Comunità di S.Egidio


 

03/09/2004

JESUS n. 9 - Dossier: Il coraggio di dirsi fratelli
Verso un nuovo umanesimo

 

La pace � una aspirazione antica degli uomini e dei popoli. Spesso ha rappresentato un�utopia irraggiungibile in una vita consegnata alla violenza se non alla guerra. La violenza marca la storia. Lo si vede dall�inizio della Bibbia con i due fratelli, Caino e Abele, l�uno assassino dell�altro. Eppure, nella sua crudezza, il racconto biblico ricorda che sono sempre fratelli. La Bibbia annuncia a un mondo violento e carico di ostilit� che c�� un solo Dio, padre di tutti gli uomini, i quali sono fratelli. Ma i fratelli non possono uccidersi.

I saggi d�Israele ricordano che c�� un�alleanza comune a tutti gli uomini, anche quelli che non condividono l�alleanza di Abramo: la cosiddetta alleanza noachica, dal nome di No�, con cui Dio fece un patto dopo il devastante diluvio. E ogni volta che si vede in cielo l�arcobaleno, si ricorda quell�alleanza. Nel suo cuore � scritto: Non uccidere, �Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domander� conto, ne domander� conto; ne domander� conto a ogni essere vivente e domander� conto della vita dell�uomo all�uomo, a ognuno di suo fratello� (Genesi 9,5). E poi solennemente si aggiunge nel versetto seguente del libro della Genesi: �Chi sparge il sangue dell�uomo, dall�uomo il suo sangue sar� sparso, perch� a immagine di Dio Egli ha fatto l�uomo�.

Sono parole impresse nel cuore, che marcano le religioni e le culture dell�umanit�. Malgrado le derive pi� violente, questo solenne ammonimento � restato impresso nella coscienza di non pochi. � impressionante che queste parole si ritrovino sulla bocca di Ges�, quando ferma il discepolo che lo difende con la spada al momento dell�arresto: �Rimetti la spada nel fodero, perch� tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada� (Matteo 26,52). La violenza suscita violenza, anche se sembra risolvere i problemi sul momento. I semi della violenza avvelenano la storia dei popoli e portano stagioni di pi� grandi violenze.

Ma la storia dei popoli � stata contrassegnata dalla violenza. Nello stesso mondo nato dalla predicazione del Vangelo guerra e violenza sono state tanto praticate e legittimate. Le parole del Vangelo spesso sono rimaste alla superficie della vita. Diceva Giovanni XXIII: �Non � il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio�. I cristiani hanno cominciato a comprendere meglio il Vangelo proprio nel Novecento, confrontandosi con gli effetti distruttivi dei conflitti. Basta scorrere i messaggi dei Papi del XX secolo per accorgersi di un pensiero costante: si va dall��inutile strage� di Benedetto XV nel 1917 sino a Pio XII (�Tutto � perduto con la guerra, niente � perduto con la pace�), per arrivare alla Pacem in terris di Giovanni XXIII e al �Mai pi� la guerra!�, gridato da Paolo VI all�Onu, e concludersi con gli accorati appelli di Giovanni Paolo II contro la guerra.

Nella guerra � � l�esperienza dei due conflitti mondiali, ma non solo � divengono facili i fatti pi� abominevoli: si pensi alla strage degli armeni e dei cristiani nel 1914-18 e alla Shoah durante il secondo conflitto. L�orrore della guerra si � diffuso tra larghi strati delle popolazioni, nonostante le forti propagande bellicistiche. Scriveva un fante italiano durante la Prima guerra mondiale: �Si chiama guerra perch� si finisce sotto terra�. Di tempo in tempo, sembra riaffiorare nelle coscienze la saggezza profonda dell�orrore della guerra (vorrei dire secondo l�alleanza di No�), un retaggio prezioso dell�umanit�. Il sentire della Chiesa si congiunge a quello della gente, specie a quello di tante donne, che hanno sempre percepito la guerra come un�attivit� brutale e prevalentemente maschile. Nei periodi di conflitto, le Chiese sono divenute un�arca di speranze e invocazioni di pace. Perch� i credenti hanno sempre avuto fiducia, anche nei momenti pi� feroci, che la pace fosse possibile. Infatti la pace � l�assenza della guerra, ma � anche una realt� spirituale e sociale, che pu� essere conservata e coltivata in s� e attorno a s� durante la guerra.

