Comunità di S.Egidio


 

05/09/2004


Lo scontro delle civilt�?
E� un inganno

Le vie del dialogo tra occidente e Islam

 

Abbiamo negli occhi i corpi straziati dei bambini in una scuola occupata da militari ceceni in Ossezia. Facciamo fatica a ricordare la sequenza, solo negli ultimi giorni degli attentati terroristici in Irak e in Medio Oriente. E cerchiamo di tenere almeno a mente gli ostaggi di cui speriamo la liberazione in Irak, assieme alla piet� per tutti i civili, per tutti i soldati, per gli ostaggi non ancora restituiti � nemmeno senza vita � alle famiglie. Non sappiamo abbastanza, ma possiamo immaginare la sofferenza della popolazione civile in Irak.dopo il 1989, ingenuamente, sembrava che fosse possibile immaginare un mondo senza guerre e una fase espansiva per la democrazia e la tanto cara libert�. Come sappiamo, a una fase di crescita del mercato e di estroversione della globalizzazione ha fatto da contrappunto il moltiplicarsi dei conflitti, la crescita delle migrazioni, mentre le nostre democrazie sono diventate sempre meno inclusive.

Dall�autunno del 2001, allo spaesamento connesso alla globalizzazione si � aggiunto il groviglio di una lotta al terrorismo che ha scelto la strada della guerra tradizionale in Afghanistan e in Irak. E�in corso anche negli USA il confronto sugli errori di strategia e di valutazione commessi: non � solo la polarizzazione naturale dovuta alla dovuta alla campagna presidenziale. C�� e resta il problema di una guerra in un Paese sovrano come l�irak sulla base di informazioni false, persino grossolane, relative al livello della pericolosit� e della presenza di armi di distruzione di massa, che si � trasformata in una sensazione diffusa in larghe fasce del popolo iracheno di essere sotto tutela e senza sicurezza, mentre pochi sono gli interlocutori interni che sembrano in grado di riprendere il controllo del Paese. Intanto si � perso nel mondo islamico un Paese che storicamente � l�irak del partito laico Ba�ath - era uno degli argini interni al successo di al-Qaida.

Ci sono errori che a fatica appaiono oggi riparabili, e non c�� che prendere atto della crescita esponenziale del terrorismo, dei terrorismi, dell�insicurezza internazionale.

In questa situazione il mondo � facilmente dipinto come bianco e nero, buoni e cattive, folli e saggi, carnefici e vittime. Ma il mondo non � cos�. La fortuna dell�immagine del presunto �scontro tra le civilt�� sta proprio nella sua icastica semplificazione. E� una semplificazione che finisce per regalare a gruppi terroristici il retroterra di un miliardo di credenti musulmani, nel caso dell�Islam, e rischia di incoraggiare l�avvicinamento tra loro di leadership fortemente antagoniste tra loro, moderate e radicali, a causa della completa incomprensione che regna attorno. E� un tempo in cui le parole vengono facilmente usate come armi, non solo nelle predicazioni di imam esasperati, ma anche in casa nostra.

Semmai siamo allo scontro dentro le civilt�. Alla frammentazione delle civilt�. Tanti sono gli scontri che feriscono il nostro presente, e sono ben pi� complessi di quelli tra alcune civilt� o religioni. Siamo in un tempo in cui troppi possono fare le guerra, avendo a disposizione temibili armamenti. La lotta armata � tornata popolare, talvolta considerata inevitabile. E non avviene solo tra gruppi di civilt�, ma all�interno delle stesse nazioni, delle stesse religioni. Il terrorismo, antica piaga, usa oggi armi potenti e strumenti di comunicazione, tali da sembrare talvolta una mano invisibile. Ma il terrorismo squalifica mortalmente, per la sua barbarie. La causa che vuole difendere. A Milano la Comunit� di Sant�Egidio, con l�Arcidiocesi ambrosiana, ha convocato ancora una volta centinaia di leader religiosi � cristiani, ebrei, musulmani, dalle grandi religioni dell�Asia -, intellettuali ed esponenti dell�umanesimo laico, sotto il titolo programmatico: �Il coraggio di un nuovo umanesimo�. Non � buonismo, n� ingenuit� la riproposizione dello �spirito di Assisi� e del dialogo come chiave per inventare dal buio del presente un presente e un futuro vivibili.

Un mondo senza dialogo sarebbe assolutamente invivibile. Dentro la globalizzazione occorre raccogliere la sfida comune al pensiero religioso e all�umanesimo laico proprio per un nuovo umanesimo, capace di coniugare complessit� e diversit�.

�Desolidarizzare le religioni dalla guerra� � uno degli obiettivi del Meeting di Milano e del lavoro costante della Comunit� di Sant�Egidio. Ed � radicato nell�intuizione di Giovanni Paolo II di un dialogo tra le religioni che � espressione di un cattolicesimo non spaventato, ma pi� presente nella societ�. Dipingere il dialogo, questo dialogo, come svendita delle identit� � caricatura e autentico relativismo culturale.

Lo spirito di Assisi � inattuale in questo nostro mondo? Se ci sono scontri iscritti nel futuro, bisogna moltiplicare l�incontro. Anche dopo il tragico attentato dell�11 settembre 2001, Giovanni Paolo II ha riproposto un nuovo incontro ad Assisi tra i leader religiosi, seguito da impegni concreti per la pace e contro il terrorismo. Del resto, in uno dei sui messaggi, il pi� noto terrorista del nostro tempo ha dichiarato:�Occorre rispondere con la morte al dialogo�. Come rispondere al terrore, se non riconnettendo i mondi religiosi?

In un mondo di sradicati, le religioni parlano di radici. Non solo di radici storiche, ma della radice che lega l�uomo a Dio, che � al di l� di noi. La fede lega l�uomo a Dio, ma anche al rispetto del suo simile. Gli studiosi parlano del comandamento dell�amore come di una regola d�oro che si ritrova nelle varie religioni. Dopo il Novecento, in cui si prevedeva la fine delle religioni, oggi ci troviamo di fronte non solo alla rinascita religiosa, ma a un diffuso senso religioso, ben diverso dal fanatismo.

Certo, ogni religione testimonia il valore assoluto della verit�. Eppure l�assoluto della verit� non si risolve in conflitto n� tanto meno in violenza. Non sono le convinzioni deboli che portano alla tolleranza. Al contrario, proprio nel vuoto di convinzioni, si sviluppano pericolose passioni totalizzanti e fondamentaliste. Il dialogo si nutre di identit� forti e convinte. Le religioni chiamano ad essere uomini umani. Lo fanno in questo tempo talvolta disumano. Insegnava il maestro Hillel:�se ti trovi nella circostanza in cui non ci sono uomini, sforzati di essere uomo�.

I credenti sono chiamati, direi costretti, a vivere con gli altri. Per questo abbiamo creduto alla necessit� di continuare il dialogo. E anche � lo voglio dire � tra mondi religiosi e umanesimo laico, perch� quest�ultimo, almeno in Europa, � una componente importante della storia della nostra libert�, del nostro senso dell�uomo, della nostra stessa ricerca religiosa.

Milano, una grande capitale della cultura e dell�economia, nel cuore dell�Europa, offrir� un�occasione per non restare schiacciati dalle semplificazioni.

Andrea Riccardi