Comunità di S.Egidio


 

02/07/2004

Intervista / Tamara Chikunova � a capo del movimento mondiale contro la pena di morte
IL CORAGGIO DI UNA MADRE

 

Non si direbbe, a vederla, che Tamara Chikunova sia il capo di un movimento mondiale �Madri contro la pena di morte e la tortura� capace di mobilitare milioni di persone, di firme, una rete di associazioni, e capace di impensierire persino un regime autoritario, appartato, repressivo come quello di Islam Karimov, che governa l'Uzbekistan usando a piene mani la pena di morte (80 casi ufficiali dal '99, ma forse 200 effettivi). Non si direbbe, perch�, come dice lei, �sono una donna qualsiasi, con una storia come tante, fino a cinque anni fa�. Nel suo vestito di cotone a disegni floreali marroni, aspetto energico, potrebbe essere una donna di Trastevere, dove la incontriamo, uscita per qualche spesa. Ma � circondata da giovani amici di Sant'Egidio.

E ha una storia diversa. Cinque anni fa le hanno condannato a morte suo figlio, Dimitri, 29 anni. Poi lo hanno fucilato �senza darmi la possibilit� di vederlo l'ultima volta, perch� lo consideravano un nemico di Stato e hanno tenuto nascoste le circostanze in cui lo hanno ucciso�. Da allora Tamara ha negli occhi la determinazione di chi vuole fare scomparire dal pianeta l'uso della pena di morte, e con essa della tortura che serve a estorcere le confessioni con cui condannare a morte qualcun'altro. � cos� che diventa �chief coordinator� di un'organizzazione internazionale, per questo � ora a Roma: per ricevere il premio delle Colombe d'Oro conferitole dall'Archivio Disarmo, per questo riceve l'appoggio della Comunit� di Sant'Egidio, che la ospita.

Una donna come tante, lei dice. Com'era la sua vita di prima?

�Sono russa, non uzbeka, anche se nata a Tashkent. Ero la moglie di un ufficiale dell'esercito con un unico figlio. Nel 1994 mi sono separata da mio marito e da San Pietroburgo io e Dimitri abbiamo deciso di tornare in Uzbekistan. Mio figlio lavorava nel business e io neanche nei miei sogni pi� terribili avrei potuto immaginare quello che il governo uzbeko ha fatto a mio figlio.�

Non tutti trasformano la propria tragedia in un movimento mondiale.

�Nella sua ultima lettera il mio Dimitri mi chiedeva di non dimenticarlo. E gi� per questo io non avrei mai potuto rassegnarmi. Ma dopo poco tempo si � rivolta a me una donna il cui figlio stava nel braccio della morte e al quale mio figlio aveva consigliato di rivolgersi a me. Lui aveva detto queste parole: "Se non ti aiuter� mia madre, non ti potr� aiutare nessuno". Aveva fiducia e speranza solamente in me, anche se aveva timore per la mia sicurezza e mi scriveva anche che avrei dovuto stare molto attenta. Quando si � rivolta a me questa donna, Irina, non le ho potuto negare il mio aiuto. Ho cominciato a lavorare per la difesa di questo ragazzo e per il compagno che era stato accusato insieme a lui�.

Sappiamo che ha lasciato la casa e ha messo i suoi risparmi nell'organizzazione. Lei � laureata in legge e in ingegneria, ma aveva seguito il marito senza dedicarsi fino in fondo a nessuna professione.

�Prima di separarci, seguivo mio marito nelle sue destinazioni militari. Ho fatto un po' di tutto: l'avvocato, l'insegnante, la cameriera. Ma non � questo che conta. � che non posso mettermi da parte quando so che ci sono dei ragazzi nel braccio della morte e che nessuno li aiuta. Anche se vivere questo dolore fino alla fine � una cosa molto pesante e difficile. Mi ha sconvolta, ieri, leggere l'ultimo elenco dei condannati a morte in Uzbekistan e scoprire che nessuno di loro, nemmeno uno, � stato graziato dal Presidente�.

Hanno un carattere politico queste esecuzioni o sono soltanto il segno di una barbarie penale?

�Le persone che vengono condannate per motivi politici in realt� poi vengono incriminate per fatti di altro genere, ad esempio omicidi. E quindi difficile separare i due aspetti del problema. In Uzbekistan si tiene nascosto tutto quello che riguarda i reati di omicidio; tutto quello che riguarda la pena di morte � circondato di mistero, segreto di Stato, pericoloso avvicinarsi. Il fatto � quando c'� un delitto, ogni volta bisogna trovare un colpevole a ogni costo, per dimostrare che c'� la certezza della pena. Mio figlio era nella lista di quei ragazzi tra i 18 e i 30 che in questo paese vengono eliminati con facilit�.

