Comunità di S.Egidio


 

24/01/2004

SOCIET� - IL CETO MEDIO CHE NON CE LA FA
I NUOVI POVERI
Cresce il numero dei lavoratori che non arrivano alla fine del mese per la perdita del potere d�acquisto dei loro salari. Storie di ordinario impoverimento.

 

In America li chiamano working poors. Sono i lavoratori poveri, coloro che pur lavorando gravitano intorno alla soglia di povert�. Un fenomeno ben presente anche in Italia: l�Ires-Cgil calcola che nel nostro Paese esistono almeno tre milioni di salariati con uno stipendio tra i 600 e gli 800 euro al mese, con un tenore di vita poco superiore a quello di un disoccupato. Altri tre milioni non superano i 1.000 euro. Una fascia sociale a rischio di povert� in espansione, una tendenza che rientra nel fenomeno di impoverimento dei ceti medi e nella proletarizzazione degli impiegati. Le storie che raccontiamo sono emblematiche: la Caritas e la Comunit� di Sant�Egidio informano che ormai a ricevere i pacchi di pasta, olio e scatolame non sono soltanto i senzatetto, i disperati e i clochard, ma famiglie con un lavoro e con una casa che non arrivano alla fine del mese. L�impoverimento di larghi strati sociali � un dato di fatto, in continua crescita, complice una serie di fattori che comprende l�impatto della crisi economica, la perdita di produttivit�, l�inflazione che erode i salari, soprattutto quelli dei percettori di reddito fisso come i dipendenti e pensionati, i tagli al Welfare e l�assenza di una riforma fiscale che possa controbilanciare la perdita secca del potere d�acquisto. Il periodico BancaFinanza ci informa che in Italia una famiglia su due � a rischio d�indebitamento. La fascia anagrafica pi� a rischio di impoverimento � costituita dai giovani. L�Italia sta diventando sempre pi� un Paese in cui la generazione dei padri non � in grado di garantire un eguale tenore di vita alla generazione dei figli.

Francesco Anfossi

�Avete mai provato a convertire quello che comperate in giorni-lavoro? Non fatelo, ve lo dico per esperienza�. Il signore ha un�aria distinta. Veste giacca e cravatta, � impiegato in un ministero. Sta in fila con altri poveracci, qualche straccione, un pugno di extracomunitari ed ex tossici. Si vergogna, abbassa lo sguardo, ma poi quando accetta di scambiare due parole, a patto di mantenere l�anonimato, ti gela con quelle parole, e tu cominci a fare i conti. Sta in fila e aspetta "il pacco", lui, una volta rappresentante di quella piccola borghesia impiegatizia e oggi finito nelle statistiche delle "famiglie monoreddito in regime di semi-indigenza". �� accaduto. Basta. Ci sono scivolato dentro e non me ne sono quasi reso conto. Poi ho cominciato a fare il conto spese-giorni di lavoro. E mi sono accorto che non arrivavo alla fine del mese�.

� cominciato con un problema di salute di un figlio, � andato avanti con la moglie in mobilit�, poi il contratto atipico, la flessibilit�. Nemmeno � riuscito a infilarsi nel sommerso diffuso, il vero ammortizzatore sociale dell�Italia del terzo millennio. �Sono uno normale, per questo vengo a prendere il pacco�, dice con un sorriso mezzo ironico, mezzo rabbioso. Lavora, ma il suo livello di vita � pochissimo sopra quello di un disoccupato. Il telefonino riposa in un cassetto, l�auto � ferma. Spende qualche soldo per i figli, due. �Futuro? No, vado avanti alla giornata. Ministero e poi un lungo giro. Ho preso verdura fresca regalata dalle associazioni caritative. Oggi porto a casa pasta, riso, biscotti, olio e un po� di scatole. � come quando andavo a fare la spesa. Ma i veri problemi verranno dopo�.

E cos� tira fuori il problema, quello vero, quello che a Roma rischia di far finire letteralmente sul lastrico migliaia di famiglie. Si chiama "cartolarizzazione", orribile parola della burocrazia. � quella in cui sbatti quando casa tua, la tua casa in affitto da un ente pubblico, affitto calmierato per anni, viene messa in vendita e tu non hai i soldi per acquistarla, non hai i soldi per il mutuo, non hai i soldi per nulla, perch� ti mancano anche per mangiare. La china precipita: da semi-indigente a indigente senza casa. Roma � la citt� d�Italia dove maggiore � il numero di case di enti pubblici e dove l�amministrazione dello Stato intende fare gli affari maggiori: "cartolarizzazione", la parola magica di Tremonti. Dicono alla Comunit� di Sant�Egidio: �Nella Capitale � una tragedia. Quasi nessuno ha denaro per comperare la casa dove abita che l�ente mette in vendita. L�acquistano altri, e tra sette anni gli inquilini dovranno lasciarla. Calcoliamo per allora qualche migliaio di senzatetto in pi��.

