Comunità di S.Egidio


 

06/09/2004


�Io, nella scuola dell'orrore�
�Chi ha compiuto questo crimine ha come obiettivo la destabilizzazione del Caucaso. Ma da questi misfatti non deve nascere una contrapposizione etnica o religiosa� �Quando sono usciti i primi e hanno raccontato di come li avessero costretti ad appendere al soffitto le bombe come fossero ghirlande, ho capito che era tutto gi� deciso�

 

�Chi ha compiuto questo crimine aveva un obiettivo preciso: infiammare l�Ossezia per ottenere la destabilizzazione completa di tutto il Caucaso del Nord. Sono entrati in quella scuola decisi a fare quello che hanno fatto. Ma io conosco il mio popolo. E posso dire con serenit� che questo loro disegno fallir�.

Porta al collo un medaglione con una celebre icona del Bambino in braccio alla Madre, il vescovo Feofan. E il pensiero corre subito a quei bambini. Lui stesso, l�eparca di Stavropol� e Vladikavkaz, se li � caricati in braccio venerd� pomeriggio nella carneficina di Beslan. Presto ne celebrer� i funerali. Ma domenica ha voluto mantenere lo stesso un impegno che aveva preso quando non poteva certo presagire la tragedia che si sarebbe abbattuta sull�Ossezia. Questo vescovo ortodosso russo � venuto comunque all�incontro �Uomini e religioni� promosso dalla Comunit� di Sant�Egidio e dall�arcidiocesi di Milano. Per portare questo messaggio preciso: l�Ossezia non ceder� a chi vuole usare le religioni per mettere le etnie una contro l�altra.

Eccellenza, come ha saputo di quello che stava accadendo a Beslan?

Mi trovavo in visita pastorale in una citt� a una sessantina di chilometri, sono arrivato sul posto nel giro di mezz�ora. Era stato allestito un Centro operativo e l� sono sempre rimasto. Ho dato subito la mia disponibilit� a trattare con i terroristi. Non ricevendo risposte mi sono rivolto a quelle persone attraverso la tv.

Che cosa ha detto loro?

Ho cercato di portarli sul piano della ragionevolezza. Si dichiaravano tutti credenti: per nessuna Scrittura, ho detto, � lecito uccidere bambini indifesi e innocenti. Purtroppo, per�, quando sono usciti i primi e ci hanno raccontato di come li avessero costretti ad appendere al soffitto bombe come fossero ghirlande, ho capito che era gi� tutto deciso.

Poi sono arrivati i momenti pi� terribili.

Quando � iniziata la battaglia non sono pi� riuscito a resistere: sono andato verso la scuola. Mi sono trovato davanti un adolescente nudo, con una gamba ferita. L�ho preso in braccio, l�ho caricato sulla macchina e l�ho portato in ospedale. Poi sono entrato e ho visto qualcosa che non dimenticher� mai: ho visto quei corpicini bruciati, ammassati l�uno sull�altro. Ho visto i loro padri e le loro madri in preda alla follia. E ho capito con grande chiarezza che non pu� esistere un terrorista buono.

Dopo l�orrore che cosa si pu� dire, oggi, a Beslan?

Per prima cosa ho chiesto alla mia gente il perdono. Anch�io, ho detto, sono colpevole: forse ho pregato male, forse ho pregato poco. La cosa pi� importante, per�, ora � guardarci da una rabbia incontrollata. Da questi misfatti non deve nascere in Ossezia una contrapposizione di carattere etnico. Non si pu� mettere sullo stesso piano un bravo e onesto musulmano con un terrorista. La ragione deve predominare sui sentimenti.

Come ha reagito la comunit� musulmana locale a questa tragedia?

Ci sono state moltissime dichiarazioni di solidariet� da parte di muft� di tutto il Nord del Caucaso. Hanno espresso una condanna chiara e inequivocabile. Ma il gesto che credo ancora pi� importante � quello compiuto da alcuni musulmani in Cecenia e in Inguscezia: avevano fatto sapere di essere pronti loro stessi a offrirsi come ostaggi in cambio della liberazione dei bambini.

Che cosa si aspetta ora la gente di Beslan dalla comunit� internazionale?

