Comunità di S.Egidio


 

01/04/2004

I disagi di sette milioni di italiani in una ricerca della Comunit� di Sant�Egidio Con meno di cinquecento euro al mese i soldi bastano appena per cibo e medicine
I NUOVI POVERI
Anziani: il lusso � sopravvivere

Pensioni basse e caro-spesa: aumentano gli emarginati

 

Quelli di Sant�Egidio sono andati a cercare il mezzo pollo. Non quello delle statistiche di Trilussa, dove uno si mangia il pollo, l�altro zero e alla fine viene fuori che ne hanno avuto mezzo a testa. No. Il mezzo pollo vero mangiato da un anziano preciso in un giorno determinato. Ed � venuto fuori che quel pollame che nel dicembre 2001 costava 4.135 lire, nel gennaio del 2002 costava gi� 2 euro e 83 centesimi, cio� pi� di 5.500 lire. E la spesa per tre anziani, assistiti in un appartamento dalla Comunit�, � passata dalla fine del 2001 da 350 mila lire (pari a 180 euro) a 545 euro nel gennaio di quest�anno. Duecento euro in pi� nell�arco di due anni, con buona pace della leggendaria mamma di Berlusconi che sa trovare le bancarelle giuste al mercato.

Allarme-anziani rischia di suonare una frase fatta. Diciamo che ci sono alcuni milioni di italiani invisibili, che si estinguono silenziosamente nell�estrema penuria. Mesi di ricerche svolte da Giancarlo Penza ed Emanuela Valeriani della Comunit� di Sant�Egidio offrono un quadro preciso e inquietante. La zona monitorata � Roma, ma la capitale � l�antenna del Paese. Il fatto � che il 43 per cento dei lavoratori dipendenti riceve pensioni inferiori a 500 euro. E la media di queste pensioni basse � di 317 euro secondo i dati Censis-Inps. E persino quando sono integrate dal governo per raggiungere il �milione� di vecchie lire, 516 euro, la situazione non si sposta. Con quelle cifre un anziano, spesso ammalato, campa in regime di sopravvivenza. Quelli di Sant�Egidio sono andati nelle case di una ventina di vecchi e hanno visto che anche chi aveva pensioni di settecentocinquanta o mille e pi� euro mensili alla fine tirava la cinghia. Che tipo di vita si pu� fare quando il resto in cassa a fine mese � di 50 o 90 euro? O quando i 143 euro a disposizione, detratte le spese fisse di luce, acqua, gas, telefono, canone tv, affitto e medicine, devono servire ancora per il cibo e il vestiario? Andare al parrucchiere diventa un sogno, sostituire un frigorifero una tragedia. Per chi � povero il cibo incide tra il 25 e il 60 per cento della pensione (solo 16 per cento risulta dal paniere Istat) e le spese mediche pesano per il 13-15 per cento (contro il 7 per cento Istat).

�Sempre pi� gente comune arriva ai nostri centri di assistenza - racconta Mario Marazziti - e il 38 per cento � un anziano�. Nel 1999 erano appena il 18 per cento. �Sono vite che si essiccano - aggiunge - perch� chi spende 20 euro per il telefono non ha praticamente pi� una vita relazionale�. Andare in un istituto � la soluzione? Nemmeno. Emanuela Valeriani spiega negli istituti servono comunque soldi per medicine, qualche cibo in pi�, il vestiario o un frigo. E allora, dedotta la retta, la signora Maria con 113 euro di �resto� deve tenersi il cappotto della madre e il signor Giovanni con 58 euro si pu� comprare maglie, mutande e calzini, ma per i vestiti si affida alla carit� delle suore. Aggravando la situazione, le Asl hanno tagliato drasticamente i sussidi di accompagnamento anche a chi � invalido al cento per cento. Un risparmio? Niente affatto, sottolinea Marazziti. Alla fine si ingolfano i reparti di lungodegenza degli ospedali e si assiste ai ricoveri plurimi di gente dismessa troppo frettolosamente.

Proposte. Creare un Fondo nazionale (magari misto pubblico-privato) per gli anziani non autosufficienti. Non per distribuzioni a pioggia ma per garantire un�assistenza su misura. Intensificare l�assistenza domiciliare (meno dell�1 per cento in Italia contro il 6 della Repubblica Ceca, il 10 della Germania, il 20 dell�Inghilterra). Assegni di cura per le famiglie che si fanno carico di un anziano invalidato. E magari una credit-card con sconti per i viveri essenziali, da concordare con la Confcommercio. Costerebbe allo stato meno dell�assistenza istituzionalizzata. Ci vorrebbe, come si diceva in anni remoti, la �volont� politica�.

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GIULIA, 89 ANNI

Pranzi e cene li offre la vicina

GIULIA, 89 anni, si � rotta il femore e manifesta segni di confusione mentale. La sua pensione � di 1.140 euro. Spende 300 euro di affitto, 650 per la badante, 29 di telefono, 30 di gas, 23 di Acea, 8 di canone Tv, 5 di Ama. Le restano 95 euro al mese. Non � in grado di fare la spesa n� di cucinare e cos� si � messa d�accordo con la vicina che le offre pranzo e cena in cambio del posto auto, che a Giulia non serve.

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BETTA, 87 ANNI

Impossibile cambiare frigo

Elisabetta, 87 anni, ha un tumore al polmone, una casa di propriet� e una pensione di 567 euro. Ogni mese spende 45 euro di visite mediche e medicine, 37 di luce, gas, Ici e Ama, 8 di canone Tv, 19 di telefono, 48 di pulizia casa, 85 di condominio, 250 di spesa alimentare, 25 di vestiario. Le restano 50 euro. �Il frigorifero ha venti anni, la lavatrice quindici�, racconta. �Se si rompono non posso comprarli nuovi�.

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INES, 92 ANNI

Met� dei soldi va in farmaci

INES, 92 anni, vive in una casa popolare, pensione di 516 euro mensili. Dimessa dall�ospedale con bronchite cronica, cardiopatia, arteriopatia obliterante degli arti inferiori, ernia iatale, insufficienza renale cronica. Ha l�assistenza domicialiare e non paga l�Ama. Spende 45 euro di Iacp, 182 di medicine, 60 di condominio e pulizie, 50 di Acea e 36 per gas, telefono, Tv. Le rimangono circa 5 euro al giorno per il cibo.

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GIOVANNI, 85 ANNI

Indosso vestiti dati dalle suore

Giovanni destina 387 euro dei 530 che percepisce di pensione alla casa di riposo in cui vive. Altri 35 se ne vanno in medicine, i pannoloni li fornisce la Asl, per l�apparecchio acustico spende circa 10 euro al mese. Si veste grazie alla carit� delle suore. Un altro anziano, Carlo, ha una pensione di 720 euro ma con quello che gli resta dopo aver pagato la retta dell�istituto in cui vive � costretto a rinunciare sia al caff� che alle sigarette.

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Marco Politi