porpore, turbanti neri, mantelli bianchi e vesti arancioni che si snoda sul fondo grigiastro dei palazzi medievali e viene seguita con occhi curiosi dalla folla.
Ai tempi di Carlo Magno arrivavano qui gli inviati del califfo d'oriente per rendere omaggio all'imperatore. Oggi convergono sull'antica piazza i leader religiosi di varie parti del mondo, dopo aver pregato in luoghi differenti secondo i propri riti, per lanciare l'Appello di pace 2003. � il momento conclusivo, e anche il pi� commovente, del Meeting internazionale promosso dalla Comunit� di Sant'Egidio. � il vento nuovo d'Assisi che soffia dentro la vecchia Europa. �All'inizio di questo Millennio, apertosi nel segno della speranza e al tempo stesso della paura, noi ci siamo riuniti per invocare da Dio il grande dono della pace. Quella pace che l'umanit� troppo spesso non si sa dare�, dice il messaggio sottoscritto da 450 esponenti religiosi e uomini di cultura provenienti da 58 nazioni. �A chi crede che lo scontro tra le civilt� sia inevitabile diciamo: liberatevi da questo pessimismo opprimente che crea un mondo di muri e di nemici. A chi crede che il nome di Dio possa essere usato per odiare, umiliare e cancellare la vita dell'altro, diciamo: il nome di Dio � pace. A chi uccide, semina il terrorismo e fa la guerra, ripetiamo: Fermatevi!�.
Parole fin troppo abusate? Andrea Riccardi, fondatore e presidente di Sant'Egidio, ha la risposta pronta: �No, non � scontato che tanta gente di diverse religioni e culture s'incontri nel nome della pace. Non � scontato in questo mondo segnato da divisioni profonde e ferito da tante, troppe guerre�. Riccardi respinge l'etichetta di "Onu delle religioni" che molti osservatori hanno voluto applicare alle iniziative internazionali della comunit� sorta a Trastevere pi� di trent'anni fa. C'� per� e si vede, "l'orgoglio del dialogo", al tempo stesso sofferto ed esibito. �Abbiamo provato ad ascoltare non solo il nostro dolore ma anche il dolore dell'altro - si pu� leggere nell'Appello di pace -. � per questo che oggi con forza, in maniera impegnativa, scegliamo nuovamente la via difficile del dialogo in un mondo che sembra preferire lo scontro�.
Un dialogo che per tre giorni si � articolato in decine di tavole rotonde e di dibattiti seguiti da migliaia di persone. Sorprendentemente, pi� il tema era arduo e pi� elevata era la partecipazione. Lo si � visto negli incontri su Identit� e valori dell'Europa e su Scontro o dialogo fra le religioni?, che sono andati avanti oltre il tempo previsto. Non c'� problema sociale o regione del pianeta che non sia stato preso in esame, dall'abolizione della pena di morte al problema dell'ambiente, dal Giappone all'America Latina. Ma � all'Africa che si rivolge in particolar modo l'attenzione di quei di Sant'Egidio che da anni profondono le loro migliori energie nel continente dimenticato e malato del mondo. Il cuore per� resta la Chiesa, o per meglio dire le Chiese cristiane e la loro difficile riconciliazione. Da Aquisgrana � venuta fuori una proposta: fissare una festivit� comune a cattolici, protestanti e ortodossi che, una volta l'anno, ricordi i martiri del Novecento. Sarebbe uno dei pi� bei gesti ecumenici mai realizzati finora.
Luigi Geninazzi
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