Comunità di S.Egidio


 

18/04/2004


Il dovere di guardare all'Africa
Siamo ancora in tempo. Ma per quanto?

 

L'Africa non � sull'agenda del mondo che conta. Ma senza l'Africa, il mondo che conta � destinato a finire. E l'Africa, senza l'attenzione, la passione, l'intelligenza e la forza del mondo che conta, e' destinata a sparire. Quel mondo siamo anche "noi": Italia, Europa. Per questo la manifestazione nazionale per l'Africa che ha visto Roma come centro, � di straordinaria importanza. E' un riflettore che si accende sul lato del palcoscenico e ci fa ricordare che c'� un'altra tragedia, un'altra vita, del programma ufficiale.

Non � difficile fare a meno dell'Africa: rappresenta meno dell'1 per cento del commercio internazionale, muore di Aids, di societa' civili che non ci stanno. Sono milioni gli anni rubati ai bambini, se la speranza di vita alla nascita in gran parte del continente e' ormai sotto i 40 anni. Ci commuoviamo giustamente per un bimbo maltrattato vicino a noi, ma viviamo come se non fosse vero che la vita in Africa sembra dipendere non da Dio e dagli uomini, da noi, ma dalla geografia. Nell'Africa sub-sahariana, anche quando si riesce a non morire da piccoli a causa di malaria, malnutrizione, Aids, diritto alle cure negato, la sicurezza della vita non c'� lo stesso.

Per questo l'"Africa nel cuore" e "cosa possiamo fare noi" - i messaggi e le domande che si alzano da Roma e che arrivano con una voce diversa (molto diversa dal gergo televisivo e anche da quello della politica) - sono un regalo alla nostra coscienza e un'indicazione per quelli che si occupano della cosa pubblica, in Italia e in Europa.

Intanto, sarebbe ora di fare chiarezza su investimenti e aiuti internazionali nell'Africa sub-sahariana. Solo due anni fa ci si e' impegnati ad andare almeno verso lo 0,35 per cento del prodotto interno lordo. "Tutto compreso" - con i soldi che il nostro Paese assegna in accordi multilaterali (Onu, agenzie internazionali, etc.), con i "mancati introiti" da debito internazionale rimesso ai Paesi poveri (quotati per intero quando erano gia' in larga parte i nesigibili) e con gli aiuti allo sviluppo veri e propri - siamo scesi prima allo 0,20 da 0,24 e adesso siamo allo 0,17%.

Scusate queste cifre: ma e' bene sapere che complessivamente in accordi bilaterali di aiuti allo sviluppo arrivano meno di 200 milioni di euro. E l'Europa non e' tanto diversa. E gli Usa non sono migliori.

Da Roma salgono almeno tre proposte e ognuno farebbe bene ad ascoltarle. Il mondo sviluppato, le democrazie occidentali, prima o poi dovrebbero avere il coraggio di guardarsi allo specchio e di capire che senza un intervento concreto finiranno con l'essere corresponsabili di uno spaventoso genocidio. Questo "interventismo umanitario" non puo' essere rinviato.

L'Europa senza l'Africa perde una sua missione storica sul nascere: non c'e' alternativa a un'alleanza che e' scritta nella storia e nella geografia. Lo si pu� capire anche analizzando il fenomeno dell'immigrazione in modo meno semplificato di quanto non avvenga di solito. Non ci sono irrigidimenti di frontiere che tengono quando da una parte del mare c'� la speranza di vivere il doppio della vita. E la proposta �: Eurafrica.

Il mondo che e' preoccupato del terrorismo e che sembra in parte cristallizzato nell'idea della forza come unica risposta a una sfida nuova e complessa, dovrebbe poi riflettere sul fatto che finora questo oceano di disperazione non e' stato comprato in saldo dagli strateghi del terrore. Siamo ancora in tempo, ma per quanto?

Alla fine, tornare ad essere "buoni" sarebbe anche una grande prova di intelligenza.

Mario Marazziti