Comunità di S.Egidio


 

13/04/2004

Il Sudafrica domani alle urne
Paese da incubo e da sogno

 

Il Sudafrica � un posto da sogno. O da incubo. � la sintesi di come il mondo potrebbe andare e invece non va. La natura, il clima, la variet� di un paese che � due volte il Texas riempiono tutti i voli che da Londra o da Dubai vanno a Johannesburg. Capetown ricorda Rio de Janeiro, per la montagna alle spalle dell'oceano, i centri commerciali e i ristoranti sull'acqua evocano San Francisco. Il centro congressi e i nuovi alberghi, Francoforte o Toronto. Le mamme che dalle sei di mattina lasciano i bambini alla scuola accanto agli Scalabriniani, per andare a cercare un lavoro, invece ricordano le madri di tutta l'Africa nera. I bambini che vanno a scuola sono i fortunati (gli altri popolano le strade) come quelli del Kenia, della Nigeria: hanno la divisa e se studiano, e se non prendono l'Aids e se non salta la tregua civile bianchi-neri, neri-zulu, forse ce la faranno. Johannesburg e Pretoria sono un incanto di fiori rosa, i fiori di jacaranda. La natura � cos� generosa che quelle che da noi sono piante da appartamento, l� sono alberi. La superstrada che va all'aeroporto costeggia una citt� di grattacieli e grandi edifici pubblici che da lontano sembra Chicago, o Houston. Se ci si avventura in mezzo, sui marciapiedi ci stanno migliaia di bancarelle che sono i "negozi" per i neri poveri, sotto il cellophane: di fronte a un grande edificio pubblico il macellaio e il barbiere per strada. E una fila immensa: sono quelli che cercano lavoro. Quasi il 40 per cento in Sudafrica � disoccupato. Per vivere davvero e camminare quasi sicuri di giorno occorre stare nelle citt� (o quartieri) satellite. Come Sandton, dove la vita � tutta "dentro". Dentro le ville, dietro ai muri difesi da guardie armate e filo spinato e cartelli che avvertono: "spariamo". Dentro gli alberghi che hanno le piazze interne e i grandi "mall", con i negozi, i ristoranti, le banche. Non molto lontano ci sono sobborghi come SoWeTo - che non puoi chiamare baraccopoli. Pi� di quattro milioni di persone, alcun e nelle baracche, altre in case di una prima borghesia nera, altre in ville. Ci sono anche le piazze, a SoWeTo. Il Sudafrica che domani, mercoled�, va al voto confermer� Thabo Mbeki e l'Anc. � all'Anc e a Mandela che si deve la straordinaria transizione non violenta. E' a sudafricani come Desmond Tutu e come Denis Hurley che si deve la riconciliazione che, bene o male, ha tenuto. Oggi la pi� grande economia dell'Africa, che vale 130 miliardi di dollari, attrae appena un miliardo di investimenti esteri all'anno. Perch� la vita non � sicura. Perch� ci sono 660 mila orfani di Aids e un giovane e un adulto su cinque � preso dal virus. Il Sudafrica � pieno di famiglie fatte da bambini e da nonni. Ma siccome la speranza di vita alla nascita � di 56 anni, molti nonni spariranno quando c'� ancora bisogno di loro. La leadership sudafricana si � assunta fino ad oggi la terribile responsabilit� di dire che in Africa la terapia dell'Aids non era possibile e non era una priorit�. Il risultato sono 360mila morti per Aids nel 2001 (stanno crescendo) contro i 15mila di tutti gli Stati Uniti. E il rischio di ritardare definitivamente l'inizio della terapia vera e propria nell'Africa sub-sahariana. Difficile prevedere il futuro. Se si va a Badplaas, vicino allo Swaziland, nella zona che si chiama Mpumalanga, e dove vanno a prendersi l'Aids anche i minatori mozambicani per poi darlo alle proprie mogli che lo trasmettono ai nuovi nati, si scopre che met� delle mille case ha subito la perdita di qualcuno per l'Aids. E da 200, gli orfani, sono diventati gi� 1900. Criminalit� e sicurezza della vita, lavoro che non c'�, cura a tutto campo dei malati di Aids sono le tre sfide da vincere. E presto.

Mario Marazziti