Comunità di S.Egidio


 

05/09/2004

L�INTERVISTA
Il vescovo Coccopalmerio: insieme vinceremo paura e sfiducia.

Ecco il nostro messaggio contro guerre e terrore
Non dobbiamo fermare il dialogo anche se il male pare inarrestabile

Incontreremo anche persone che hanno assunto posizioni discutibili ai nostri occhi di occidentali.
La nostra citt� � un�oasi di pace e d� l�esempio sul rapporto con le altre chiese e la comunit� ebraica.

 

�Milano capitale della pace e del dialogo fra le fedi e le culture. Una grande tradizione che da oggi si rinnova. Il coraggio di chi si mette in ascolto dell�altro sconfigger� il male e la paura�. Sono parole di fiducia e di speranza quelle che spende, nel giorno in cui inizia un vertice internazionale fra 500 leader religiosi e politici arrivati da tutto il mondo, Francesco Coccopalmerio, il vescovo ausiliare delegato dal cardinale Dionigi Tettamanzi per l�Ecumenismo e il dialogo �Noi invochiamo la pace ma nel mondo continua la guerra. Si uccidono i bambini, il male sembra inarrestabile. C�� una sproporzione enorme fra le nostre parole e quel che succede ogni giorno. Eppure, noi uomini di fede, da Milano vogliamo lanciare un messaggio di speranza, vogliamo fare un altro passo verso la pace�. Francesco Coccopalmerio, vescovo ausiliare e delegato per l�ecumenismo e il dialogo, sceglie con cura le parole nel suo ufficio al primo piano della Curia arcivescovile. Tocca a lui tirare le fila, spiegare il filo logico della tre giorni di riflessione e preghiera che da oggi prende il via a Milano, con 500 leader delle grandi religioni arrivati da tutto il mondo per discutere e per togliere ogni legittimit� a chi associa alla parola guerra l�aggettivo �santa�. Coccopalmerio spiega: �Nessuna religione autorizza l�uccisione di altri uomini. Non c�� Dio che giustifichi l�omicidio, il combattimento, la cultura della morte e della violenza. Questa � la verit� che vogliamo gridare, di cui vogliamo parlare con gli uomini delle altre fedi�.C�� chi non capisce la vostra ostinata voglia di dialogo. Che cosa risponde?�Sono state dette, da una certa parte, cose scomposte sulle intenzioni di questo vertice che si ripete da 18 anni, dopo il primo nell�86 ad Assisi. E noi possiamo anche capire che, in questo clima diffuso di paura, in questo crescendo di fatti spaventosi, sia maturata una sfiducia nel confronto pacifico. Ma il nostro compito � quello di portare avanti la strategia del dialogo, anche quando dialogo non � facile�. Tettamanzi ha parlato del �coraggio di incontrarsi su ci� che fa la differenza�. Che cosa significa questa frase?�In questi giorni avremo la possibilit� di conoscere voci molto diverse, uomini di fede e politici. Ci saranno forse alcune persone che hanno assunto posizioni discutibili. Ma noi crediamo nel confronto anche con chi non la pensa come noi, anzi riteniamo che sia utile parlare con chi vive altre esperienze: se san Francesco non avesse parlato con il lupo, non sarebbe riuscito ad ammansirlo. Noi abbiamo fiducia che sar� un confronto costruttivo, contiamo sulla capacit� di ascolto e di autocritica dei nostri interlocutori�.In questa citt� il dialogo fra le fedi � una realt� consolidata. Non � un caso che sia stata scelta per questo incontro.�Milano � un�oasi di pace e di luminosit� per l�ecumenismo e per i rapporti con la comunit� ebraica. Abbiamo un consiglio ecumenico nel quale sono rappresentate 17 chiese cristiane che lavorano assieme da anni. A giugno siamo stati a Gerusalemme per un cammino di pace che ha costituito un prologo a queste giornate di dialogo interreligioso�.E con l�Islam come sono i rapporti?�Come diceva il cardinale Martini fin dal 1990, il dialogo con i musulmani � necessario, d�obbligo. Bisogna parlare molto e capirsi bene con loro. Bisogna far capire agli interlocutori che il dialogo deve maturare. Questa citt� ha una grande tradizione di disponibilit� al confronto con le altre culture, ma � anche molto esigente. Non tollera nessun tipo di fondamentalismo. Sa essere generosa con chi accetta il dialogo nella legalit�.Il mondo laico assiste a tutti questi vostri sforzi di confronto. Che cosa vi aspettate dalla societ� civile, dalle istituzioni politiche?�Ai dibattiti di questi giorni sono invitati molti uomini di Stato, politici, intellettuali, studiosi. � un incontro fra religiosi, ma anche fra laici e credenti. Tutti siamo chiamati a costruire la pace. L�obiettivo � ascoltarsi e sottoscrivere tutti un impegno concreto per la pace, per la ricerca di verit�, libert�, giustizia e solidariet�.Sinceramente, lei crede che i vostri tentativi di togliere spazio a chi usa la religione per giustificare le guerre avranno successo?�C�� in giro molta paura e depressione per quel che succede nel mondo. Il male fa pi� notizia del bene. Ma esistono margini per essere fiduciosi e ottimisti. Per chi ha fede, la storia del mondo � nelle mani di Dio. Bisogna anche guardare al positivo, cercare di credere nelle esperienze di bene, sperare che si moltiplichino. Il male non avr� l�ultima parola�.

Zita Dazzi