Comunità di S.Egidio


 

03/09/2004

JESUS n. 9 � settembre 2004
Dialogo, via della Chiesa
Per iniziativa della Comunit� di Sant�Egidio e dell�arcivescovo della diocesi ambrosiana, cardinale Dionigi Tettamanzi, Milano raccoglie dal 5 al 7 settembre l�eredit� di Assisi in un tempo difficile, denso di contrasti tra civilt� e fedi. Un�occasione per ridare forza al dialogo (nostra elaborazione).

 

Giusto 40 anni fa, il 5 agosto 1964, Paolo VI confidava durante l�udienza generale, a Castelgandolfo: �Abbiamo finalmente terminato di scrivere quello che noi pensiamo debba fare oggi la Chiesa per essere fedele alla sua vocazione e per essere idonea alla sua missione�. E suggeriva: �Possiamo forse intitolare questa enciclica "le vie della Chiesa"�. Si riferiva all�Ecclesiam suam, manoscritta interamente da Papa Montini, che la promulg� il giorno dopo quella confidenza significativa. Basta scorrere le sue pagine per cogliervi una robusta e sicura riflessione sulla Chiesa, illuminata da un grande sogno: �La Chiesa deve venire a dialogo con il mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio�. Con tratti rapidi ed efficaci, Paolo VI esprime l�identit� della Chiesa e la sua solidariet� con il mondo, distinta e unita a un tempo: �Questa distinzione non � separazione. Anzi non � indifferenza, non � timore, non � disprezzo. Quando la Chiesa si distingue dall�umanit�, non si oppone ad essa, anzi si congiunge�. � la via del dialogo. � soprattutto questo principio che viene riaffermato e che rappresenta la stagione dell�incontro diretto, di cui continua a essere protagonista Giovanni Paolo II. Fin da quel 27 ottobre 1986, quando convoc� ad Assisi i rappresentanti di tutte le religioni del mondo per una giornata di comunione nella preghiera per la pace.

La Comunit� di Sant�Egidio ne ha raccolto l�eredit� e ha continuato a vivere e a promuovere lo spirito di Assisi negli incontri annuali "Uomini e religioni", raccogliendo sempre pi� uomini e donne di fede, uniti dal desiderio di costruire insieme vie di pace. Questa sorprendente iniziativa � che ha fatto sosta, di anno in anno, in diverse citt� europee e mediterranee fino a quella che si celebra a Milano dal 5 al 7 settembre di questo 2004 � ha collocato la Chiesa nel solco del Concilio Vaticano II, dichiarando di fatto che il suo rapporto con il mondo non si instaura con la conquista e il dominio, n� con gli anatemi, ma con il dialogo. Lo teme solo chi, pi� o meno consapevolmente, � insicuro a proposito della propria identit�, della tenuta dei propri pi� intimi convincimenti. In un tempo e in contesti sociali segnati dal pluralismo della cultura e delle religioni, piaccia o non piaccia, al confronto non ci si pu� sottrarre; la nostra identit� culturale e religiosa si forgia e si consolida solo dentro e attraverso il confronto. Salvo contentarsi di un�identit� sbiadita e precaria, prodotto di stanche abitudini e di estenuate tradizioni, non supportate da convincimenti profondi e radicati. Il dialogo dovr� sempre costituire un confronto reciproco: non tutte le differenze sono delle opposizioni e l�altro deve essere valorizzato in quanto altro, cio� nella sua identit�. Solo all�interno di tale convinzione i cristiani � per i quali il vero fondamento del dialogo � l�amore di Dio che abbraccia l�intera umanit� � accolgono la reciprocit� dell�influenza fra tutte le religioni. Ma non � solo una questione religiosa. � la chiave della sopravvivenza del pianeta. Per questo, a chi, anche all�interno della comunit� ecclesiale (prelati compresi), vorrebbe fare a pezzi gli "spensierati" cultori del dialogo poniamo una domanda ineludibile, la stessa che eccheggia in ogni incontro "Uomini e religioni", da Roma 1987 a Milano 2004: per assicurare un futuro di pace per tutti noi, oggi e per le generazioni future, avremo un�altra scelta che non sia quella della convivenza e del dialogo?

Vincenzo Marras