Comunità di S.Egidio


 

10/09/2003


Appello per la democrazia del vescovo caldeo Warduni
�Il mondo ci aiuti ad arrivare alle prime elezioni libere�

 

C'� pericolo di una guerra civile e religiosa in Iraq? Jshlemon Warduni, vescovo dei caldei e amministratore patriarcale di Baghdad, non nasconde la sua preoccupazione: �La minaccia � sempre all'orizzonte, i timori per il fanatismo islamico sono molto diffusi all'interno delle nostre comunit� cristiane. Ma il futuro � nelle mani di Dio, non mi va di fare previsioni. Quel che posso dire � di avere buoni amici anche tra i musulmani�. Alcuni li ha portati fin qui, al convegno internazionale organizzato dalla Comunit� di Sant'Egidio: Jamal Al-Din, esponente del nuovo clero sciita che vuole la separazione tra stato e islam, e Ahmed Mohammed, leader sunnita aperto all'occidente. Monsignor Warduni si era incontrato recentemente anche con l'ayatollah Al-Hakim, il capo religioso sciita assassinato a Najaf una settimana fa. �Era stato un incontro molto cordiale, ho avuto l'impressione che fosse una persona molto equilibrata, pronta alla riconciliazione. Per questo l'hanno ucciso�. � un uomo in trincea il piccolo vescovo di Baghdad. Un uomo deciso e coraggioso che dice di avere a disposizione una sola arma, quella del dialogo. �Per noi cristiani la fraternit� e l'amore non sono parole vuote. E il dialogo inter-religioso gioca un ruolo decisivo nella ricostruzione democratica del nostro Paese� si dice convinto monsignor Warduni, pastore di un piccolo gregge (mezzo milione di cattolici caldei, poco pi� del 2 % della popolazione irachena). Per loro non � finito il periodo della prova e delle sofferenze. Fino a pochi mesi fa chi poteva scappava all'estero, alla ricerca di maggior tranquillit� e di un po' di benessere. Ora si sentono chiusi in gabbia, le frontiere sono sigillate ed � impossibile ottenere un visto d'uscita anche solo per la Siria o la Giordania, i Paesi confinanti. �La guerra � finita ma continuiamo a vivere con il cuore in gola - si sfoga il vescovo -. Ci raduniamo in chiesa a pregare mentre da fuori giunge il rumore secco delle raffiche di mitra e delle sparatorie. S�, abbiamo paura. Non parlo solo dei cristiani ma di tutta la gente, costretta a vivere, anzi a sopravvivere in un clima d'insicurezza, senza un lavoro, senza un salario, senza i servizi essenziali�. Il suo appello in questo momento ha qualcosa di paradossale: �Chiediamo al mondo che intervenga in Iraq! Io non so se ci vuole l'Onu o quale altra forza. So soltanto che la presenza americana non riesce a garantire un minimo di ordine e stabilit� alla convivenza civile. Abbiamo bisogno d'aiuto per arrivare pacificamente a libere elezioni. In caso contrario la mia patria sar� destinata a morire�.

Luigi Geninazzi