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AGI |
10/08/2004 |
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�Le 28 vittime dell'altro ieri nel Canale di Sicilia sono solo le ultime: queste morti, infatti hanno ormai superato il numero di 938 dall'estate del 2001 e ogni volta sono state date sommarie notizie dalla stampa�. Lo afferma la Comunit� di Sant'Egidio che ricorda nella nota anche le altre innumerevoli vittime �che non hanno avuto n� la forza n� la possibilit� di mettersi in viaggio, da paesi come la Liberia, il Sudan dal Darfour, la Costa d'Avorio, la Sierra Leone da anni colpiti dalla guerra e dalla fame�. Ed esorta a chiamare queste persone �profughi in fuga da tutto questo, non clandestini come frettolosamente liquidati�. Rifugiati che �arrivano comunque in numero assai ridotto, poche migliaia l'anno, ed in questi anni sempre di meno�. Sottolineando che �queste presenze non minacciano certamente la sicurezza interna dei paesi di destinazione�, la Comunit� di Sant'Egidio, continua la nota, chiede �prima di tutto, all'Italia e complessivamente all'Europa, di esprimere forme di accoglienza appropriate, sia consentendo effettivamente l'esercizio del diritto di asilo ai richiedenti, sia comunque assicurando quelle forme di protezione umanitaria che gi� l'attuale legislazione proprio per situazioni come queste prevede�. Secondo l'organizzazione cattolica, �le politiche finalizzate all'incremento del controllo delle frontiere ed incentrate su accordi bilaterali con i paesi di partenza o di transito, che premiano con trasferimenti economici gli accordi di riammissione degli stranieri che arrivano in Europa, sono inadeguate e illusorie perch� non affrontano il nodo centrale dell'aiuto effettivo ai paesi di origine e sottraggono risorse all'aiuto umanitario ed alla cooperazione allo sviluppo�.
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