Comunità di S.Egidio


 

03/08/2004

EPPURE NON SONO OCCIDENTALI
UN EQUIVOCO CHE I TERRORISTI CAVALCANO

 

Nella loro folle geopolitica i terroristi islamici non vedono che nemici. Anche i cristiani orientali sono da loro arruolati nell�armata occidentale: forse che non si tratta pur sempre di cristiani? Cos� hanno colpito le chiese di costoro a Baghdad, dove altri cristiani erano giunti numerosi negli ultimi decenni da un Kurdistan in cui la vita si era fatta ormai impossibile. Li hanno colpiti anche a Mossul, antica capitale cristiana della Mesopotamia, ripartendo in modo equamente macabro i loro colpi: tra caldei, che � la comunit� maggioritaria, siriaci e armeni.

Il Novecento � ricordiamo � si era aperto con la tragedia dei cristiani d�Oriente massacrati nell�Anatolia turca, deportati nel deserto siriano, e uccisi in Mesopotamia. Gli armeni allora pagarono un pesante tributo di sangue. Ma anche i caldei, i siriaci, gli assiri furono duramente colpiti. Si infranse allora per sempre un�antica convivenza con i musulmani, mai facile ma resistente nei secoli. Le potenze occidentali si erano arrogate il diritto di protezione verso i cristiani rispetto all�autorit� ottomana e avevano cos� complicato ancora di pi� la situazione dei loro protetti. Subito dopo la prima guerra mondiale, assiri e caldei dell�Iraq si resero amaramente conto che la Gran Bretagna non avrebbe rispettato le promesse loro fatte durante il conflitto. L�Occidente infatti non aveva � e non ha � interesse per una politica "filo-cristiana".

Ma questo i terroristi islamici (che hanno colpito le chiese domenica) nella loro demente semplificazione non lo vogliono capire.

In realt� questi cristiani, in buona parte arabofoni, sono figli del mondo orientale e vivono in quelle terre da prima dell�islam. Sono espressione di un mondo in cui, nonostante le difficolt�, si stava insieme tra musulmani, ebrei e cristiani. Gli ebrei risultano completamente scomparsi dal mondo musulmano con la nascita d�Israele e per effetto dell�antisemitismo islamico. Sono rimasti i cristiani, amici del mondo musulmano e tanto identificati con questo Oriente. Hanno avuto una funzione storica di mediatori tra l�Oriente musulmano e l�Occidente. Si pensi al Libano. I cristiani hanno creduto nel nazionalismo arabo, anche quello del Baath: gli sembrava una difesa nei confronti dell�islamizzazione. Dagli anni Venti del secolo scorso si incamminavano per� sulla via dell�emigrazione: il che sta a dire che sentivano la loro vita in Oriente messa sempre pi� a rischio. Addirittura il Patriarca assiro vive negli Stati Uniti, e grandi comunit� cristiane orientali si sono formate in Occidente. E cos� gli antichi monasteri e le chiese (dove si celebrava una liturgia, quella siriaca e caldea, vicina alla cultura ebraico-aramaica) risultano non da oggi per buona parte abbandonati. Resistono a tutt�oggi alcune comunit� ancora legate a quella terra: i cristiani sono il 3% in Iraq, un po� di pi� in Egitto e in Siria, ancor meno in Terra Santa.

La loro difesa � stata sempre una priorit� per il Papa e la Santa Sede, mentre l�Occidente sembra non porsi affatto il problema delle ricadute delle proprie scelte sulle minoranze cristiane.

Queste stanno diventando un ostaggio? Sono condannate interamente a emigrare? Di certo la situazione di questi figli d�Oriente non � mai stata tanto drammatica. Il che � un pungolo per l�Occidente. Come lo dovrebbe essere per i musulmani, se non vogliono perdere la ricca pluralit� da sempre caratteristica dell�Oriente. Pace, democrazia e sicurezza per tutti possono ancora salvare il vero Medio Oriente, quello di una civilt� della convivenza, ed evitare quell�appiattimento folle e totalitario provocato dal terrorismo islamico. La presenza dei cristiani in Iraq ci ricorda che quella societ� ha una storia tanto pi� ricca dei fantasmi delle pulizie etniche e religiose.

Andrea Riccardi