MILANO - �La settima classe�, cos� la chiamano in Inghilterra. Un corso ad hoc d�inglese per i bimbi immigrati. Lo frequentano egiziani, turchi e filippini prima di entrare nelle scuole pubbliche. �In Italia non esiste, e le conseguenze sono devastanti: emarginazione, abbandono scolastico, integrazione a rischio - spiega don Giancarlo Perego della Caritas -. Un ragazzino straniero che non parla italiano in una classe di italiani � praticamente handicappato. Noi cerchiamo di mettere una pezza a questa grave lacuna�. Associazioni non profit, Onlus, circoli di solidariet� del Terzo e Quarto settore: � qui che ci si pu� iscrivere a una lezione d�italiano. La grande rete di volontariato cattolico negli anni si � sostituita allo Stato, maestro latitante, e ha messo in campo professori e aule per classi multietniche. Le diocesi sparse nella penisola organizzano centinaia di corsi, e la domanda supera regolarmente l�offerta: migliaia di stranieri vogliono imparare la nostra lingua. Per trovare un lavoro, per combattere ad armi pari la nostra burocrazia - il ricongiungimento familiare prevede un lungo iter di pratiche - o, semplicemente, per leggere un cartello di pericolo in un cantiere edile. �In media abbiamo cento studenti per ogni citt�, e molti corsi pi� piccoli nelle zone ad alta densit� di immigrati�. In Lombardia, dunque, nel Nord-Est e in alcune province emiliane. �Abbiamo orari flessibili: dobbiamo venire incontro alle esigenze dei bambini e dei grandi che lavorano�. Gli adulti spesso sacrificano la domenica, l�unico giorno libero, per poter imparare a leggere da soli.
La pi� grande scuola della penisola � la �Louis Massignon� della Comunit� di Sant�Egidio. Da 18 anni le sedi di Milano, Roma, Napoli, Novara, Firenze e Genova insegnano rudimenti della nostra lingua agli immigrati. Nel 2003 i banchi della scuola sono stati riempiti da 2.500 persone, ma si calcola che negli ultimi anni ci abbiano studiato oltre 40mila stranieri. �Uno sforzo enorme, ma � solo una goccia nell�oceano - ammette una delle responsabili, Daniela Pompei -. Ogni settimana decine di persone si presentano per l�iscrizione, e non ce la facciamo a prenderle tutte�. Le nazionalit� degli studenti fotografano la mappa degli stranieri nel Paese: a Roma e Napoli le lezioni di grammatica di base sono affollate da donne polacche, ucraine e sudamericane che vogliono lavorare come colf e badanti, a Genova la comunit� dominante � quella marocchina, a Firenze gli alunni vengono dalla Cina, dal Senegal e dal Maghreb. Analisi logica, coniugazione dei verbi, dettati e riassunti sono finiti in un best seller del genere, �L�Italiano per amico�. Due volumi, livello principianti e intermedio, giunti all�ottava edizione.
Anche le Acli hanno creato una rete di assistenza linguistica. �Non esistono molti corsi strutturati. Ne facciamo tanti, ma spesso li improvvisiamo. A seconda delle esigenze e della domanda�, dice Pino Gulia, responsabile delle politiche di immigrazione dell�associazione che, con 6.500 sedi, ha una rete capillare in tutta Italia. Insegnanti volontari, in genere giovani laureati ed ex professori in pensione, svelano ai migranti le trappole del congiuntivo. �In classi poco numerose, e rigorosamente multietniche�. Soldi per organizzare i corsi ce ne sono davvero pochi. Quando sono combinati con qualche ente locale, ci scappa un rimborso spese. �Ma quello che ci preme davvero sono gli attestati: non possiamo rilasciarli, sebbene gli stranieri troverebbero lavoro pi� facilmente�.
Emiliano Fittipaldi
|