Caffellatte alla sera per cena

Remo ha 70 anni, viene da una periferia lontana. Lui non ha problema di casa, perch� � sua. Scherza: �Piccolo proprietario. Se trovo una baracca, l�affitto e ci campo�. La moglie non ha pensione e lui prende 400 euro: �Facciamo cos�: caffellatte alla sera. Verdure a pranzo. Carne una volta alla settimana. Tanta pasta, poco sugo. Provi a fare i conti: cosa ci compera con 400 euro, dopo aver pagato le bollette, le spese di condominio, le tasse? Prima andavo nei discount, poi anche loro hanno barato con l�euro�.

Questo � il problema principale: prezzi in euro, pensione e stipendi rimasti in lire. Alla domenica un istituto di suore offre pranzo, docce calde, ambulatorio, guardaroba nuovo. Fino a un paio d�anni fa ci trovavi i barboni di Roma, una babele di lingue e di razze di extra-comunitari, tossici storici e qualche "punkabbestia", gente che ha scelto la strada per forza e per ideologia. Da qualche mese si mettono in fila famiglie con bambini, italiani con gli occhi bassi, mariti separati che dormono in macchina e la domenica si lavano dalle suore e vanno "a pranzo fuori". Sembrano volontari, sono solo poveri.

L�Istat dice che sono 6 milioni i "lavoratori poveri", gente che guadagna anche mille euro, ma non ce la fa a mettere insieme il pranzo con la cena. "Portatori sani di disagio", li definisce Walter Nanni, sociologo della Caritas italiana, �persone che pensavano di farcela e sono state travolte dalla povert�. E non tutti hanno il coraggio di mettersi in fila per il pacco�. L�Universit� di Milano-Bicocca, la settimana scorsa, ha pubblicato l�ultima ricerca sulla "povert� relativa", che vuol dire misurare il reddito medio nel contesto di riferimento. E a Milano, la citt� pi� ricca d�Italia, sono povere 82 mila famiglie, il 14 per cento dei milanesi. Il meccanismo di selezione utilizza anche il costo delle case, che � assai elevato. Cos� nelle grandi citt�, le giovani coppie, i giovani lavoratori dell�economia flessibile tendono a spostarsi fuori citt� dove gli affitti e le tasse comunali per i servizi sono pi� bassi. Gli anziani, al contrario, proprietari di case o in affitto, non si possono muovere e finiscono negli elenchi di chi aspetta il pacco dei viveri una volta alla settimana.

A Roma gli anziani italiani che ritirano cibo ai centri della Comunit� di Sant�Egidio sono aumentati del 38 per cento l�anno scorso. Ma il dato pi� tragico � l�impoverimento della classe medio-bassa: basta che in una famiglia con due adulti e un bambino, con reddito familiare compreso tra i 14 e i 18 mila euro, cio� tra 1.150 e 1.500 euro netti al mese, nasca un altro figlio o uno dei coniugi perda il lavoro fisso. Sedici italiani su cento dicono di essere convinti che la povert� per loro sar� inevitabile.

La ricchezza degli italiani � quella che � aumentata meno in Europa. E l�anno scorso una famiglia con due redditi medi da lavoro dipendente ha perso potere d�acquisto per 720 euro. Quelli che hanno perso di pi� sono i quadri, impiegati nei servizi specie se con moglie e almeno due figli. Secondo un�indagine del sindacato francese dei quadri gli italiani sono all�ultimo posto in Europa per reddito lordo e reddito netto rispetto a francesi, tedeschi, inglesi e spagnoli.

SONO I GIOVANI I PI� A RISCHIO

Yuri Kazepov, docente di Sociologia urbana e di sistemi di Welfare all�Universit� di Urbino, da oltre un decennio studia a livello internazionale i problemi legati alla povert�.

Professor Kazepov, gli italiani diventano pi� poveri?

�Per ora la povert� tra coloro che hanno un lavoro ha ancora delle dimensioni molto limitate. Per� si diffonde la vulnerabilit� sociale, cio� il rischio concreto di diventare poveri. Questo vale per i giovani che non sono ancora entrati nel mondo del lavoro se non con mansioni precarie, ma anche per coloro i cui equilibri di vita cambiano. Anche per i lavoratori dipendenti�.

Ad esempio?

�Il processo di impoverimento di una famiglia pu� innescarsi e accelerare con l�improvvisa necessit� di accudire in casa un genitore anziano non autosufficiente. Se entrambi i coniugi lavorano, uno dei due, quasi sempre la donna, � costretto a lasciare il lavoro. E con un solo reddito da lavoro dipendente la situazione pu� peggiorare rapidamente�.

