L�Africa non � di moda. Anche se, di tanto in tanto, a date fisse, quasi, si assiste ad una piccola ondata di emozione e di solidariet� che la riguarda. Dipende, in genere, dai media. Altrimenti l'Africa, oggi come oggi, potrebbe anche sparire. � coinvolta in meno del 2% del commercio mondiale ed esporta appena lo 0,4% dei beni mondiali. Met� delle guerre del mondo sono africane e quasi un miliardo di persone non hanno accesso all'acqua pulita. I tre uomini pi� ricchi del pianeta dispongono da soli di risorse pari o maggiori di quelle a disposizione dell'intera Africa sub?sahariana.
Tuttavia, l'Africa � nel cuore della Chiesa cattolica, dagli inizi della predicazione apostolica fino all'epoca contemporanea: proprio trentacinque anni fa, nel luglio del 1969, Papa Paolo VI comp� un viaggio apostolico in Uganda, situata nel cuore dell'Africa, e da quel Paese parl� a tutto il Continente. Si tratt� di un fatto eccezionale, che dest� grande emozione nel mondo intero. Da allora, i viaggi di Giovanni Paolo II nel Continente e i messaggi da lui rivolti ai suoi fedeli si sono moltiplicati. Nel 1994 la Chiesa ha celebrato una Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, della quale resta come frutto attualissimo la storica Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, del 1995.
Pi� recentemente Giovanni Paolo II � tornato a parlare di Africa. �Il Continente africano - ha scritto il Papa - ha urgente bisogno di pace, di giustizia e di riconciliazione, come pure dell'aiuto dei Paesi industrializzati, chiamati a sostenere il suo sviluppo, affinch� i popoli dell'Africa siano davvero protagonisti del loro futuro, artefici e soggetti del loro destino�. Queste parole sono parte di una riflessione pi� generale sul continente che il Papa ha svolto in un Messaggio inviato nel mese di maggio scorso al Card. Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, promotore di un Convegno sul tema dello �sviluppo economico e sociale dell'Africa nell'era della globalizzazione�.
Il Simposio ha avuto il merito di mettere a fuoco le principali questioni sociali ed economiche che, coinvolgono l'Africa nel tempo della globalizzazione. Ci� che � risultato particolarmente significativo, a leggere la Dichiarazione finale, � l'accordo di tutti i partecipanti nel considerare �i popoli africani come i soggetti e i protagonisti del proprio destino nonch� del proprio sviluppo culturale, civile, sociale ed economico. Il diritto allo sviluppo - prosegue la Dichiarazione - dei popoli africani va perseguito come una via originale al loro sviluppo�. E questo un passaggio decisivo, soprattutto in un'epoca in cui si moltiplicano discorsi e analisi pessimiste sul futuro dell'Africa e sulla capacit� dei popoli africani di far fronte alle crisi che attanagliano il Continente. Di fronte a una visione afropessimista, ecco emergere una visione dello sviluppo dell'Africa che veda protagonisti gli africani stessi.
Tale visione si � gi� in parte realizzata. Basta considerare il lavoro che la Chiesa pone in essere in Africa da pi� di un secolo, per lo sviluppo del Continente. Ogni giorno di pi� si riconosce una Chiesa composta da africani, non isolati ma forti dell'appoggio di tanti missionari, religiosi, religiose e laici che contribuiscono, con determinazione e generosit�, a promuovere lo sviluppo culturale, sociale e civile del Continente africano.
Il Documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace auspica il rafforzamento del rapporto tra la Chiesa e l'Africa, ed esprime l'intenzione di promuovere �un crescente scambio di doni tra la Chiesa d'Africa e la Chiesa universale�.
