MAPUTO. Celeste ha 23 anni e una figlia di due e mezzo, bellissima. Sono solo loro due, senza nessuno. Stava male, Celeste. Era andata in ospedale e le avevano dato delle medicine con nomi strani e misteriosi, ma nessuno le aveva detto cosa avesse davvero, perch� si sentisse sempre tanto stanca, perch� avesse sempre febbre. Poi era nata Marta e lei, ogni giorno, ce la faceva sempre meno a starle dietro. Era tornata in ospedale, le avevano dato altre medicine, ma lei ormai riusciva solo a stare sempre vicino a Marta, morendo poco a poco, mentre si copriva di piaghe.
Celeste � albina, Marta � un pezzetto di cioccolata con giganteschi laghi come occhi. Tutte e due hanno l'Aids. Un giorno l'hanno trovata quelli di Sant'Egidio e le avevano anche detto, pian piano e con molta cautela, cosa aveva davvero. Aids conclamato lei, sieropositiva Marta. Avevano cominciato a curarle e poi le stavano vicini, parlavano con lei, facendola sentire meno sola. Cos� qualcosa aveva cominciato a cambiare. Un po' meno stanchezza, meno senso di morte e anche Marta strillava pi� forte. Ce la far�, forse, Celeste, ce la far� sicuramente Marta, anche se dovranno convivere con l'Aids.
Hiv, Aids, ancora. Ma stavolta con qualcosa di diverso, una piccola scintilla di speranza in questa nera voragine che inghiotte la gente dell'Africa a colpi di 3 milioni di morti all'anno dei 30 milioni di sieropositivi. Una scintilla accesa e voluta proprio da �quelli di Sant'Egidio�, la comunit� di Roma che quattro anni fa aveva cominciato una scommessa impossibile, curare l'Aids. Hanno messo a punto una formula, un sistema di cura che pu� davvero essere adottato in questo continente cos� difficile e cos� abbandonato dal resto del mondo. �I risultati sono sorprendenti, straordinari spiega Mario Marazziti e li possiamo certificare uno per uno. Su 300 bambini infetti solo 7 o 8 muoiono, nel caso di trasmissione da madre a figlio 400 bambini nascono sani e 4 non ce la fanno e negli adulti il crollo della mortalit� � del 97 per cento�. Il segreto che non � un segreto � il modo diverso di combattere l'Aids. Anzitutto la cura: tre farmaci diversi riuniti in un'unica pastiglia, lo stesso identico �cocktail� usato in occidente. Poi, dietro questo cocktail, un centro di biologia molecolare per le analisi, assistenza strettissima, ricoveri, cibo, malati che una volta che stanno bene collaborano facendo da ponte con altri che spesso neppure sanno di esserlo e magari nemmeno sanno cos'� l'Aids. E ancora. Volontari specializzati che vengono dall'Italia, insegnamento intensivo a chi lavora al centro di Maputo e negli altri 13 centri satelliti, un lavoro capillare di comunicazione sull'Aids anche nelle regioni pi� lontane. Il tutto, spiegano, con costi decisamente pi� sopportabili. Il cocktail che costa 300 dollari l'anno a persona (perch� i medicinali sono acquistati in India dove non si pagano le royalties alle case farmaceutiche), pi� altri 500 che comprendono tutto il resto, analisi e assistenza. Dunque una speranza di vita che vale 800 dollari all'anno a persona contro i 12, 15mila dollari in Europa o negli Usa per combattere e forse cominciare a vincere questo mostro nel 97 per cento dei casi.
Chiave di tutto, proprio questo 97 per cento di malati che dichiara la Comunit� di Sant'Egidio. Una cifra talmente alta da indurre l'Oms (l'Organizzazione Mondiale della Sanit�) a decidere nel gennaio di quest'anno che questo sistema di cura pu� costituire un modello applicabile a tutta l'Africa sub-sahariana, anche se ci sono voluti quattro anni perch� �Dream� il nome del progetto finora avversato da tutti, comunit� scientifica internazionale inclusa, venisse accettato come sistema integrato di cura per l'Africa. Un risultato che comunque ha indotto Sant'Egidio a mettere in cantiere l'estensione di Dream in altri sei Paesi: Sudafrica, Angola, Swaziland, Malawi, Tanzania, Guinea Bissau e Guinea Konakry. Un'altra sfida quindi, grazie anche a una congiuntura particolare che assomiglia a un barlume di risveglio della comunit� mondiale verso i problemi dell'Africa.
Ugo Cubeddu
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