Comunità di S.Egidio


 

01/09/2004

LA TRE GIORNI DI MILANO
�Fanatici senza radici, la fede profonda cerca il dialogo�
Riccardi (Sant�Egidio): Sar� come Assisi �86, dall�incontro tra religioni emerger� il comune messaggio di pace

 

MILANO - Non fa un bel discorso da �vol�mose bene� e non evoca neppure il citatissimo Clash of Civilizations di Huntington, lo �scontro di civilt�, i valori dell�Occidente in pericolo eccetera. Cominciamo bene... �Gi�, mi rendo conto che fare i "buonisti" o parlare di scontri sia pi� facile, pi� popolare, vengono fuori bellissimi slogan�, sorride lo storico Andrea Riccardi, �ma purtroppo o per fortuna il mondo contemporaneo ci chiede di incontrare la realt�, e la realt� tende ad essere assai complessa...�. La Comunit� di Sant�Egidio e il suo fondatore vantano del resto una certa esperienza, in fatto di realt�, con 40 mila aderenti in 60 Paesi e un�attivit� di pacificatori autentici, dal Mozambico (�92) in avanti. Per questo, fra domenica e marted�, i vertici delle grandi religioni mondiali si incontreranno a Milano su invito di Sant�Egidio e del cardinale Dionigi Tettamanzi: �Dialogo, in fondo, significa anche incontrarsi e incontrare la realt�. E per rispondere alla complessit� del mondo contemporaneo c�� la grande intuizione che Giovanni Paolo II ebbe nell�86 ad Assisi�.

Il famoso �spirito di Assisi� che si ripropone nel XVIII incontro di Milano: cos��, professore?

�� un legame fra la preghiera e la pace, una sfida alle religioni perch� facciano emergere il loro messaggio di umanesimo e di pace. Quando il Papa riun� ad Assisi i leader religiosi del mondo c�era ancora la guerra fredda e si pensava che le religioni non avessero pi� alcun ruolo...�.

I fatti hanno dimostrato che non era esattamente cos�...

�Giovanni Paolo II lo disse fin da allora: la pace � un cantiere aperto. E noi sentimmo che quel cammino di Assisi doveva proseguire, tra le varie tappe ricordo Varsavia nell�89, poco prima che cadesse il Muro, Gerusalemme nel �95, l�incontro di Bucarest che nel �98 apr� la strada al primo viaggio del Pontefice in un Paese ortodosso... Ogni anno il Papa ci ha mandato il suo messaggio e all�inizio del 2002, dopo l�11 settembre, ha voluto riconvocare tutti quanti ad Assisi�.

E il rischio di relativismo culturale?

�Il relativismo si � sviluppato in tempi facili. C�� stato un relativismo laico, il dogma "pi� modernit� e meno religione", e anche un relativismo liberal per cui tutte le religioni erano uguali, intercambiabili...�.

Invece il mondo � complesso...

�La profezia per cui le religioni sarebbero scomparse non si � verificata, il mondo non � una grande Francia. � finito il mondo degli imperi e delle ideologie, ci avevano promesso una globalizzazione ordinata e siamo entrati in un mondo complicato e conflittuale. La tesi semplicistica dello scontro di civilt� nasce da qui: ha cercato di dare un ordine al disordine�.

L�Occidente di qua, l�Islam di l�?

�Appunto: come si fa a credere e pensare che l�Islam sia tutto uguale? Si tende a dipingere la Terra come nelle cartine coloniali: l�Inghilterra rosa, la Francia violetta, e tutto il resto dello stesso colore. Ma il mondo ha tantissimi colori�.

Con Mario Marazziti lei ha appena scritto �Eurafrica�. Che significa?

�Anche in questo caso, si tratta di non fissarci l�ombelico ma guardare la complessit�. Bisogna pensare un futuro insieme, come ha detto pi� volte Ciampi c�� un destino comune. Altro che il dibattito estivo: ci stiamo sempre pi� accorgendo che non � una immigrazione ma una migrazione, un�invasione che non ha radici nella frontiera, non � una questione di polizia, ma ha dietro il crollo del mondo africano. Certo che se noi rinunciamo di continuo agli aiuti, ormai ai minimi storici...�

Detto questo, come � possibile l�incontro?

�Il dialogo di Assisi non � un "mettiamoci d�accordo", un mercato delle religioni. � un incontro non scontato fra donne e uomini di religioni diverse in un mondo nel quale ci si vede, magari in tv e con diffidenza, ma non ci si incontra. E in questo cammino la sfida � andare in profondit� perch� non c�� dialogo senza identit� della propria fede�.

Ma le identit� forti non provocano gli scontri?

�No, pi� le identit� sono radicate pi� � possibile il dialogo. Suona come un paradosso ma � la vera risposta al terrorismo, alla barbarie: spesso i fanatismi sono espressioni religiose folli e senza radici vere�.

E ora?

�Ora sappiamo che le religioni sono importanti, l�uomo sradicato della globalizzazione cerca un�identit� anche in maniera fanatica. Non sappiamo dove sbattere la testa, la classe islamica a Milano, il velo in Francia... Ecco: a Milano, una grande citt� europea che vive il molteplice ed � abitata da una grande Chiesa, diciamo che non bisogna rinunciare alle proprie radici n� rifiutare le diversit� altrui: ma rientrare in se stessi per fare emergere l�uomo religioso e rivolgersi all�altro che sta accanto, porre le basi di una civilt� del convivere. Tutte le fedi riflettono sulla libert� come appello all�uomo. In fondo vorrei maturasse uno sguardo pi� profondo, pi� spirituale: potr� sembrare inattuale, ma credo che il mondo abbia bisogno di donne e uomini sapienti�.

Gian Guido Vecchi