Se si guarda alla storia dei rapporti tra la Chiesa e l'Africa in epoca contemporanea, si riscopre la ricchezza e la complessit� di una vicenda, in alcuni frangenti anche travagliata. Oggi si pu� parlare di un cristianesimo africano. In Africa la Chiesa cattolica conta almeno cento milioni di fedeli, che vivono quasi esclusivamente nella parte di Continente al di sotto del Sahara. A partire dall'Ottocento, il cattolicesimo comincia ad impegnarsi fortemente nel Continente con missioni dirette alle popolazioni locali. L'obiettivo non � tanto quello di assistere gli europei che cominciano a popolare il Continente, quanto quello di cristianizzare gli africani. Ci� avviene mentre in Europa matura un grande interesse politico ed economico per il Continente. Si tratta di un processo parzialmente differente da quello che aveva portato alla cristianizzazione dell'America meridionale e centrale.
La cristianizzazione dell'America si era sviluppata attraverso la mediazione spagnola e portoghese. Invece, l'espansione missionaria avvenuta a cavallo tra il XIX e il XX secolo, che pure avviene in forte connessione con l'espansione coloniale delle potenze europee, si realizza sotto la diretta direzione della Santa Sede e si concretizza grazie all'opera delle grandi congregazioni missionarie europee. La Santa Sede, in un'Europa delle nazioni, � attenta alle differenti sensibilit� nazionali, ma conserva un forte spazio di autonomia nella gestione dell'impegno missionario.
Le Congregazioni missionarie sono le protagoniste dell'evangelizzazione e della promozione umana e culturale di tante parti dell'Africa, sotto il controllo e la direzione della Congregazione di Propaganda Fide. In un'Europa che scopre il mondo al di l� delle sue frontiere, queste congregazioni rappresentano un'estroversione religiosa del Continente, che la Santa Sede coordina e guida, ma che ha pure una sua origine spontanea nel mondo dei cattolici.
Ma torniamo all'Africa e al suo sviluppo nell'era della globalizzazione.
Un primo problema, quando si riflette sull'Africa, � costituito dal fatto che, in realt�, di questo Continente si sa davvero poco. Sono note alcune statistiche, che rappresentano in un certo modo i problemi e le difficolt� dell'Africa ma i numeri non sono sufficienti a comprendere quella che � la quotidiana fatica di vivere di milioni di persone di questo Continente, geograficamente tanto prossimo all'Europa.
Tra le tante cifre che ogni giorno vengono proposte all'attenzione internazionale ve ne sono alcune particolarmente emblematiche.
Ogni anno i Paesi africani spendono in media, per ogni dollaro che ricevono in aiuti gratuiti, 13 dollari per ripagare il debito. Sono 50 milioni i bambini in et� scolare che nell'Africa sub?sahariana non conoscono la scuola. 30 dei 40 milioni di donne e uomini gi� colpiti dal virus HIV/AIDS vivono nell'Africa sub?sahariana. Se, per fortuna, solo una donna ogni 4.000 rischia di morire mentre d� alla luce un figlio in Europa o in America, sempre nell'Africa sotto il Sahara � una ogni 13. E sempre nelle. stesse zone, per l'AIDS, dall'inizio degli anni Novanta a oggi la speranza di vita alla nascita � diminuita di almeno tre anni. Addirittura di dieci anni in Botswana. Ormai non ci si pu� aspettare di vivere pi� di 40 anni, quando si nasce in questa zona del mondo.
Di fronte a questa realt� le parole del Papa richiamano un'urgenza: �L'Africa ha urgente bisogno di pace, di giustizia e di riconciliazione�. In effetti � difficile continuare a pensare che le priorit� siano sempre altre rispetto a queste che abbiamo descritto. Se si getta luce su queste urgenze dell'Africa, si riuscir� anche a concentrare l'attenzione della comunit� internazionale su tali problemi, e si compir� cos� un primo passo perch� questi non vengano dimenticati.
