Comunità di S.Egidio


 

02/01/2004

UN IDEALE PERSEGUITO CON SOLIDO REALISMO
La guerra non � compagna ineliminabile

 

L'appello di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale della pace 2004 potrebbe essere ascritto in maniera distratta alla ritualit� dei buoni pensieri. Quelle ritualit� verso cui mostra stanchezza il nostro tempo, insofferente e un po' revisionista. Sarebbe per� un errore considerare questo messaggio come una ritualit�. Dal 1968, ogni anno, i Papi manifestano una preoccupazione centrale della Chiesa, al di l� delle contingenze: la pace � un bene primario dell'umanit�. Giovanni Paolo II lo dice con chiarezza nel messaggio del 2004: �La Chiesa... ha sempre insegnato ed insegna ancora oggi un assioma molto semplice: la pace � possibile. Anzi, la Chiesa non si stanca di ripetere: la pace � doverosa�. Lo ripete non solo dopo l'anno della guerra in Iraq, del terrorismo internazionale e di tante guerre che continuano, ma anche di fronte a una cultura e a una politica che troppo si vanno rassegnando all'uso della guerra. E vuole promuovere - mi sembra - un pi� forte impegno per la pace, mentre oggi, tra tante minacce e difficolt�, si pensa naturalmente a difendersi. Perch� la pace � la pi� grande difesa dell'umanit�.

Questa � la convinzione che i Papi hanno maturato lungo il Novecento, il secolo di due guerre mondiali, della Sho�, dell'uso dell'arma atomica, di tanti genocidi, e di tanti altri conflitti. C'� un'indiscussa continuit� da Benedetto XV, che parl� della guerra come �avventura senza ritorno�, a Giovanni Paolo II. La Chiesa cattolica, nella sua esperienza di umanit� (come diceva Paolo VI), � consapevole che ogni guerra sia disumanizzante e lasci un'eredit� avvelenata. Piaccia o non piaccia, questa � la coscienza di quella particolare internazionale che � la Chiesa cattolica, societ� globalizzata prima della globalizzazione, radicata in tanti Paesi e non identificata in modo esclusivo con uno. Paolo VI all'Onu nel 1965 manifest� l'ideale della Chiesa: �non pi� gli uni contro gli altri�. Ogni anno i Papi hanno cercato di identificare percorsi per mantenere la pace, tra cui il dialogo. Nel 1988, all'alba di un nuovo ordine, Giovanni Paolo II aveva chiesto �un grado superiore di ordinamento internazionale�.

Infatti la Santa Sede, nonostante le evidenti difficolt� dell'Onu, continua a credere nella necessit� di un'organizzazione internazionale. Anzi, nel messaggio del Papa del 2004, il Papa chiede �un profondo rinnovamento dell'ordinamento giuridico internazionale�. Ricorda come il divieto dell'uso della forza sia alla base del sistema con le sole eccezioni della legittima difesa e del voto del Consiglio di Sicurezza. Nel testo papale si manifesta per� la consapevolezza che ormai ci sono attori non statuali nella scena internazionale, come i gruppi terroristici. Per prevenire e reprimere il terrorismo, Giovanni Paolo II propone di riflettere, al di l� delle azioni punitive, sull'impegno politico e pedagogico, lavorando sulle cause, sulle gravi ingiustizie e sull'ignoranza del valore della vita.

Il senso di questo messaggio del Papa per� non sta semplicemente nelle tematiche proposte, ma anche nel fatto che la Chiesa non si rassegna alla guerra come ineliminabile compagna della storia umana. � un ideale che la Chiesa persegue con un realismo pieno di speranza, scrutando in ogni stagione gli scenari movimentati del mondo. Lo fa alla luce di una salda e antica convinzione che il Papa ha ben espresso nel messaggio del 2004: �l'unit� del genere umano � infatti una realt� pi� forte delle divisioni contingenti che separano uomini e popoli�. Da qui viene, ogni anno, il coraggio di parlare di pace senza rassegnarsi di fonte a questa nostra storia difficile e combattuta.

Andrea Riccardi