Una mattina venni svegliata di soprassalto da rombi di motori di camion che si fermavano nelle vicinanze dell�albergo. Corsi in camera di mia madre, dove era gi� riunita tutta la famiglia. Dalla finestra osservavamo sgomenti quello che stava succedendo: gruppi di tedeschi scendevano dai camion muniti di fucili e mitragliatrici e, agli ordini dei comandanti, in un batter d�occhio tutto l�albergo venne circondato e tutte le entrate vennero sbarrate. Mio padre, facendosi coraggio, disse che bisognava stare calmi e attendere gli avvenimenti. Come potrei dimenticare quella scena !�(p. 77).
Il brano fa parte della testimonianza di Becky Behar contenuta nel libro La strage dimenticata. Meina settembre 1943, il primo eccidio di Ebrei in Italia, edito dall�Interlinea di Novara e presentato nel corso della manifestazione Mangiarsi le parole, presso la Comunit� di Sant�Egidio di Livorno dal dottor Guido Guastalla assessore alla cultura della Comunit� ebraica di Livorno, dal dottor Dario Matteoni assessore alla cultura del Comune di Livorno, e dalla Dottoressa Daniela Sironi della Comunit� di Sant�Egidjo di Novara. Il volume racconta come tra il 13 settembre e l�11 ottobre 1943, fra le belle ville e gli alberghi delle pi� ridenti e innocue localit� della sponda occidentale del Lago Maggiore si consum� una strage in cui 54 persone - uomini, donne, vecchi, bambini, ragazzi - furono ferocemente massacrate, uccise e affogate nelle acque del lago.
Si tratt� del primo eccidio di ebrei compiuto in Italia dai tedeschi, all�indomani dell�armistizio. A met� degli anni sessanta fu celebrato in Germania il processo contro i responsabili, tre dei quali vennero condannati all�ergastolo. Ma nel 1970 la Corte Suprema di Berlino dichiar� nulla la sentenza trattandosi di reati caduti in prescrizione. Oggi, a distanza di sessant�anni, si vuole fare memoria di quanto accaduto, perch� tali atrocit� non si ripetano e perch� le nuove generazioni possano dire con Primo Levi: �Ricordatevi che questo � stato�. Perch� come rileva il rabbino capo della Comunit� ebraica di Milano, Giuseppe Laras, nel suo contributo al volume: �se � vero che la storia non si ripete mai esattamente, si possono per� intravedere anche oggi certi "ingredienti" ed elementi su cui l�intolleranza potrebbe riorganizzarsi ed esplicare un�attivit� di violenza e di morte. Bisogna stare molto attenti e concentrare le nostre energie, le nostre forze in campo culturale ed educativo, investendo e spendendo personalmente in una prospettiva di riavvicinamento all�altro. Altrimenti quei mostri potrebbero ripresentarsi� (p. 25).
Oggi come allora resta vero che non basta proclamare la fine delle ostilit� per poter parlare di un�effettiva rinuncia all�uso della violenza, basta pensare alle tragiche notizie che ci arrivano in questi giorni dall�Iraq. La pace non pu� essere imposta con la forza militare, deve essere fondata sulla riconciliazione dei governi e degli animi, deve essere sostenuta da una cultura della convivenza e del dialogo: la follia della guerra non si pu� fermare con la firma di un trattato.
� significativo presentare questo libro a Livorno, citt� in cui nel corso dei secoli si � venuta a sviluppare una numerosa e vivace comunit� ebraica, la cui presenza ha dato sostegno ad una cultura della convivenza. Questa iniziativa vuol essere anche l�occasione per ricordare i circa duecento ebrei livornesi deportati in quegli anni.
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