Esiste, infatti, un problema d� scarsa attenzione internazionale all'Africa. Non � un caso che i Fondi internazionali per le crisi umanitarie effettivamente erogati nel 2002 abbiano avuto una tendenza chiara: all'Iraq sono stati concessi il 91% di tutti i fondi richiesti, una percentuale altissima. li Burundi ha ricevuto invece soltanto il 28% dei fondi di cui necessitava e la Liberia, nonostante sia convalescente da una lunga guerra che ha insanguinato il Paese, appena il 24%.
Giovanni Paolo II, nel suo Messaggio, fa appello alla Comunit� internazionale perch� �possa contribuire, con determinazione e generosit�, a promuovere una societ� di giustizia e di pace nel Continente africano�. Esistono, infatti, delle responsabilit� circa l'attuale situazione del Continente, che non possono essere fatte risalire agli africani. Ci� non vuol dire che, ad esempio nei vari conflitti, non vi siano responsabilit� africane. Ma si tratta di un dato in pi�, che va ad aggiungersi a processi che non si decidono in Africa, nei quali le responsabilit� africane intervengono solo perch� � l� che se ne consumano le conseguenze.
L'Africa � un Continente popolato da poche megalopoli disordinate e da immense aree rurali. �Il protezionismo agricolo � un ostacolo di primaria importanza alla riduzione della povert� - riferisce in proposito il Rapporto internazionale sulla Globalizzazione equa. Le cifre sono esplicite: un miliardo di dollari di sussidi vengono erogati ogni giorno in favore dell'agricoltura del primo mondo, mentre il 70% dei poveri del mondo vivono in aree rurali e dispongono di meno di un dollaro al giorno. In un dato scarno, come quello relativo al costante calo dei prezzi dei 18 principali prodotti agricoli da esportazione del pianeta, � nascosta buona parte delle difficolt� del nostro mondo di oggi: dal 1980 al 2000 i prezzi mondiali di questi beni sono diminuiti del 25%, un quarto, in termini reali; la caduta pi� pesante ha riguardato il cotone (47%), il caff� (64%), il riso (60,8%), il cacao (71,1%). Dietro queste cifre possiamo immaginare l'impoverimento di tanti Paesi Africani.
Dove sono diretti gli investimenti internazionali che rappresentano come il polso del cuore del mondo? Gli ultimi trent'anni vedono il commercio e gli investimenti internazionali pi� che raddoppiare, in percentuale sul Prodotto interno lordo (PIL) dei 12 Paesi pi� sviluppati del mondo. Intanto, l'Africa sub?sahariana vede declinare la sua quota di mercato mondiale. 1 12 Paesi pi� sviluppati attraggono tre volte quello che si investe in altri 176 Paesi pi� poveri. Si possono immaginare quali siano le conseguenze di questo fenomeno, sommato alla caduta degli aiuti su scala planetaria. Esse si deducono osservando la variazione del reddito pro capite a disposizione di un abitante dei Paesi pi� ricchi del mondo, che � triplicato, mentre, dagli anni Sessanta alla met� dei Novanta, quello di un cittadino di un paese del Sud del mondo � rimasto praticamente invariato. D'altra parte non pu� che essere cos�, visto che la globalizzazione ha s� prodotto ricchezza, ma in 55 paesi in via di sviluppo ha stimolato una crescita inferiore al 2% per 15 anni (1985-2000) e addirittura una crescita negativa in 23 Paesi.
Ma c'� una urgenza, che appare prioritaria rispetto a tutte le altre. L'Africa sta scomparendo a causa del diffondersi del virus dell'HIV/AIDS. In Africa non si muore solo a causa della malnutrizione e della guerra, ma anche per l'AIDS, che gi� colpisce in vario modo 30 milioni di persone. C'� un diritto basilare che in Africa viene sistematicamente negato, ed � quello alle cure. Nel caso degli affetti da AIDS � il diritto alla somministrazione di tutta la terapia, e non solo della monoterapia, esattamente come per chi vive m Occidente. Il diritto alle cure � un diritto umano, ma � anche il diritto pi� disatteso. Le cifre delle morti per AIDS hanno le dimensioni di un vero e proprio genocidio: 20 milioni di morti dal 1981 quando per la prima volta si diagnostic� la sindrome da HIV. Nel solo 2003 si calcola che i morti a causa dell'AIDS sono tra i 2,2 e 2,4 milioni di persone, mentre nello stesso anno in Europa per questa pandemia i morti sono stati tra i 2.600 e i 3.400.