Eppure in quattro anni lei � riuscita a salvare dalla condanna a morte 15 giovani.

�Ma il merito non � solo mio, � anche di tutti quelli che mi sostengono, come la Comunit� di Sant'Egidio, Amnesty Intemational e l'Onu�.

Quindi c'� uno spazio per l'iniziativa pubblica? Il regime la teme?

�Pi� che temermi cercano di screditarmi. Ho avuto problemi cardiaci abbastanza seri, ma certo non mi faccio ricoverare in un ospedale uzbeko. Sono controllata, subisco perquisizioni. Gli spazi sono scarsissimi, i giornali tacciono sulle nostre iniziative.

Nel dicembre del 2003 si sarebbe dovuta tenere in Uzbekistan una conferenza internazionale sulla pena di morte, come punto finale di una campagna che richiedeva una moratoria, ma all'ultimo momento il governo non ha autorizzato l'iniziativa con un cavillo, sostenendo che l'associazione organizzatrice, la mia, non � registrata in Uzbekistan. Non � registrata perch� non la vogliono registrare�.

La repressione in Uzbekistan � collegata alla minaccia del fondamentalismo islamico?

� E una situazione con aspetti comici. Hanno accusato anche me di fondamentalismo islamico. Vede: porto al collo due croci, una greca e una latina. Risposi: ma come potete immaginare una cosa del genere?

So che mi trattano cos� perch� difendo anche persone musulmane che sono imputate per questioni religiose, ma se hanno bisogno di me come faccio a rifiutarmi? L'80% della popolazione uzbeka � musulmana. Il governo usa lo spauracchio della Cecenia. Ma l'Islam uzbeko � tendenzialmente laico. Questo paese, dove sono nata, anche se sono di famiglia russa, � molto peggiorato dopo 1'89�.

La accuseranno di essere comunista.

�E non lo sono. Ma ho occhi, orecchie e un cervello per contare quante persone di sesso maschile si trovano in prigione e quante si tro vano in quell'altra prigione che � l'economia uzbeka. Non ci vuole molto per capire che la situazione peggiora sempre pi�. Prima l'Uzebkistan aveva rapporti amichevoli con le repubbliche che la circondano, con il Kazakistan, il Tadgikistan, ora non pi�. Ci potrebbero essere dei terroristi che si infiltrano e quindi sono state minate le frontiere tra l'Uzbekistan e questi paesi. C'� gente che muore su quelle mine, donne e bambini. Chi risponde delle loro vite? L'Uzbekistan si trova in isolamento che si � costruito da solo. C'� il terrorismo, ci sono stati attentati gravissimi, ci sono le basi americane che sono importanti per l'Afghanistan. ll paese � tra gli obiettivi di Al Qaeda. Questo � vero, ma non si combatte la minaccia in questo modo�.

La repressione uzbeca tra le conseguenze di Bin Laden?

�No, non c'� spiegazione che giustifichi quel che accade nei bracci della morte, luoghi dell'oblio assoluto: i familiari dei condannati non possono visitarli, non sono messi al corrente della loro esecuzione e sono tenuti all'oscuro persino del luogo della sepoltura dei condannati, probabilmente per scoraggiare le indagini sugli eventuali segni di torture praticate. L'opposizione � costretta alla clandestinit�.

Signora Chikunova, so come vorrebbe concludere questa intervista. E come � giusto fare.

�S�?�

La lettera, legga la lettera. Diamo la parola a Dimitri.

Forse dire �leggere� � impreciso. La signora la conosce a memoria quella lettera, che � il motore della sua seconda vita. La recita in russo, lo stesso russo del ragazzo fucilato nel luglio del '99. L'interprete traduce: �Ti prego carissima mia mamma, se ti capiter� ti leggere questa lettera stai molto attenta perch� ci sono persone che sono pronte a qualsiasi nefandezza. Io ti chiedo perdono se non avremo il destino di rivederci, ricordati per� che io non sono colpevole, io non ho mai fatto versare sangue, piuttosto morirei, ma non permetterei mai a nessuno di toccarti. Ti voglio molto bene, tu sei l'unica persona che mi � cara, ti prego ricordati di me, ti abbraccio con affetto, Dimitri�.

Giancarlo Bosetti