Comunità di S.Egidio


 

12/02/2004


La lingua antirazzista

 

Camminavo con un amico non europeo e, girato l�angolo, mi indica con stupore una svastica su un muro, nel quartiere Prati. Faccio l�aria stupita ma in realt� penso che sono decenni che sono abituato a quella vista. Lui un po� meno. Mi viene in mente come a Roma, accanto ai tanti ghirigori che marcano il territorio, in realt�, non sono mai sparite del tutto le scritte antisemite. Chi � insicuro, per esistere, spesso inventa i nemici: zingari, immigrati, avversari politici (sempre meno), ebrei. Roma non � l�epicentro, ma non � immune.

Dopo l�11 settembre in Francia - a causa di confusioni tra Israele e mondo ebraico ma anche a causa del fatto che l�antisemitismo fiorisce anche senza necessit� di vere cause scatenanti- si sono registrati pi� attentati a simboli ebraici di quanto non accadesse nella Germani nazista della Notte dei cristalli. Secondo Shmuel Trigano, dopo una crisi sottile partita negli anni �80, l�antisemitismo avrebbe trovato nuovi ingredienti fino all�esplosione attuale: circa 600 aggressioni antisemite in Francia dal settembre 2000 al giugno 2002, a individui e a luoghi e simboli comunitari ebraici.

Recentemente Elie Wiesel � venuto a Roma. Assieme a molte affermazioni coinvolgenti e toccanti ne ha lasciata una di pietra: �per chi � antisemita � troppo tardi�.

Spero di avere una buona notizia e di poter dire di no.

Anche l�antisemitismo pu� evolvere. E� quanto emerge con molta chiarezza da una inchiesta tra gli immigrati, realizzata presso la Scuola di Italiano �Louis Massignon�, a via Dandolo, e che � il luogo dove forse pi� immigrati hanno studiato e imparato l�Italiano, circa trentamila. Dodici domande, calibrate sulle inchieste e gli studi pi� accreditati, rivolte a 350 immigrati appena arrivati - da meno di sei mesi in Italia - e ad altrettanti che hanno gi� frequentato per uno o due trimestri la scuola. Un po� di razzismo e di antisemitismo emergono, assieme a una grande ignoranza. 45 su cento non si pronunciano o pensano che gli ebrei siano pi� avari degli altri, la met� dice di non avere mai parlato con un ebreo, una piccola ma significativa minoranza pensa che essere ebrei e abitare in Israele sia la stessa cosa, mentre 34 su cento pensano che le vittime della Shoah siano addirittura da 10 a 25 milioni: e solo 4 su dieci pensano che vi siano stati episodi di antisemitismo negli ultimi anni. Per chi viene dall�America Latina o dall�Asia l�ebreo � un Altro, sconosciuto. Per 1 su dieci, invece, l�ebreo � in qualche modo uno di cui diffidare. Sar� interessante la seconda fase della ricerca, quella del confronto con le risposte di adulti italiani omogenei al primo gruppo di immigrati intervistati.

Ma qui c�� la buona notizia: il confronto tra le risposte di chi � appena arrivato e di chi ha respirato il clima di dialogo della scuola anche per poco � mentre imparava l�Italiano � e che con la lingua ha assorbito cultura e una visione meno deformata dell�altro: le risposte sono nettamente migliori e i segni di una evoluzione incontrovertibili. E� una indicazione su cui lavorare. Anche nelle scuole pubbliche e con i nostri giovani romani

Mario Marazziti