Comunità di S.Egidio


 

29/08/2004


"Insieme per dire no allo scontro di civilt�"
Il presidente di Sant'Egidio Impagliazzo "Il dialogo � l'unica soluzione forte"

 

�Chi dialoga non � pi� debole, non ha paura. Non si ripara dietro le proprie frontiere geografiche, culturali, umane, ma si mette davvero in gioco�. Sa di lanciare un messaggio decisamente contro corrente di questi tempi il presidente della Comunit� di sant'Egidio Marco Impagliazzo. Sa che nella Milano dove i duemila volontari del movimento e l'arcidiocesi ambrosiana si preparano tra sette giorni a ospitare la diciottesima edizione dell'incontro �Uomini e religioni�, non sono in pochi a pensare che proprio la dimensione religiosa sia �una complicazione in pi�� rispetto alla pace. E invece per tre giorni, su invito del cardinale Dionigi Tettamanzi, esponenti di ogni credo, insieme a uomini della cultura, della politica e dell'economia, si riuniranno a Milano per mostrare che proprio nello sguardo rivolto verso l'alto sta la chiave di quel �nuovo umanesimo� che solo pu� costruire la pace. Sar� un ulteriore tappa di un cammino gi� lungo. �Abbiamo cominciato dopo il 1986 - ricorda Impagliazzo -, prendendo come programma la frase che il Papa disse quel giorno ad Assisi: "Mai pi� gli uni contro gli altri". Valeva per la guerra fredda di allora, ma vale forse ancora di pi� per il disordine imprevedibile dei tanti conflitti, scontri, atti di terrorismo di oggi�

�Uomini e religioni� torna a Milano dopo undici anni, ma in un contesto profondamente cambiato.

�Il 1993 era proprio l'anno in cui Samuel Huntington pubblic� il suo ormai celebre libro "Lo scontro delle civilt�". Da allora continuiamo a ripetere che questo tipo di atteggiamento � utile soltanto a chi vuole ripararsi dietro alle proprie frontiere. Noi pensiamo, invece, che nella situazione attuale, proprio perch� c'� davvero questo rischio dello scontro, sia necessario moltiplicare l'impegno per il dialogo. Mi ha colpito quello che scriveva qualche giorno fa Gaspare Barbiellini Amidei: dopo l'11 settembre - spiegava - � finito un mondo, ma non � finito il mondo. L'incontro di Milano si colloca proprio in questo scenario. Parleremo del coraggio di un nuovo umanesimo, del contributo culturale che come uomini di fede dobbiamo portare a questo mondo globalizzato. Perch� rimettere al centro la sacralit� della persona � l'unica vera risposta al fanatismo�.

� la prima volta che nel tema scelto c'� la parola coraggio. Una scelta emblematica?

�Siamo convinti che il dialogo esiga identit� forti e convinte. Il coraggio a cui facciamo riferimento � l'atteggiamento di un uomo e di una donna religiosi, convinti della propria identit�. L'esempio pi� grande � quello di Giovanni Paolo II: personalit� forte e proprio per questo uomo del dialogo�.

Per� oggi c'� proprio chi ammanta proprio di motivazioni religiose gesti violenti che seminano morte.

�� una realt� che non facciamo finta di non vedere. Per la prima volta, tra le tavole rotonde di Uomini e religioni, ce ne sar� una proprio su questo tema. Metteremo intorno a uno stesso tavolo ebrei, cristiani, un rappresentante dell'universit� islamica di Al Azhar e un ind� per riflettere su come disarmare il terrore a partire da una logica religiosa. Vorremmo che non ci si fermasse alla generica condanna, ma si approfondissero le motivazioni religiose di questo no alla violenza. Se questo succeder� potrebbe avere una risonanza importante anche lontano da qui�.

Che tipo di suggestioni pu� offrire all'incontro il fatto di svolgersi in una citt� come Milano?

�� una grande citt� europea: l'invito a Romano Prodi ha proprio questo tipo significato. Siamo a pochi mesi dall'allargamento a 25, crediamo che l'Europa debba ritrovare molte delle sue radici nel patrimonio religioso. E Milano ha una tradizione importante in questo senso. Ma � anche la capitale dell'economia, una dimensione che vediamo bene oggi quanto sia decisiva nel governo della globalizzazione. Credo che questa citt� esprima bene l'idea di un dialogo con i piedi ben piantati per terra: la tradizione del cattolicesimo ambrosiano, in questo senso, pu� essere una testimonianza molto eloquente�.

Giorgio Bernardelli