Comunità di S.Egidio


 

04/09/2004


"Paurismo" irresponsabile. Serve distinguere per vincere.

 

E'innegabile che stiamo attraversando una fase drammatica nella guerra che il terrorismo ha deciso di scatenare contro la convivenza civile. E non infondato appare affermare che l'attuale stagione segna un momento di svolta in questa lotta mortale condotta contro la civilt� umana, nelle molteplici civilizzazioni in cui essa ha saputo manifestarsi. L'ultima tragica settimana in particolare ha segnato una vera e propria escalation del terrore, quasi volesse dare corpo a un disegno che deliberatamente mira a confondere per confonderci, a confondere le cose per confonderci le idee. Dietro questo disegno opera la consapevolezza che quanto pi� saremo confusi e impauriti tanto meno riusciremo a sconfiggere il terrorismo. Onestamente non crediamo in vergognosi distinguo tra queste e quelle vittime del terrorismo, n� la nostra condanna della barbarie pu� dipendere dal fatto che le vittime siano a noi ideologicamente pi� o meno vicine. Pensiamo che persino quando ci� per cui i terroristi affermano di volersi battere � in s� meritevole di attenzione (come nel caso del diritto dei palestinesi alla propria patria o di quello dei ceceni alla propria libert�), la scelta della tecnica omicida resta inaccettabile e squalifica quella causa. Ma sappiamo anche che distinguere � il primo passo per conoscere. E senza conoscenza non pu� esserci vittoria vera e sperabilmente definitiva contro i terroristi, qualunque sia la loro provenienza, il pretesto nel cui nome assassinano gli inermi. Sappiamo che le semplificazioni e il sensazionalismo non portano ad altro che ai vicoli ciechi dell'insipienza o dell'ipocrisia. Il mondo � maledettamente pi� complesso di quanto credono e vorrebbero farci credere coloro per i quali l'Occidente, l'America o Bush, con i loro alleati, sono sempre e comunque colpevoli. Ed � anche fortunatamente pi� ricco e variegato di quanto lo dipingono gli allarmisti di professione, quelli per cui vale sempre la peggiore logica della �Frontiera�: l'unico indiano buono � l'indiano morto�

Potremmo definire il primo atteggiamento una sorta di caricatura dell'ingenuit� e il secondo un allarmismo finalizzato a creare paura: due facce dello stesso errore, due modi sbagliati di interpretare i fatti e le logiche che li governano. Due �lussi� che non possiamo permetterci di questi tempi. In questi giorni la galassia di certo pacifismo acritico ha dovuto tragicamente prendere atto di dove porta la debolezza politica e la povert� culturale del �n� n�. Non si pu� essere infatti neutrali rispetto alla guerra scatenata dal terrorismo contro la civilt� e va denunciato con forza certo professionismo dell'ingenuit�. Allo stesso tempo dobbiamo sottolineare che la spavalderia allarmistica suona altrettanto devastante. Peggio ancora � il �paurismo� malizioso volto a offrire facili conferme a clich� preconfezionati. Ieri un quotidiano milanese, a proposito dell'iniziativa che la Comunit� di Sant'Egidio sta organizzando a Milano, titolava: �Il cardinale ospita l'amico dei terroristi�, attribuendo a uno degli invitati arabi una correit� che non risulta - pare - neppure agli organi di sicurezza (si veda per questo l'intervista all'interno al prefetto di Milano). Sono accuse che sarebbero ridicole se non fosse cos� tragico il momento che stiamo vivendo. Ma che invece, fatte oggi, suonano come irresponsabili. Qui vogliamo solo ribadire un punto che riteniamo decisivo per sconfiggere questo cancro, in cui persino le vite dei bambini diventano semplici �mezzi� per recapitare rivoltanti messaggi ricattatori. Il terrorismo potr� essere vinto solo se, mentre non ci sottraiamo alla lotta in tutte le forme che saranno necessarie, cerchiamo per� gli interlocutori al fine di fare terra bruciata intorno al nemico. E per riuscirci dobbiamo rifuggere le semplificazioni opposte. Dobbiamo, ecco il punto, imparare a distinguere: per conoscere e per vincere.

Vittorio Parsi