La pace � un�invocazione, una necessit�, un sogno. Ma � anche la via pi� ragionevole per l�umanit�. Anche il pensiero laico ha scoperto con maggiore evidenza il bene della pace e l�orrore della violenza. Il Novecento, nonostante i forti nazionalismi e le ideologie totalitarie (che divenivano passioni distruttive come il nazismo o il comunismo), ha visto un pensiero laico o socialista sulla pace. Nel mondo delle religioni non cristiane l�ideale di pace ha trovato maggior risalto. Basterebbe il nome di Gandhi, il cui pensiero ha avuto tanta influenza anche nel mondo cristiano (ad esempio su Martin Luther King). L�idea che sia possibile raggiungere la pace attraverso il dialogo e il diritto si � andata sempre pi� affermando. Questo � stato lo scopo delle due grandi organizzazioni internazionali, nate dopo le guerre mondiali, la Societ� delle Nazioni e l�Onu.

Un grande italiano, Luigi Sturzo, per nulla proclive ai sentimentalismi, si chiedeva se non fosse possibile arrivare gradualmente all�abolizione della guerra, come era avvenuto per la schiavit�. Un tempo sembrava impossibile ed economicamente rovinoso arrivare alla fine della schiavit�, eppure la storia non ha confermato queste previsioni pessimistiche. Non si potrebbe abolire allo stesso modo la guerra?

La lunga guerra fredda, che aveva preso l�avvio dopo il secondo conflitto, sembrava mostrare che una pace limitata era possibile con l�equilibrio delle potenze atomiche. Non si evitavano per� altre guerre, regionali o locali, che colpivano le regioni del Sud e dell�Est del mondo. Con la caduta del Muro, nel 1989, la grande pace sembr� vicina.

Ma non � stato cos�. Gli anni Novanta sono stati contrassegnati da vari e gravi conflitti: la guerra � arrivata in Europa, nei Balcani. Il terrorismo (un fenomeno accesosi pi� volte nel Novecento) � divenuto sempre pi� aggressivo sino a quell�11 settembre 2001 e alla stagione in cui siamo. La pace, in questo nostro tempo, � qualcosa di molto complesso. Infatti, tanti possono fare la guerra. Spesso al conflitto politico si preferisce quello armato. Circolano tante armi di tutte le misure e prezzi. � possibile fabbricare, anche su scala domestica, armi micidiali. Gli attori di conflitti e di violenze permanenti sono gruppi politici o etnici, mafie, signori della guerra, fanatici, movimenti ideologici. Davvero tutti possono fare la guerra e destabilizzare interi Paesi. Ad esempio la Colombia, pur prospera nel quadro latinoamericano, � da decenni preda di guerriglie e di movimenti antiguerriglia. In Africa gruppi armati destabilizzano Stati pi� o meno fragili.

Naturalmente ci sono conflitti sotto i riflettori, come quello in Iraq, e altri dimenticati, come quelli africani. Il fatto pi� rilevante � che la potenziale minaccia alla pace pu� venire da tante parti. Bisogna, allora, allargare il consenso alla pace e combattere contro le ragioni della guerra.

