Comunità di S.Egidio


 

17/04/2004

Convegno a Roma alla vigilia della manifestazione
Meno armi, pi� Africa

 

Sarebbe giusto una volta per tutte rovesciare il mondo, cos� come, per questo convegno su "Africa Europa, un destino comune", � stata rovesciata la disposizione abituale dei tavoli e delle sedie nella Protomoteca del Campidoglio. Sarebbe giusto anche mescolare le platee e le presidenze, cos� come accade in questa mattinata affacciata sul Foro romano tra il presidente mozambicano dell'Unione africana Joaquim Chissano e il sindaco di Roma Walter Veltroni, tra i dirigenti della Comunit� cattolica di Sant'Egidio e il presidente del Burundi Domitien Ndayezeye, tra il segretario della Cisl Savino Pezzotta e la ministra del Burkina Faso Mariam Laminaza, tra il segretario del Prc Bertinotti e la "Nobel" Rita Levi Montalcini. Un pubblico in bianco e nero, magari un po' "ufficiale", che per� colora l'anima perch� annuncia la manifestazione di popolo, senza precedenti, organizzata per oggi.

Veltroni, del resto, non si limita alle cerimonie. �Si trovino - afferma - quegli 8 o 10 miliardi di dollari che servirebbero a contrastare l'Aids in Africa, cos� come giustamente sono stati trovati 200 miliardi di dollari per la lotta al terrorismo�. L'occidente abbia la forza di rinunciare al brevetto sui farmaci, abbandoni la politica protezionistica e metta l'embargo �non solo alle mine ma a tutti i tipi di armi�. �Per sostenere i 25mila produttori di cotone americani - ricorda ancora Veltroni - gli Usa spendono pi� dell'intero Pil del Burkina Faso�.

E poi c'� il debito a strozzare ogni speranza di sviluppo africano mentre l'Europa, che avrebbe dovuto destinare agli aiuti lo 0,7% del suo prodotto, ha speso solo bricciole.

Il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica cerca di sostenere che, in fondo, dopo il G8 di Genova sono avvenute cose importanti, ma intende soprattutto lo sviluppo dell'Unione africana. Per il resto, il leader di S. Egidio Andrea Riccardi pu� rinfacciargli che l'Italia e l'Europa hanno evaso pure i modesti impegni che si erano assunte. E attenti anche a non demolire i pur fragili stati africani in nome del libero mercato: finirebbero preda di ulteriori conflitti etnici.

Non fa cerimonie neppure il rappresentante del presidente della Nigeria. Vestito in un candido jellabah ricamato, Jerry Gana dice: bravi, �crediamo nei vostri sentimenti�, per�, �dobbiamo ricordarvi che i sistemi finanziari del mondo sono strutturati contro l'Africa�. Per lui le vie maestre sono la cancellazione del debito, i commerci e gli investimenti. Invece il presidente burundese, che � alle prese con un paese non ancora pacificato, vorrebbe industrializzare l'Africa per lavorare le materie prime, affinch� il rapporto con i paesi ricchi non si riduca pi� all'esportazione di risorse. Da parte sua, il presidente Chissano racconta di una Unione africana in piena rinascita, di un processo democratico che avanza malgrado tutto, della necessit� di multilateralismo per il mondo. La battaglia contro il terrorismo - sottolinea - �non pu� basarsi su strategie militari di difesa e sicurezza ma sullo sviluppo e la lotta alla povert�. Si parla molto di "partenariato", del Nepad che lega Europa e Africa, e di gemellaggi tra citt� dei due continenti, come hanno proposto le Acli e ora lo stesso sindaco capitolino. �L'Africa ha capito che il suo avvenire dipende da uno sviluppo endogeno�, osserva la ministra Lamizana, impegnata ad aprire la politica alle donne africane e a combattere l'emarginazione che rende �vulnerabili fasce intere della popolazione�. Il suo francese � quasi un'altra lingua: parla infatti di progetti sociali, anche contro l'infibulazione, e chiede finanziamenti e �comprensione� perch� i paesi ricchi non le considerino spese improduttive. Spiegher� pi� tardi Riccardi che, prima o poi, l'Africa disperata ci piomber� in casa, non soltanto per la tragedia dell'emigrazione: un certo integralismo va gettando radici nel continente subsahariano dove, nella regione dei Grandi Laghi, si combatte una guerra simile al secondo conflitto mondiale senza che il mondo ricco se ne preoccupi. Riccardi conclude il suo intervento parlando del volontariato della Comunit� di S. Egidio contro l'Aids in sei paesi. �Dobbiamo garantire le nostre cure�, non un surrogato come la "monoterapia". Un dato � da brivido: 800 miliardi di dollari finiscono ogni anno agli armamenti, mentre per i farmaci anti-Aids e l'acqua pulita a tutti gli africani basterebbe il 5% in meno. Qualcosa del genere afferma anche Pezzotta, mettendo molta passione nel suo discorso a nome dei sindacati confederali. �Ci rendiamo conto - domanda - di quanto sia difficile costruire la democrazia nella povert� estrema? Guai alle democrazie esportate o imposte�. E poi ancora: �Se altri praticano la guerra preventiva, noi vogliamo la pace preventiva�.

Fulvio Fania