�A nome della chiesa cattolica dico che bisogna lottare contro le insidie dell�antisemitismo che risorge. Invito i cristiani ad amare il popolo ebraico perch� � l�erede di una promessa irrevocabile da parte di Dio�. Le parole del cardinale Dionigi Tettamanzi strappano un applauso che rompe la commozione di una sala affollata che ha appena ascoltato il racconto preciso e doloroso di Liliana Segre, che oggi ha 73 anni, ma ne aveva 13 quando part� �per un viaggio senza ritorno� dal binario 21, proprio davanti al salone dove oggi parla il cardinale. � la prima volta che l�arcivescovo di Milano partecipa a questa cerimonia.
Ieri sera alla Stazione centrale, da dove partivano i treni blindati diretti ai campi di sterminio, all�incontro organizzato come ogni anno dalla Comunit� di Sant�Egidio e dalla Comunit� Ebraica, c�erano centinaia di persone. Ebrei, cattolici, cristiani delle diverse confessioni, studenti con i cartelli bianchi con i nomi dei campi di sterminio, ex deportati, gli ultimi testimoni della barbarie. Davanti a questa folla muta, con i fiori in mano davanti al binario della morte, il numero 21, Liliana Segre, come fa ogni anno dal �98, ha ricordato quel che successe il 30 gennaio del 1944, quando lei, il padre e altri 603 ebrei vennero trasferiti dal carcere di san Vittore ai sotterranei della stazione per essere deportati ad Auschwitz. �Gli ultimi "uomini" che ci salutarono furono i carcerati, i quali vedendo le guardie che prelevavano tutti gli ebrei dalle celle, ci salutarono e ci benedirono, regalandoci quel poco che avevano. Dopo di loro, non incontrammo pi� esseri umani. Solo mostri. Attraversammo Milano sui camion, nell�indifferenza generale�.
L�arcivescovo - stretto fra il rabbino Giuseppe Laras e il presidente della comunit� ebraica Roberto Jarach - ha chiuso gli occhi scosso mentre la Segre terminava il suo racconto. �In questi sotterranei bui, pieni dei latrati dei cani, i repubblichini, servi dei tedeschi, ci spinsero sui vagoni blindati con una violenza inaudita�. Dalla Stazione centrale, dove oggi una lapide ricorda quei fatti, partirono verso i campi di concentramento molte migliaia degli 8.500 ebrei italiani rastrellati e deportati in Germania dopo il �43. Del convoglio di 605, tra i quali partirono i Segre, solo 20 sono sopravvissuti.
Tettamanzi ha invitato a �meditare in silenzio queste parole, solo un balbettio � possibile dopo aver ascoltato tutto questo�. Ha detto che � necessario �preservare sempre la memoria perch� l�insidia pi� pericolosa di questi tempi � la dimenticanza�. Un monito rivolto ai molti ragazzi arrivati alla stazione: �Solo chi ricorda ha la possibilit� di capire e di non ripetere pi� cose cos� disumane�.
L�arcivescovo ha ricordato Giovanni Palatucci, funzionario di polizia della questura di Fiuggi che salv� 5.000 ebrei dalla cattura, ma che per questo fini la sua vita a Dachau, a 36 anni. �Ci sono state persone che in quel periodo buio non hanno ceduto al compromesso, alla connivenza e alla paura. Grazie a loro tanti nostri fratelli ebrei si sono salvati dalla camera a gas�, ha ricordato Tettamanzi. Il rabbino Laras ha aggiunto: �Allora ci fu tanta indifferenza. Oggi il pericolo dell�antisemitismo torna ad essere attuale�.
Zita Dazzi
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