Comunità di S.Egidio


 

22/08/2004

Dibattito, dopo l'intervento del segretario della Cei
La pluralit� dei carismi una ricchezza inedita per l'Italia

 

La Veglia di Pentecoste del 1998 con il Papa costituisce nella storia dei movimenti e delle nuove comunit� un punto di non ritorno. Quella sera in piazza San Pietro, con un invito senza precedenti, Giovanni Paolo II chiam� le realt� laicali a celebrare insieme la festa dello Spirito Santo. Fu una festa bellissima e armoniosa, in cui la pluralit� delle espressioni e delle storie trov� un�unit� mai sperimentata prima. Da allora, dalla Pentecoste del 1998, i movimenti hanno cominciato a conoscersi di pi�, a stimarsi e ad amarsi con una forza rinnovata. Qualcuno allora parl� della fine di un�era, un�adolescenza che lasciava il posto alla maturit�. Ho ripensato a quel giorno, mentre leggevo quanto scrive monsignor Giuseppe Betori sulle colonne di questo giornale: "la variet� non appare pi� una minaccia, n� l�identit� propria un primato". Da quella pluralit�, manifestatasi a Pentecoste, nessuno si sent� pi� minacciato, anzi � partito un cammino "di operosa ricerca di incontro, di confronto, di collaborazione". Fin dall�inizio del suo pontificato Giovanni Paolo II aveva colto una novit� allora forse non cos� chiara, ma che si sarebbe presto manifestata nella Chiesa: la necessit� di riconoscere il valore del tessuto carismatico della Chiesa, che porta alla maturit�, quindi alla ricerca di vie di unit� tra i tanti movimenti laicali.

Alcune di queste aggregazioni laicali si sono, da qualche tempo, incontrate frequentemente con l�Azione Cattolica che ha un�altra storia rispetto alle nuove comunit�, ma � parte importante del vissuto ecclesiale italiano. Condivido quello che la presidente Paola Bignardi ha scritto su Avvenire: "Quella di oggi � un�unit� ben diversa da quella del passato: � una scelta di cammino; ossia un processo aperto e dinamico, non definibile a priori nei suoi obiettivi specifici, ma da costruire di continuo nel dialogo e nel confronto, con creativit�". � un�esperienza di unit� condivisa anche nella Comunit� di Sant�Egidio. E ne sono maturati gi� tanti frutti.

Molti movimenti e nuove comunit� hanno la loro origine in Italia. � un dato storico di cui tenere conto. Queste realt� ecclesiali dimostrano come la Chiesa che � in Italia sia una realt� in cui i laici hanno una loro forza e una loro vivacit�. Essi contribuiscono, anche attraverso queste nuove forme di collaborazione, ad impreziosire il gi� ricco vissuto religioso della comunit� italiana. Oggi i movimenti, pur nella loro diversit� e nel carisma di ciascuno, si sentono parte di un cammino che va al di l� del loro particolare. Non � tempo di sensi di superiorit� o di messianismi di gruppo o istituzione da parte di chicchessia. Ma, d�altronde, i "particolari" sono parte della vita di questa Chiesa. C�� necessit� � mi pare � di uno nuovo sguardo sulle realt� ecclesiali e sulle novit� manifestatesi dopo la Pentecoste del 1998. Le aggregazioni laicali sono molto diverse tra loro e non si tratta di una corporazione. C�� bisogno, da parte di tutti, di amare questa pluralit�, ricchezza per tutti. � quello che ho sentito nelle parole del segretario della Cei. Questo sguardo non � soltanto un aiuto a proseguire su questa via, ma un incoraggiamento a tanti laici che hanno impegnato la loro vita sul Vangelo, pur nei molti sentieri della Chiesa. � un invito a capire la bellezza della pluralit� nella Chiesa, che per questo suo essere tale non � meno unit�. Dobbiamo tutti, parrocchie, movimenti e altre espressioni della Chiesa, imparare ad apprezzare tale pluralit� e a viverla come "dono dall�alto". E, soprattutto, a spenderla in quella che � la grande priorit� per la nostra Chiesa: comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.

Marco Impagliazzo