Comunità di S.Egidio


 

04/09/2004

IL COMMENTO
Le ragioni di una nuova convivenza
Torna a Milano la carovana tenace e appassionata di pace di religiosi, scienziati, economisti, diplomatici, professori, artisti e uomini di cultura, cui si aggiungono esponenti politici chiamati forse pi� ad imparare che a diffondere il loro verbo

 

Tra poco saranno vent�anni da quando papa Wojtyla ebbe l�intuizione di chiamare per la prima volta ad Assisi i leader delle religioni mondiali per pregare insieme e scongiurare il pericolo di una nuova corsa agli armamenti. Merito della Comunit� di Sant�Egidio � stato di trasformare questo seme in un appuntamento annuale che riunisce di volta in volta nelle varie citt� del mondo "uomini di buona volont�", chierici o meno, di varie fedi e culture. Non c�� nulla di rituale in questo appuntamento. Ai leader macho, che sfoderano pose da combattenti e si drogano ripetendo slogan sullo scontro di civilt�, questi convegni potranno apparire riunioni di discussioni inutili, ma Andrea Riccardi, leader di Sant�Egidio, ama ripetere che la Chiesa non fa del pacifismo di maniera. Al contrario, dall�esperienza storica la Chiesa ha sempre pi� compreso che �la guerra lascia il mondo peggiore di come l�ha trovato�. E questo � tanto pi� valido nell�era della barbarie terrorista e delle "guerre preventive". C�� un bisogno di realismo e una gran voglia di concretezza proprio nello sforzo tenace di portare a confronto i pezzi pi� vari del mosaico della globalizzazione, spingendoli a ragionare insieme, ad esporre le proprie ragioni ed ascoltare quelle altrui, a non temere il dialogo con l�avversario, a riflettere sulla potenza produttiva della riconciliazione e sull�utilit� ? s�, proprio sull�utilit� concreta ? di gestire responsabilmente e comunitariamente lo sviluppo del pianeta. Al fondo c�� un�altra convinzione profonda di Giovanni Paolo II: che le religioni o agiscono affratellate al servizio dell�uomo attingendo ai propri valori spirituali oppure rischiano di essere manipolate e stuprate al servizio di pulsioni disumane e corrotte dal fanatismo. Ma le giornate promosse da San�Egidio vanno anche al di l� del perimetro delle religioni e delle fedi. Volutamente. Chiamare al "coraggio di un nuovo umanesimo" vescovi e rabbini, imam e shintoisti, uomini di tradizione liberale o socialista, rappresentanti delle correnti culturali pi� svariate dell�Asia e dell�Africa significa affrontare l�agenda dell�ora presente. Il mondo � troppo complesso e troppo radicate sono le identit� di popoli e culture dei cinque continenti perch� il malessere e le tragedie contemporanee possano essere risolti da un "patto dell�Occidente contro i cattivi del mondo" come immaginano alcuni con scarso realismo. No. Soltanto un�idea condivisa di umanit� e di benessere comune, soltanto la coscienza di un�interdipendenza fruttuosa e rispettosa del patrimonio di ciascuno pu� fare il deserto intorno ai "tagliatori di teste", pu� abbattere i nuovi idoli del sangue e della violenza. Si parler�, dunque, qui a Milano di pace e cristiani, lotta alla povert�, Africa e Aids, scienza, impresa, informazione, bioetica e nuove guerre, globalizzazione e pena di morte, dell�Islam in Europa e del conflitto israelo-palestinese, ma anche di preghiera, di arte, di bellezza, di monoteismi e di uguaglianza. In una Babele apparente che riflette semplicemente la vastit� di un mondo, che � un immenso cantiere. Dice il cardinale Tettamanzi, il quale ha seguito con sensibilit� la stagione tumultuosa del G-8, che l�unica via umana per combattere la violenza � il dialogo. Contrapporre violenza a violenza non conduce a nulla ed � disumano. Completa Andrea Riccardi, sottolineando che il mondo d�oggi ha molte "fratture", che passano attraverso ciascun popolo e ciascuna cultura. Ecco perch� dialogare non � buonismo, ma impegnarsi in un lavoro duro per ritrovare le ragioni di una nuova convivenza.

Marco Politi