Eppure, proprio sul fronte della cura dei malati di AIDS esistono segnali incoraggianti che vengono proprio dal mondo cattolico. Uno degli esempi pi� riusciti finora � quello della Comunit� di Sant'Egidio, che ha creato un programma efficace di cura dell'AIDS in Mozambico e che proprio in questi mesi sta estendendo ad altri Paesi africani. Mentre in molti hanno sostenuto fino a tempi recenti che in Africa offrire la terapia fosse impossibile, in quanto economicamente incompatibile, affermando che la prevenzione da sola sarebbe bastata a fermare la pandemia, la Comunit� di Sant�Egidio con il suo programma di cura dal nome evocativo, Dream, ha dimostrato esattamente il contrario. In Africa l'AIDS si pu� curare. 1 risultati raggiunti sono eccezionali, i migliori registrati in Africa, e per certi aspetti pi� soddisfacenti di quelli riportati in Occidente. Il 97% dei bambini. nati da madre sieropositiva ma sottoposta al trattamento, sono nati sani, e su dieci malati di AIDS che iniziano la terapia ben nove riprendono a vivere e lavorare grazie alla cosiddetta triterapia.
Come si � visto, nell'Africa attuale ci sono sul terreno tanti problemi, a cui si pu� certamente aggiungere quello dell'immigrazione. Ma nella visione della Chiesa l'Africa non pu� rimanere lontana, in preda alle sue crisi. Lo dimostrano iniziative come quella presa dal Card. Martino. N� si pu� continuare ad attribuire - come si fa da pi� parti - la responsabilit� di tali crisi agli africani stessi. Le parole del Papa richiamano al bisogno di sentire con pi� partecipazione le urgenze dell'Africa di oggi, ma anche di trovare quegli spazi di collaborazione e di incontro tra i popoli del mondo ricco, e in particolare l'Europa, e il mondo africano.
In questa direzione l'Europa pu� giocare un ruolo importante. Esiste infatti uno �spaz�o euroafricano�, che � nella realt� dei fatti e nella storia. E una realt� della storia e del futuro dei due continenti. Il passato coloniale, la comunanza di lingue e culture, la vicinanza geografica, l'immigrazione, legano Europa ed Africa. Il Continente nero ha scritto, nel suo futuro, innanzitutto un rapporto con l'Europa.
� importante che in Europa rinasca non solo una politica verso l'Africa, ma un sentimento di simpatia per l'Africa, un sentimento filoafricano, che dia spazio a questo Continente nei nostri orizzonti e nel nostro immaginario. Questo sentimento si collega allo sviluppo di un nuovo pensiero africano o euroafricano, capace di esprimere la connessione di destino tra i due Continenti.
Del resto, l'Europa non sar� tale senza posizionarsi in maniera chiara nei confronti dei mondi vicini, quello slavo-russo, quello arabo-musulmano, quello africano, quello nordamericano. L'Europa non si pu� pensare da sola. La sua storia la porta a vivere un'identit� non isolazionista, ma in continuo confronto con altri mondi e civilt�. L'Africa rappresenta un appuntamento decisivo per l'Unione Europea, per la definizione della sua identit� e della sua politica.
E l'Africa di oggi, nonostante i suoi tanti problemi e il suo squilibrio economico, � un Continente che va incontro al proprio futuro con una sua storia di indipendenza e, anche, di democrazia. La scoperta di un comune destino con l'Europa avviene su un piano di parit� e di collaborazione. L'Africa da sola, non ce la fa. Ma anche l'Europa ha bisogno dell'Africa.
Marco Impagliazzo
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