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08/01/2004 |
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Un gruppo di giovani di Fiorenzuola ha trascorso il Capodanno alla stazione Ostiense di Roma, con i poveri e i �barboni� della citt�. Il gruppo, accompagnato da don Filippo Guaraldi e Sandro Loschi, segretario del sindacato Cisl-Pensionati dell'Emilia Romagna, era composto da Leonardo Boselli, Francesca Cocciolo, Elisabetta Ferraroni, Alessandro Galloppa, Lorenza Maffini, Matteo Rebecchi, Paolo Savinelli, Carlo Sidoli, Giulia Stecconi e Federica Tinelli. Nelle seguenti righe raccontano la loro esperienza. Era previsto un ultimo giorno anche per questo 2003, un giorno che segnasse la fine di un anno vecchio e allo stesso tempo l'inizio di uno nuovo. E, infatti, puntuale � arrivato un altro 31 dicembre che il nostro gruppo ha deciso di vivere affrontando una nuova esperienza con ben impressi nella mente e nel cuore i ricordi dell'ultimo dell'anno precedente trascorso in Molise a Casacalenda, un paese segnato da un tragico evento, quello di un terremoto che tutto distrugge tranne la voglia e la speranza di ricominciare di chi quella tragica realt� l'ha vissuta in prima persona. Tutto ci� lo abbiamo avvertito trascorrendo la notte di San Silvestro con gli abitanti di Casacalenda, preparando per loro il cenone, condividendo il clima di attesa alla vigilia di un nuovo anno che per quelle persone tanto avrebbe significato in termini di ricostruzione non solo delle case distrutte dal sisma, ma anche dalla serenit� di ciascuno. Un gruppo affiatato il nostro, che � nato e si � consolidato grazie all'esperienza in Molise e che quest'anno ha acquistato ulteriore ricchezza per la presenza di alcuni nuovi amici. Ad aprirci le porte della Comunit� di Sant'Egidio sono state alcune persone attive all'interno di essa che, nata nel 1968, � un movimento di laici impegnato nell'evangelizzazione e nella carit� a Roma, in Italia e in pi� di 60 paesi dei diversi continenti. La Comunit�, come ci hanno testimoniato le persone ad essa appartenenti con le quali abbiamo condiviso l'intera settimana trascorsa a Roma, si regge su alcuni pilastri fondamentali: la preghiera, la comunicazione del Vangelo, la solidariet� con i poveri, l'ecumenismo, il dialogo. � stata edificata su questi pilastri la Comunit� di Sant'Egidio e per questo a noi � apparsa come una struttura decisamente solida, ma si � di certo costruita anche per mezzo delle tante persone che sono attive in essa, persone che mettono in pratica in maniera coerente il Vangelo e che ci hanno fatto cogliere con meraviglia e ammirazione la realt� di un cristiano attento a quanto accade nel mondo, che aspira alla pace (il primo gennaio abbiamo partecipato insieme a tanti altri a una marcia della pace, organizzata dalla Comunit�, che ci ha condotti fino a San Pietro) e che si interessa in maniera peculiare del problema sociale. � la realt� di una Chiesa che venera un Dio "Bassissimo" e non aspira a collocarsi come potenza tra le altre potenze. Per questo motivo, guidati da alcune di queste persone, ci siamo avvicinati agli ultimi, quelli che troppo spesso guardiamo con sospetto e timore dettati dal pregiudizio e dall'ignoranza nei confronti di un fenomeno in costante aumento. Una nuova povert� � oggi chiaramente visibile: il povero non � pi� solo colui che vive per strada, povero � anche colui che possiede una casa, ma non pu� contare solo sulle proprie risorse per alcuni problemi che affliggono la nostra societ� come l'aumento generale dei prezzi per molti diventato insostenibile. Tra coloro che il 2 gennaio si sono presentati alla mensa della Comunit�, dove noi abbiamo svolto il servizio di distribuzione dei pasti insieme ad altri volontari, questi nuovi povesi erano riconoscibili e sedevano accanto a persone storicamente senza fissa dimora e a numerosi immigrati. Nella nostra esperienza siamo andati oltre alla presa di coscienza di una realt� sociologica: ogni povero che abbiamo conosciuto ai nostri occhi � apparso totalmente e semplicemente come persona. S�, proprio da tanta semplicit� sono stati caratterizzati i nostri incontri: ci siamo avvicinati a chi ritenevamo pi� sfortunato di noi con insicurezza e timore, ma sono bastati pochi secondi per "rompere il ghiaccio", pochi minuti per costruire un dialogo nel quale proprio mentre cominciava il nostro "dare" abbiamo iniziato a "ricevere" dagli occhi e dal sorriso di chi ci raccontava la sua storia, uan storia tanto significativa. Tra balli e canti alla stazione Ostiense il 31 dicembre insieme a tanti amici che l� avrebbero trascorso come loro consuetudine l'intera notte abbiamo atteso con entusiasmo l'arrivo dell'anno nuovo. Nulla di straordinario in ci� che abbiamo fatto, tanto di straordinario sta in quello che abbiamo vissuto... sta nell'aver sperimentato la gratuit� dell'Amore che rende visibile ci� che il pregiudizio e la discriminazione nascondono. L'esperienza non si � conclusa il 3 gennaio: cercare di concretizzare tutto questo anche nella nostra piccola realt� � un progetto al quale non vogliamo n� possiamo porre limiti di tempo�
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