Comunità di S.Egidio


 

30/01/2004


Tettamanzi: �Lottare contro ogni forma di antisemitismo�
Ricordo della Shoah - Il rabbino capo Giuseppe Laras: �Dobbiamo tramandare questa lezione: dalla morte scaturisca la vita�

 

�Dobbiamo lottare tutti contro qualunque forma di antisemitismo�. Il monito viene dal profondo, come il lungo corteo che � risalito in superficie dai sotterranei della Stazione Centrale. Ormai inutilizzati, sessant�anni fa sono stati per oltre mille ebrei milanesi l�anticamera di Auschwitz.

L�arcivescovo Dionigi Tettamanzi pronuncia il suo ammonimento dopo la visita a quei luoghi: l�ingresso dal fianco destro della Stazione, su via Ferrante Aporti, il passaggio nell�enorme atrio mal illuminato dove i prigionieri venivano caricati sui vagoni merci. Un elevatore portava il carico fino al livello del binario 21. Adesso da qui si parte per Ancona, Savona, Ventimiglia.

Nel buio del sotterraneo decine di scolaresche, parenti degli ex-deportati, il rabbino capo Giuseppe Laras, tantissimi giovani ascoltano la testimonianza di una donna che sessant�anni fa, il 30 gennaio del 1944 era qui sotto insieme ad altre 604 persone. Ne sono tornate una ventina. La storia si ripete per altre date, il 6 dicembre �43, per altri convogli partiti da qui.

�Noi che abbiamo ricevuto questa lezione dai protagonisti dobbiamo tramandarla � commenta Laras -. Dalla morte deve scaturire una lezione di vita�. I ragazzi del Liceo Parini tengono alti i cartelli con quei nomi che non sempre si imparano a scuola. Belzec, Bergen Belsen, Sobibor, Maidanek, Treblinka.

Attento, il cardinale ascolta Liliana Segre, il ricordo della deportazione, dello sterminio di chi era con lei, dell�addio a Milano prima di salire su quei vagoni. �Quest�incontro � dice Tettamanzi - non ci tocca solo nel dovere della lotta all�antisemitismo: dobbiamo fare un passo in pi�. Amare il popolo ebraico, erede di una promessa irrevocabile da parte di Dio�. Non bisogna correre, prosegue l�arcivescovo, �il rischio di dimenticare. Archiviare tragedie che chiedono di essere comprese � una grave insipienza�. La memoria, allora, �� l�atto pi� saggio che ci resta�. La sua memoria il cardinale oggi decide di dedicarla a Giorgio Per lasca, al questore Giovanni Palatucci e a quanti hanno rischiato e perso la vita per salvare gli ebrei. Dopo il racconto di Liliana, conclude l�arcivescovo, �si pu� solo balbettare. O dire, con le parole di Primo Levi, che l�angoscia di ciascuno sia la nostra�.

LA CERIMONIA

Nei sotterranei della Centrale passarono oltre mille persone.

Un incontro per ricordare.

Dal 1997 Milano il suo giorno della memoria lo celebra alla Stazione Centrale, accanto ai binari da cui partirono tre convogli per i campi di sterminio tedeschi.

Ogni anno la Comunit� di Sant�Egidio incontra la Comunit� ebraica milanese il 29 gennaio nei sotterranei, su via Ferrante Aporti.

Per caso, dai racconti di un dipendente delle ferrovie, si � ricostruito il percorso quasi segreto che furono costretti a fare oltre mille ebrei milanesi.

Nel �98, durante la manifestazione � stata posta una lapide, in ricordo �di tutte le vittime dei genocidi del XX secolo�.

Ieri l�incontro si � concluso nella Sala Reale della Stazione, con il discorso dell�arcivescovo Dionigi Tettamanzi e del rabbino capo Giuseppe Laras.

Nel sessantesimo anniversario delle deportazioni milanesi, il messaggio lanciato dalla Comunit� di Sant�Egidio campeggia nella sala: �Coloro che non hanno memoria del passato sono condannati a ripeterlo�.

All�incontro nato per ricordare, ieri hanno portato altre testimonianze Giovanna Massariello, dell�Associazione nazionale ex-deportati, e un portavoce della questura ricordando il sacrificio di Giovanni Palatucci, il questore di Fiume che salvava gli ebrei e mor� in un campo di concentramento.

IL RICORDO

Liliana Segre: �Da qui iniziava il nostro viaggio da cui non c�era ritorno�

Di quel 30 gennaio ricorda il tragitto da S. Vittore, in una citt� con le finestre chiuse, il buio pesto dei sotterranei della Stazione Centrale rotto dai fari e dal latrato dei cani. Liliana Segre, 73 anni e 13 all�epoca della deportazione, � alta, ancora giovane. �Prima di Auschwitz sono stata rinchiusa per 40 giorni a San Vittore, insieme a mio padre � inizia a raccontare -. Com�era strano guardare dietro le grate i tram svoltare su piazza Aquileia. Capivo i discorsi che si facevano, ricordo le notti in cella, mio padre che mi chiedeva scusa per avermi messa al mondo�. Liliana stringe in mano una gerbera bianca.

�Un giorno un tedesco lesse 605 nomi tra cui i nostri. Ci preparammo a partire per un viaggio senza ritorno. Dagli stessi binari da cui erano cominciate tante villeggiature.

Dissi addio alla citt� che amavo seduta in fondo a un camion, pensando di non tornare. All�angolo di via Carducci ho salutato casa mia, in cui non sono mai pi� rientrata. Milano aveva le finestre chiuse. Nessuno ha salutato la nostra partenza.�

Nel grande ingresso sul fianco della Stazione Centrale, che d� accesso ai sotterranei adesso c�� una folla che l�ascolta. Sessant�anni fa solo confusione e ordini misteriosi urlati in tedesco. Calci e pugni per spingere dentro i vagoni.

�Questo luogo dovrebbe essere edificato, dovrebbero portarci gli studenti. Ma se si pensa di impiantarci una discoteca, o un supermercato��.

Dal sotterraneo, non visti, gli ebrei salivano fino al livello dei binari su un elevatore. �Ma questo lo capii solo molti anni dopo. Il nostro treno aveva la precedenza assoluta, anche sui treni militari�. Liliana � stata ad Auschwitz e da l� � passata per altri tre campi di concentramento.

75190. �Della prigionia voglio ricordare chi non ce l�ha fatta. L�aritmetica feroce dei nazisti mi mise accanto una mite ragazza genovese, Laura Sacerdote, tatuata con un numero dopo il mio, 75191. Arriv� con una sorella, sopravvissuta, e con la madre che mor� un mese dopo. Laura soffriva di cuore ed � morta il giorno dopo la liberazione�.

Annalisa Guglielmino