Comunità di S.Egidio


 

01/07/2004


Bartolomeo I: �Dove si odia non c'� fede�
Dalla chiesa dedicata ai martiri del Novecento l'appello del patriarca di Costantinopoli: �L'estremismo � contrario alla volont� di Dio Ognuno sia libero di scegliere la sua religione�

 

L'impegno per il dialogo ecumenico e interreligioso? � un grande segno per il mondo di oggi, perch� �allontana� il pericolo del fanatismo e �consolida la pace�. � il messaggio che il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha lanciato ieri sera da un luogo simbolico. �, infatti, nella chiesa di San Bartolomeo all'Isola Tiberina - dal 2002 ufficialmente dedicata alla memoria dei martiri di ogni confessione cristiana uccisi durante il Novecento - che � avvenuto l'incontro con la Comunit� di Sant'Egidio. Un faccia a faccia non a caso aperto dalle parole di Atenagora, fatte risuonare da Andrea Riccardi: �Il nostro sogno � che le Chiese siano pi� sorelle perch� tutti i popoli siano pi� fratelli�.

�L'odio e l'estremismo religioso�, ha fatto eco Bartolomeo I, sono un �malinteso� della volont� di Dio. Oggi non basta pi� l'unit� dei cristiani per far fronte alle sfide del mondo ma occorre il dialogo tre le religioni, nuovo fronte di impegno per il Patriarcato stesso. E, parlando di un dialogo in cui �ci si guarda negli occhi�, l'alto esponente ortodosso ha citato l'esempio della �nostra comunit� di Sant'Egidio�. La comprensione, ha proseguito, �smussa i contrasti personali e toglie le incomprensioni, allontana il pericolo del fanatismo e del fondamentalismo e in questo consolida la pace nell'ambito della quale ognuno, con serena coscienza e libert� spirituale, sceglie la sua fede religiosa�.

Accogliendolo in una chiesa strapiena, la comunit� ha riservato al Patriarca un inedito e significativo "fuori programma": Bartolomeo I si � trovato davanti a tre domande, rivolte da altrettanti giovani: �Come realizzare l'unit�?�, �Da dove nasce l'impegno del Patriarcato di Costantinopoli per l'ambiente?�, �Che ruolo ha per voi ortodossi la preghiera?�. Rispondendo in maniera non formale, il successore di Andrea ha ricordato gli anni dei suoi studi a Roma, dal 1963 al 1966, durante la seconda fase del Concilio Vaticano II, che produsse l'incontro di 40 anni fa tra Paolo VI ed Atenagora. �Ma i capi delle Chiese - ha aggiunto - da soli possono fare poco per il dialogo e l'unit�. Serve l'impegno del popolo di Dio e dei giovani in particolare�. Sul tema della salvaguardia del Creato, da anni una priorit� del Patriarcato, ha ribadito che occorre �guardare alle generazioni che verranno dopo di noi e non pensare in maniera egoistica�. E ha annunciato il sesto dei Simposi promossi da Costantinopoli, che si terr� tra un anno esatto. �La preghiera - ha poi concluso - � essenziale per il successo dei dialoghi e per far crescere la buona volont� tra tutti gli uomini�. Ricordato che la sede del Patriarcato di Costantinopoli � un monastero e il patriarca ha il ruolo di abate, ha aggiunto che Atenagora si comportava da vero monaco, pregando la notte, e su quell'esempio ancora oggi la preghiera caratterizza la vita comune tre volte al giorno.

La tappa all'Isola Tiberina � stata l'ultima di una giornata iniziata in Vaticano con i �Colloqui bilaterali� tra la delegazione del Patriarcato e il Pontificio Consiglio per la promozione dell'unit� dei cristiani. Nel pomeriggio, poi, Bartolomeo I ha fatto tappa in Campidoglio, dove dal sindaco di Roma Walter Veltroni ha ricevuto una statua in bronzo della lupa capitolina e la medaglia d'argento del Natale di Roma. Il Patriarca, ricordando come a Roma sia nata la Comunit� europea, ha colto l'occasione per esprimersi sulle radici cristiane del continente. �La Grecia ci ha dato l'arte e la filosofia - ha osservato -, Roma il Diritto e l'organizzazione statale, dalla cristianit� sono giunti il rispetto per i deboli e la carit�. Di qui l'auspicio: �Da Roma, citt� importante nella storia da tre millenni, parta lo spirito cristiano a profumare tutta l'Europa�.

Fabrizio Mastrofini