|
Europa |
17/04/2004 |
|
|
Roma, in questi giorni, accoglie tanti amici dell�Africa e tante personalit� africane. Non � un caso che dalla capitale parta una nuova stagione di interesse per il continente nero. Roma ricorda all�Europa che l�Africa non � lontana. La capitale � abitata da tanti emigrati africani. Nel 1992, a Sant�Egidio, nel cuore dello storico quartiere di Trastevere, si sono concluse le lunghe trattative che hanno messo fine alla guerra civile in Mozambico, con la sua triste eredit� di un milione di morti. Da allora sono passati pi� di dieci anni e oggi l�Africa non � pi� nel cuore delle preoccupazioni internazionali con meno del 2% del commercio mondiale e con le esportazioni allo 0,4% dei beni mondiali. Questo � il grande problema: il divorzio tra Europa e Africa. Se ne danno molte giusti?cazioni. L�Occidente � si dice � non si pu� far carico di tutti i problemi del mondo. Poi si parla delle difficolt� di operare in Africa, della corruzione di alcuni suoi dirigenti, delle sue guerre in?nite e via dicendo. Tuttavia dimenticare l�Africa � immorale per i governi europei: � grave per l�Africa, ma � non lo si dimentichi � � pericoloso anche per l�Europa. Infatti il contagio delle crisi africane arriver� anche al nostro continente. Lo si vede con l�emigrazione che � un�invasione, come scriveva lo storico francese Duroselle. � illusorio pretendere che l�emigrazione sia solo un problema di frontiere: questa nasce nel cuore della crisi africana, quando la gente non spera pi� nel proprio paese e rischia il viaggio dell�emigrato. D�altra parte le grandi povert� africane sono un terreno di tanta rabbia e disperazione. Da questo terreno partono gravi processi di destabilizzazione che arriveranno pure in Europa. Da questa povert� pu� nascere il terrorismo, anche perch� quello islamico � � noto � ha posto le sue radici pure in alcune regioni dell�Africa. La disperazione africana pu� avere esiti pericolosi per i vicini europei. C�� una nuova speranza da dare all�Africa. In questo senso si muove la politica dell�Unione africana, rappresentata in questi giorni a Roma dal suo presidente, il mozambicano Chissano. In questo senso � necessario inaugurare una nuova stagione di solidariet� tra Europa e Africa. Il bilancio di questi anni � deludente. Secondo i dati disponibili per il 2003, l�aiuto italiano ai paesi in via di sviluppo � allo 0,16% del PIL. Per questo la manifestazione di Roma chiede nuovo impegno e nuovi rapporti tra i due continenti. Il presidente senegalese Senghor parlava di �Eurafrica�, per indicare la comunit� di destino tra i due continenti. � una comunit� scritta nella geogra?a e nella storia dell�Africa e dell�Europa. C�� uno spazio euroafricano da riscoprire. Per questo � necessario un nuovo pensiero eurofricano. Ed � pure necessario un nuovo sentimento euroafricano che, coinvolgendo cuori e menti, faccia sorgere un rinnovato sentirsi prossimi tra africani e europei. L�Unione europea deve de?nirsi a partire dai suoi grandi vicini, tra cui proprio l�Africa. In questo inizio di secolo, c�� un�urgenza da cogliere: l�Aids colpisce 30 milioni di africani su 40 infetti dal virus in tutto il mondo. In Africa sta avvenendo un vero olocausto di vite umane, mentre si continua a ripetere che nel continente nero non sono applicabili le stesse cure che si usano per gli europei malati di Hiv/Aids. Oppure ci si accontenta della monoterapia, l�unica elemosina concessa agli africani per l�Aids. E� urgente l�introduzione massiccia dell�unica terapia efficace, la triterapia. E non si trovano i sei miliardi di dollari necessari, quando l�anno scorso la spesa mondiale per le armi � stata di 800 miliardi di dollari? La manifestazione romana �Italia-Africa�, che raccoglie tanti africani e amici dell�Africa, vuole essere l�inizio di una nuova stagione in cui gli europei comincino a sentirsi nello stesso spazio storico degli africani. L�Africa sta diventando il banco di prova della politica internazionale e della coscienza delle classi dirigenti. In questo nostro mondo spaesato, almeno l�Africa costituisce un chiaro punto di riferimento per noi tutti.
Andrea Riccardi
|