Comunità di S.Egidio


 

13/04/2004

L�INCONTRO
Alla stazione di Atocha una preghiera interreligiosa promossa da Sant�Egidio

Pasqua a Madrid. Un mese dopo

 

Ad alta voce i nomi di tutte e 191 le vittime. E per ciascuna un lumino rosso acceso. � il pomeriggio di Pasqua, a Madrid. Ma � anche un mese esatto dalla strage che ha colpito al cuore la Spagna. E allora se si vuole annunciare davvero la vita che rinasce non si pu� che partire dalla stazione di Atocha. Provare proprio da qui a ritrovarsi insieme tra figli di Abramo per dire no alla logica del terrorismo, come Giovanni Paolo II ha esortato in questa mattina di Pasqua. L'idea � venuta al gruppo madrileno della Comunit� di Sant'Egidio, che l'ha rilanciata alla comunit� islamica della capitale. Proprio in Spagna, a Barcellona, si era svolto nel settembre 2001 l'annuale incontro �Uomini e religioni�, che nello spirito di Assisi porta ogni anno esponenti di ogni credo a incontrarsi in una citt� d'Europa nel nome del comune impegno per la pace. Pochi giorni dopo era giunto lo shock degli aerei contro le Torri Gemelle. E adesso quello stesso orrore � arrivato anche nel cuore di Madrid. Come rilanciare, allora, dopo tutto questo sangue, la speranza della Pasqua?

Si sono dati appuntamento per le 18 di domenica nello spiazzo accanto al binario devastato la mattina dell'11 marzo dalla prima delle esplosioni. All'inizio erano qualche centinaio, poi man mano il numero � cresciuto fino ad arrivare a duemila persone. Compresi tanti parenti delle vittime, che in questa Pasqua non potevano restare lontani da Atocha. Con loro c'erano giovani, famiglie, religiosi, rappresentanti di gruppi cattolici; ma anche Moneir Mahmoud Ali el Messer, l'imam della principale moschea di Madrid. Anche lui l� per esprimere pubblicamente e con parole chiare il suo no alla logica del terrorismo. Uomini di fede, ma anche tanti non credenti. �All'inizio dell'incontro - racconta Tiscar Espigares, responsabile della Comunit� di Sant'Egidio a Madrid - abbiamo letto le parole pronunciate dal Papa in occasione della Pasqua. Nel suo messaggio abbiamo ritrovato i sentimenti da noi vissuti durante questo mese: l'orrore di fronte a un terrorismo inumano e il coraggio di affrontare questa sfida insieme. Anche con i nostri fratelli musulmani�.

A confermarlo, domenica all'incontro di Madrid, sono state anche altre voci. Quella dei genitori di Juan Pablo, ad esempio. Aveva trentadue anni, � stato falciato proprio ad Atocha dalle bombe dell'11 marzo. �Nel nostro cuore non c'� odio - hanno detto ai presenti alla manifestazione - ma solo il desiderio di lavorare per un mondo dove regni davvero la pace�. Ha parlato anche una donna musulmana, anche lei madre di una delle vittime, una ragazzina di 13 anni. �Ha raccontato il suo doppio dramma - spiega ancora Tiscar -: il suo lutto e insieme la paura di essere additata come terrorista, perch� seguace dell'islam. Invece - ci ha detto - quella in cui credo � una religione di pace�. � l'appello comune con cui si � concluso l'incontro: un invito ai fedeli delle religioni monoteiste a unire i propri sforzi perch� il mondo possa dire ovunque basta al terrorismo.

� un modo di trascorrere la Pasqua che ha commosso la Spagna. Le grandi foto dei lumini rossi accesi ieri campeggiavano sulle prime pagine di tutti i giornali. E soprattutto, tra chi ha partecipato, oggi c'� il desiderio di dare un seguito a questo momento. �Ci siamo lasciati con la consapevolezza di avere solo iniziato un cammino - conclude la responsabile madrilena della Comunit� di Sant'Egidio -. Organizzeremo altri eventi pubblici, conferenze. Oggi c'� molto bisogno di dare speranza. E le religioni hanno una responsabilit� enorme in questo senso�. Anche dal sepolcro di Atocha pu� ricominciare davvero la vita.

Giorgio Bernardelli