Perch� accade questo?

�La crescente instabilit� dell�economia e l�erosione dei salari costituisce sicuramente un fattore di rischio, come anche le crescenti esigenze di cura, ma il problema emerge, perch� la crescente vulnerabilit� sociale sul mercato del lavoro o nell�ambito della cura non viene contrastata con adeguate politiche. Questo, nonostante l�importante riforma del 2000�.

In quali contesti sociali e geografici sono maggiori i rischi di un impoverimento?

�Senza dubbio nelle citt� di medio-grandi dimensioni del Mezzogiorno, dove sia il mercato del lavoro sia le politiche sociali sono problematiche. Al Nord abbiamo ancora dei contesti dinamici, dove magari esistono condizioni di lavoro precarie, ma il lavoro c�� e il lavoratore riesce a mantenere una certa regolarit� nel reddito. E ci sono anche le politiche. Al Sud manca il lavoro e, soprattutto, ci sono minori tutele per le persone che si trovano in condizione di bisogno�.

Rispetto al resto d�Europa in Italia � quindi pi� facile diventare poveri?

�Dipende: per alcuni gruppi sociali s�, per altri meno. Per esempio, i giovani hanno maggiori rischi. I lavoratori dipendenti, invece, sono ancora tra i pi� protetti. Ma anche il loro rischio aumenta perch�, come ha dimostrato uno studio dell�Ires-Cgil, i loro salari reali diminuiscono. All�estero per contrastare questi rischi c�� un buon sistema di protezione sociale. In Danimarca e in Olanda c�� flessibilit�, ma anche politiche generose ed efficaci nel tutelare i lavoratori e tutti coloro che sono in difficolt�. Questi Paesi spendono fino a quattro volte quello che spende l�Italia per politiche del lavoro attive, volte al reinserimento nel mercato dei disoccupati. Inoltre, esiste un�ultima rete di sostegno istituzionale che garantisce chi � diventato disoccupato e non riesce a trovare un lavoro, un minimo vitale assolutamente dignitoso, che permette loro di superare la soglia di povert�.

Invece in Italia?

�L�Italia, insieme alla Grecia, � l�unico Paese in Europa dove manca un�ultima rete di sostegno a livello nazionale per le persone in condizioni di bisogno. Finiti i diritti acquisiti quali l�indennit� di mobilit� e di disoccupazione, ci si deve affidare ancora a misure discrezionali decise e regolate a livello locale che creano una forte disparit�. Nel Mezzo-giorno risiede il 66,3 per cento delle famiglie povere e le politiche contro la povert� sono, a parte rare eccezioni, quasi inesistenti�.

Quindi le sorti di un lavoratore in difficolt� restano affidate al caso o alla fortuna?

�In un certo senso s�, perch�, le sue sorti e, soprattutto, i suoi diritti dipendono dalla fortuna di abitare nel posto giusto. In Italia le politiche per contrastare la povert� sono ancora frammentate e locali, nonostante la riforma di 4 anni fa. Il reddito minimo di inserimento previsto dalla riforma era un buono strumento, unificava i diritti di tutte le persone in condizione di bisogno. Il governo attuale, per�, vuole sostituirlo con il Reddito di ultima istanza, uno strumento che non d� alcuna garanzia di interrompere la discesa di un lavoratore verso la povert�.

Perch� non d� alcuna garanzia?

�Perch� il reddito di ultima istanza non istituisce diritti e doveri certi per chi si trova in una condizione di bisogno, ma condiziona il diritto a essere aiutato a una valutazione discrezionale e a vincoli di bilancio: se non ci sono soldi, le persone in condizione di bisogno non hanno diritti. Questo �, a livello europeo, un fatto inaudito. Inoltre, ci sono poche risorse per finanziare questo provvedimento, e le Regioni e i Comuni non hanno obbligo di attuarlo�.

Cosa succeder�?

�� probabile che, in un contesto di finanziamenti ridotti, le Regioni pi� ricche attiveranno il reddito di ultima istanza, mentre quelle che pi� ne hanno bisogno non avranno le risorse sufficienti. Il problema, quindi, si pone in modo pi� importante per i poveri nel Mezzogiorno, dei quali ben il 17,6 per cento ha un lavoro dipendente. Nel lungo periodo c�� il rischio concreto che questa loro situazione si consolidi e che la crescente vulnerabilit� sociale del contesto si trasformi in povert� sempre pi� diffusa, portando a un distacco ancora pi� netto del tenore di vita tra Nord e Sud�.

Alberto Bobbio