Ancora una volta il Papa interviene sulle radici cristiane dell'Europa? Lo sguardo del lettore dei nostri tempi, sempre alla ricerca di cose nuove, potrebbe sorvolare sulle parole di Giovanni Paolo II al Regina Caeli del 2 maggio scorso. Il nostro dibattito � troppo fatto di emozioni e di effetti effimeri. Perch� parlare ancora di cristianesimo e Europa? L'insistenza del Papa su questo tema rivela una visione dell'Europa riproposta con costanza. � l'espressione della coscienza di una Chiesa che non dipende dall'effimero e dall'isterico di troppi nostri dibattiti. Per il Papa la costruzione dell'Europa � talmente importante che non pu� mancare di una architettura fondamentale. Per questo egli richiama costantemente l'opinione pubblica sul tema.
Del resto nel nostro tempo tutte le identit� si ridefiniscono. La globalizzazione ha messo in discussione tante identit� (nazionali, etniche, religiose e di gruppo), spingendole a ridefinirsi rispetto ad un processo generale che tutto coinvolge. Ne � nata una stagione intensa, fatta di ripensamenti, ma anche di contrapposizioni. Si tratta di un terreno spesso sdrucciolevole che porta talvolta a conflitti, spesso all'idea e alla pratica di uno scontro mediatico e culturale.
Ma tutto non � cos� conflittuale: il processo che sta portando alla definizione dei fondamenti dell'Unione Europea rappresenta un'anomalia positiva. In questo caso non ci si divide e non ci si contrappone, ma ci si unisce. Per questo l'anomalia dell'Unione � tanto importante, un segnale di speranza sull'orizzonte conflittuale del nostro tempo. Ma l'anomalia europea ha bisogno di definire in modo pi� profondo e saldo la propria identit�. E questa identit� � nella visione di Giovanni Paolo II � non � emotivamente contrapposta ad altre civilt�. Lo si capisce bene quando il Papa considera come �grandi sfide� per il continente unificato, proprio �la pace, il dialogo tra le culture e le religioni, la salvaguardia del creato�.
Per lui un'Europa non dimentica delle proprie radici cristiane � un continente al servizio della pace tra i popoli e del dialogo tra le culture e le religioni. E, nel mondo contemporaneo, c'� bisogno di una simile presenza come si avverte sotto tutte le latitudini. L'Europa pu� avere una funzione di questo tipo, perch� nasce dal dialogo. Il suo processo di unificazione non ha avuto origine dall'egemonia di un paese o di una cultura, ma proviene dal dialogo tra gli Stati. L'Europa vive la democrazia nel dialogo. L'Europa, caratterizzata da differenti presenze religiose, � stato uno dei centri del dialogo ecumenico e interreligioso. Da Assisi, da cui san Francesco rivolse lo sguardo al continente e al mondo, � partito nel 1986 e nel 2002 un forte segnale di dialogo, voluto da Giovanni Paolo II. Ma questa Europa del dialogo non � un mondo senza radici.
Per il Papa, non � all'altezza dei tempi una visione minimalista dell'Europa, come quella di non pochi politici (che accettano l'Unione perch� politicamente corretto, ma non la considerano parte decisiva della loro azione). Ci vuole una grande visione per essere all'altezza dei tempi. E non la si ritrova sempre tra i dirigenti del nostro continente. Ma Giovanni Paolo II nutre da tempo una grande visione dell'Europa: �l'unit� dei popoli europei, se vuol essere duratura, non pu� per� essere solo economica e politica�. Il sentirsi europei ha bisogno di un'anima e di una cultura: �l'anima dell'Europa � ha continuato Giovanni Paolo II il 2 maggio � resta anche oggi unita, perch� fa riferimento a comuni valori umani e cristiani�. Infatti, per l'Europa, �la sua identit� sarebbe incomprensibile senza il cristianesimo�.
Gi� parecchie volte il Papa ha espresso le sue idee riguardo alle radici cristiane dell'Europa. Ma si deve anche aggiungere che, in forza di queste idee, Giovanni Paolo II ha sperato, se non il solo, certo tra i pochissimi, in uno dei pi� grandi processi di riunificazione nella storia d'Europa: quello che ha portato alla fine del comunismo e all'espropriazione della libert� di una parte del continente. Il Papa ha sentito l'Europa gi� unita nelle sue radici cristiane e nella volont� profonda dei suoi popoli quando, fin dal 1978, ha parlato di una grande Europa rifiutando il realismo della logica di divisione di Jalta. Giovanni Paolo II crede da sempre che la cultura e la coscienza dei popoli siano pi� forti delle costruzioni politiche. Ed ha dato anima agli europei, specie dell'Est, perch� non avessero paura di un grande futuro.
Nel 1989 si � visto che il cristianesimo non era solo l'archeologia dell'Europa, ma anche il suo presente. Si compie spesso un errore di prospettiva, quando si parla solamente del grande ruolo che il cristianesimo ha avuto nel passato dell'Europa. I cristiani sono ancora nel presente dell'Europa e, vivendo il Vangelo, assicurano al continente un respiro per il suo futuro. Soprattutto offrono speranza: la speranza di un'Europa degna della sua storia, radicata nei valori umani e religiosi, che dia infine un grande contributo al mondo contemporaneo. Giovanni Paolo II, ancora una volta, ha detto che non ci siamo rassegnati a vivere il presente in maniera angusta, senza prospettive e, soprattutto, senza la generosit� di una grande idea. Infatti, solo se avremo la capacit� di essere grandi, potremo essere veramente uniti.
Andrea Riccardi
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