�In queste ore di comprensibile paura bisogna avere il coraggio di confrontarsi, di dialogare. Non vedo un'altra strada - che sia una strada umana - capace, in termini di efficacia, di risolvere i problemi. Perch� la strada della violenza per superare un'altra violenza non � una strada umana�. Cos�, affrontando brevemente il tema del terrorismo e, pi� in generale, dei tormentati rapporti umani del nostro tempo, ieri il cardinal Dionigi Tettamanzi ha anche idealmente introdotto l'incontro internazionale �Religioni e culture: il coraggio di un nuovo umanesimo� promosso dall'arcidiocesi di Milano e dalla Comunit� di Sant'Egidio. L'incontro, della durata di tre giorni, si aprir� domani al Teatro degli Arcimboldi, dove il cardinale arcivescovo di Milano interverr� assieme al presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Camillo Ruini, e al rabbino capo di Israele Yona Metzger. Un segno immediato - ma non il solo - della natura interreligiosa dell'incontro, che si svolger�, come ha detto ieri ai giornalisti l'iniziatore della Comunit� di Sant'Egidio Andrea Riccardi, nell'intento di far prevalere le ragioni della pace, grazie anche a un dialogo sempre pi� fitto e pi� schietto, e alla comune preghiera. Quella preghiera che, a Milano, culminer� la sera di marted� nella processione di pace sino a Piazza Duomo che fonder� gli oranti di tradizioni religiose diverse. Un esempio luminoso, e si spera contagioso, di come si possano superare contrasti vecchi e nuovi, ed evitare i rischi di strumentalizzazione. �Le religioni - ha detto Riccardi - possono essere acqua che spegne l'incendio della violenza e della guerra, ma possono pure diventare benzina che attizza il fuoco dell'odio. Ce ne siamo accorti gi� in passato. In questo senso le religioni sono chiamate a una grande responsabilit� verso la pace. Vale e vive sempre la memoria operante, profetica, dello "spirito di Assisi"�.
�Lo "spirito di Assisi" - ha aggiunto Riccardi - che Giovanni Paolo II ha suscitato nel 1986 nella citt� di San Francesco, parla di un incontro semplice e vero tra le religioni. Non si tratta, e dunque non si tratter� nemmeno qui a Milano, di una rinuncia alla propria identit�, in un sincretismo buono soltanto per laboratori intellettuali�. La nascita dell'iniziativa di Sant'Egidio, proseguita poi ogni anno in sedi diverse (si possono ricordare Roma, Varsavia, Bucarest, Lisbona, Barcellona), risale appunto ad Assisi, quando, il 27 ottobre 1986, si svolse la prima giornata di preghiera per la pace: allora vi parteciparono 50 rappresentanti di Chiese cristiane (oltre ai cattolici) e 60 esponenti di altre religioni.
Quest'anno, oltre a quella di diversi esponenti religiosi, � prevista la presenza di pi� di trecento protagonisti del mondo della cultura e della vita civile, i quali, in tre giorni, animeranno con l'aiuto del pubblico ben 36 �panels� di respiro internazionale, su temi di attualit� spesso scottante. �Si rinnova qui - ha commentato il portavoce di Sant'Egidio, Mario Marazziti - l'occasione di accrescere le proprie conoscenze e, soprattutto, di andare in profondit� nella propria comprensione religiosa e, da l�, trovare nuove ragioni per comprendere l'altro, per svuotare le ragioni della diffidenza e della guerra in un tempo in cui il terrore � diventato di casa�.
Come il cardinal Tettamanzi, monsignor Francesco Coccopalmerio, vescovo ausiliare diocesano e vicario episcopale per l'ecumenismo insiste sulla necessit� del dialogo quale �unica via�, una via che a Milano, �dove c'� il culto del dialogo�, si dovrebbe percorrere pi� agevolmente. Ma anche a Milano, �dove le Chiese si sentono da tempo veramente sorelle�, tira oggi un'aria venata di paura e di violenze diverse. Pu� esser considerata violenza, ad esempio, l'identificazione dell'Islam con il terrorismo, e viceversa. Ma, ammonisce il cardinal Tettamanzi, �non basta parlare di Islam in termini generali, perch� il riferimento, poi, � alle persone, al contesto in cui vivono... Da questo punto di vista non possiamo dimenticare che il vero problema non � il terrorismo in s�, ma le cause che generano il terrorismo�.
Restando in tema, sollecitato da un giornalista, il cardinale arcivescovo ha risposto al titolo comparso ieri sulla prima pagina di un quotidiano milanese, che suonava �Il cardinale ospita l'amico dei terroristi�, riferendosi a un esponente islamico, Taha Jaber al-Alwani (definito invece come innocuo e �utile al dialogo� dagli organizzatori della �tre giorni�). �Sono rimasto dispiaciuto - ha detto il cardinal Tettamanzi - di quel titolo. In particolare qui a Milano, in questo incontro, non ci sono terroristi, non ci sono amici dei terroristi, ma soltanto persone che hanno la buona volont�, la sincerit� e l'impegno concreto di confrontarsi su problemi che interessano tutti quanti, attraverso il dialogo. Un dialogo razionale da parte di persone che vogliono impegnarsi per costruire la pace, non certo per alimentare la violenza�.
In conclusione, l'incontro milanese si annuncia insieme carico di aspettative e di grande complessit�, da affrontare senza illusioni ma anche con straordinaria fiducia nella forza di quel dialogo che, ha ricordato Marazziti, non � mai la scelta dei deboli e degli spaventati. Il dialogo, ha aggiunto, �� anche un modo per fare entrare frammenti di un futuro migliore mentre il cielo sembra plumbeo e senza spiragli�
Elio Maraone
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