Una condanna chiara, senza doppie misure, di ogni atrocit�. Il terrorismo � terrorismo dappertutto. Non ci possono essere luoghi dove chi compie stragi � considerato un combattente per la libert�. Per il Caucaso purtroppo � gi� successo: persone che avevano commesso crimini sono state accolte come rifugiati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Non deve pi� accadere, perch� il terrorismo � uno solo e pu� colpire ovunque. Devono capire che da nessuna parte, mai, verranno accolti come partner degni di questo nome. Serve una collaborazione nuova: negli anni della guerra fredda Est e Ovest si sono serviti anche d i gruppi terroristici per sostenere i propri interessi. Insieme ora dobbiamo combattere questa piaga. � l�unico modo per vincere questa guerra.

Quanto � decisiva in questa strategia la risoluzione del problema ceceno?

Ci sono tanti modi di leggere quella realt�. Io ritengo che, in tutto il Caucaso, la Russia abbia gi� adottato un approccio che tiene conto dei bisogni delle comunit� locali. In Cecenia si sono svolte elezioni legittime, hanno scelto il nuovo presidente. Ma i separatisti dicono di non accettarle. Se dovessimo accogliere le loro posizioni come dovremmo considerare tutti coloro che in maniera molto chiara sono favorevoli al fatto che la Cecenia resti parte della Federazione russa? La verit� � che i separatisti non vogliono il dialogo. Si contrappongono alla loro stessa gente. Kadyrov, l�ex presidente ucciso, era un ceceno vero, un musulmano fedele. Quale altro scenario, allora, ci pu� essere?

Da quale abisso pu� nascere una violenza come quella di Beslan?

Il mondo si � scontrato con un nuovo sistema di totalitarismo internazionale che si chiama terrorismo. Non cercate le radici di questo atto solo in Russia. Sono molto pi� estese. Da quale abisso � nato l�11 settembre a New York? Chi ha colpito quel giorno le Torri non era gente povera, diseredata. Dal 1977 al 1982 ho svolto il mio servizio pastorale a Gerusalemme. In quel periodo ho visto molti atti terroristici. Ma allora anch�io pensavo che non potessero mai verificarsi nel mio Paese. Invece non � cos�. Possono colpire in qualsiasi Paese dell�Europa libera se non capiamo che questo terrorismo � un problema che abbiamo in comune.

L�islamizzazione di ampie regioni del Caucaso ha fomentato la situazione?

Il pi� grande guaio di tutto il territorio ex sovietico � stato l�ateismo di Stato. Ha lasciato la gente spiritualmente affamata e quando si sono aperte le porte si � cominciato a mangiare tutto quello che capitava. Non � stato raro il caso in cui ne � conseguita un�infezione. � il caso, appunto, del wahhabismo tra i musulmani. Ma purtroppo non � stato l�unico.

Beslam ha cambiato la percezione della minaccia terrorista tra la gente russa?

Penso di s�. Come � avvenuto negli Stati Uniti dopo l�11 settembre, anche in Russia si parla di misure legislative anti-terrorismo che toccheranno aspetti della vita sociale.

C��, per�, chi dice che certe misure potrebbero essere pericolose per una democrazia appena rinata come quella russa.

�Il concetto di democrazia solida � sempre relativo. Vorrei ricordare che la Russia non � un Paese di aborigeni. � il Paese di Puskin, Dovstoevskij, dei grandi filosofi. Non siamo la Repubblica delle banane.

Lei ha visto negli occhi i sopravvissuti della �Scuola 1�. Che futuro ci pu� essere per chi ha vissuto un�esperienza cos� atroce?

Non dobbiamo spegnere la speranza. Anche nel passato recente ci sono state guerre terribili. Ma Dio ci ha dato un dono eccezionale: la capacit� di guardare oltre le tragedie. Per questo ho parlato di perdono. La storia insegna che anche le ferite peggiori si possono lenire.

Oggi torner� a Beslan. Che cosa racconter� alla sua gente?

Dir� loro che il mondo, tutto, non � con i terroristi ma con chi ha sofferto. E dir� che ho trovato questa comprensione soprattutto qui in Italia. Anche da questo momento cos� doloroso ho tratto la convinzione che abbiamo un grande futuro in comune.

Giorgio Bernardelli