Comunità di S.Egidio


 

04/04/2004

Mentre Oriana Fallaci si scaglia contro l'�islamizzazione� del vecchio continente, due studiosi avvertono: il futuro sar� nero
Prossima fermata Eurafrica
�Nella fase attuale l�Occidente � tentato dal disimpegno verso i Paesi "inutili" Eppure l�unica vera risposta ai flussi migratori � elaborare una civilt� condivisa�

 

Si intitola �Eurafrica: quello che non si dice sull�immigrazione, quello che si potrebbe dire sull�Europa� il saggio di Mario Marazziti e Andrea Riccardi che Leonardo International pubblica nella collana �I libri di Sant�Egidio� (pagine 128, euro 13,00). Qui anticipiamo una parte del capitolo finale.

Dove sta l'Africa oggi? A guardare il libro di Samuel Huntington, divenuto una bussola per un tempo come il nostro che si accontenta facilmente, l'Africa non ha una sua collocazione in nessuna civilt�. Questo vuol dire qualcosa. O � una dimenticanza marchiana, ovvero l'Africa non ha un suo posto nella carta degli interessi e delle visioni dei nostri contemporanei. Oppure, ancora, occorre cercare una collocazione con una nuova energia e intelligenza.

In fondo, come scriveva qualche tempo fa Christophe Rufin, l'Africa � a rischio di diventare come quelle terrae incognitae dell'antica cartografia, dove si scriveva hic sun leones, per dire che non si sapeva che cosa erano, chi ci abitava, cosa farne. Erano terre fuori controllo e al di l� dei grandi interessi. Naturalmente non tutta l'Africa � terra incognita, ma qualche regione sicuramente. Che cosa resta della Somalia, dove non esiste pi� una parvenza di Stato e che cosa sono alcune regioni, pure ricche, del Congo Democratico? La Liberia � a rischio di �somalizzazione� se non diventa vincente l'attuale fase post-Taylor. Di fronte alla fragilit� di alcuni Stati africani, si teme che possano essere facilmente destabilizzati e tornare ad essere anch'essi terrae incognitae. D'altra parte questi fragili Stati possono diventare facile preda di gruppi del crimine, di mafie, di oligarchie con il puro scopo dello sfruttamento.

L'Europa e l'Occidente, approfittando dell'onda lunga della colonizzazione e facendo mostra di essere sempre pi� �corretti�, si sono progressivamente ritirati dall'Africa inutile. Gli occidentali di oggi sono convinti che intervenire in Africa non � facile per la natura stessa del terreno e sopra ttutto � costoso in termini di vite umane. Non � facile vincere le guerre in Africa, ma soprattutto � difficilissimo costruire, imporre la pace, a meno che gli africani non ne siano convinti. La vicenda dell'intervento americano e francese del 1994 in Ruanda (dove il genocidio ha fatto 800 mila vittime) mostrano la difficolt� di uscire dignitosamente dal pantano africano. L'esperienza del terreno africano rende oggi tutti i Paesi occidentali molto prudenti.

Non c'� altra soluzione che un destino comune per Europa e Africa. Le frontiere mediterranee non proteggeranno il nostro continente dalle crisi africane. Occorre, insomma, pensare che l'Europa e l'Africa hanno un comune destino, almeno in termini generali. La stabilit� e la prosperit� dell'Africa subsahariana � una condizione della sicurezza europea. A questa prosperit� e a questa stabilit� debbono lavorare i Paesi europei per moltissimi motivi, ma anche per la propria sicurezza. Spiacer� a chi pensa il futuro dell'Europa solo all'interno dei suoi confini (ma le frontiere non proteggono il vecchio continente). Affermare che l'Europa � legata all'Africa anche per interessi di sicurezza pu� sembrare troppo realista a chi ragiona in termini umanitari. Ma non c'� pace per l'Europa senza un'Africa in pace. Questa verit� non � ancora entrata nell'orizzonte dei dirigenti europei. Ma � una realt�: l'Europa, sul lungo periodo, non avr� pace senza un'Africa in pace.

S�, l'Africa e l'Europa hanno un futuro in comune, almeno per alcuni capitoli importanti del loro domani. � un punto su cui bisogner� molto riflettere nel futuro per decidersi, alla fine, ad agire. Bisogner� investire energie, immaginazione, professionalit�. Ma adesso ci troviamo innanzi a una vera povert� di pensiero su questo terreno. Dove trovare una riflessione sull'Africa contemporanea? In Italia l'attenzione si � molto ridotta. In Germania non � mai stata forte. In Francia l'Africa resta ancora importante nell'orizzonte nazionale, ma lo � sempre di men o per le nuove generazioni. Lo stesso, seppure in altro modo, si potrebbe dire per la Gran Bretagna. Un interesse per il mondo sub-sahariano, pur molto ridotto, sussiste ancora in Belgio e in Portogallo. In molti Paesi europei l'Africa � lontana, come in quelli del Centro e del Nord Europa. Nei Paesi dell'Est non � mai esistito un vasto interesse condiviso per l'Africa.

Nel 1948 un grande pensatore cattolico francese, Emmanuel Mounier, scriveva rivolto a giovani africani, mentre qualcosa di profondo si muoveva nei rapporti tra Europa e Africa, proprio nel primo numero di �Pr�sence Africaine�: �La civilt� euroafricana, di cui voi siete i pionieri, non ha ancora trovato le sue strutture. Provvisoriamente, dovete portare in voi queste due sollecitazioni, senza potere, nello spazio di una vita, farne la congiunzione, ancor meno la sintesi. Forse � venuto il tempo della sintesi�. Si pu� parlare ancora di una civilt� euroafricana?

Il presidente S�nghor, sino dalla fine della Seconda guerra mondiale, ha sostenuto la necessit� di parlare di �Eurafrica�, trovando la maniera positiva di connettere lo sviluppo dell'unificazione europea a quello dei Paesi africani verso l'indipendenza. Forse bisogna operare perch� in Europa rinasca non solo una politica verso l'Africa, ma un sentimento di simpatia per l'Africa, un sentimento filoafricano, che dia a questo continente uno spazio nei nostri orizzonti e nel nostro immaginario. Questo sentimento si collega allo sviluppo di un nuovo pensiero africano o euroafricano, capace di esprimere la connessione di destino tra i due continenti.

Mario Marazziti ed Andrea Riccardi