La povert� e la disperazione sono un terreno di sviluppo della violenza, del terrorismo e della guerra. La guerra � madre della povert�, perch� la crea; ma � anche figlia della povert� e della disperazione. La violenza cresce nell�anonimato delle grandi citt� senza lavoro e senza futuro. Le mafie e le organizzazioni del crimine sono spesso reti a cui si aggrappano disperati, marginali. Il vuoto spirituale e il disorientamento favoriscono passioni cariche di odio. Ci sono rudimentali culture dell�odio che motivano la violenza. Ci sono rappresentazioni folli (ma purtroppo diffuse) che indicano i nemici da abbattere. Un esempio: i cristiani iracheni (arabofoni e in quel Paese da prima dell�islam) colpiti dal terrorismo islamico come parte dell�"armata crociata" dell�Occidente.

Per costruire la pace � necessario ridurre la �violenza dell�economia� (espressione di Michel Camdessous, gi� direttore generale della Banca Mondiale) che condanna milioni e milioni di persone a una povert� disperata. E bisogna costruire un senso sacro della vita umana e della pace.

Giovanni Paolo II ha invitato le grandi religioni mondiali a compiere quest�opera nel 1986, quando ad Assisi le chiam� a pregare per la pace le une accanto alle altre (�mai pi� le une contro le altre�, disse). La cultura considerava, sulla scia della secolarizzazione, che le religioni fossero fenomeni in via di estinzione. Il Papa invece ne colse il ruolo per motivare la pace o la guerra. Dalla fine degli anni Ottanta si sarebbe visto con chiarezza come le religioni potevano diventare uno strumento e una legittimazione per la guerra. Stare gli uni accanto agli altri in pace e in preghiera faceva emergere dalle tradizioni religiose quel messaggio di pace che potrebbe considerarsi l�alleanza di No�: �Chi sparge il sangue dell�uomo, dall�uomo il suo sangue sar� sparso�. � un messaggio che chiama a condividere un senso sacro della pace e della vita.

Questo sforzo generoso � stato smentito dal clima di guerra e di terrore in cui siamo? Al contrario, l�eredit� di Assisi � un richiamo alla responsabilit� dei credenti di fronte alla pace esistente e alla speranza innanzi alle guerre in cui siamo ancora immersi. � soprattutto un invito ai leader e ai credenti di tutte le religioni perch� si lascino coinvolgere in quello spirito di pace, tutt�altro che estraneo alle loro tradizioni di fede. Nonostante le violenze del nostro tempo, oggi l�aspirazione alla pace e l�orrore per la violenza sono diffusi pi� che mai. Lo sviluppo dei media ci avvicina ai conflitti pi� lontani. La grande mobilit� e la comunicazione dei nostri tempi, in un certo senso, ci rendono d�altra parte vulnerabili. Va maturando un senso del destino comune dell�umanit� di fronte a queste sfide.

Insomma, c�� un nuovo umanesimo da costruire in questo mondo senza frontiere ma in cui, paradossalmente, risorgono tanti confini. La pace � al centro di questo umanesimo. Il cristianesimo contemporaneo non � chiamato a dare tutte le soluzioni, quanto a parlare al cuore dell�uomo, ad aprirlo al Signore e ai suoi fratelli: la pace si riceve come dono nel profondo. Ci si incontra con i credenti di altre religioni che vivono anch�essi la vicenda travagliata del nostro tempo. Scontro o incontro? Un nuovo umanesimo ha un appuntamento decisivo nel cammino che parte da Assisi tra l�accostamento familiare, la preghiera e la pace... E si riscopre, gli uni accanto agli altri, quell�antica alleanza di No� scritta nei cuori: �Chi sparge il sangue dell�uomo, dall�uomo il suo sangue sar� sparso...�. � la parola che i cristiani ascoltano dalla bocca di Ges� nell�ora dell�arresto. Questo umanesimo dell�incontro diventa un clima, un senso sacro della vita e della pace, che si allarga e coinvolge i cuori in un mondo pur inquinato da odi e passioni. Come gli spostamenti anche di pochi millimetri nel profondo della terra provocano terremoti, cos� questi processi spirituali possono indurre grandi cambiamenti in un mondo minacciato dai conflitti e da tanto odio.

Andrea Riccardi