Ahmad Al Tayyb � da un anno rettore dell'universit� Al Azhar del Cairo, uno dei pi� importanti, se non il maggiore, centro teologico dell'Islam.
Nel corso della giornata ha ricevuto spesso la stessa domanda dai giornalisti italiani, quella sul terrorismo islamico, e sinceramente � un po' infastidito e gioca quasi d'anticipo. Ma stavolta la catena delle questioni si dipana in modo diverso.
Ha senso parlare genericamente di mondo islamico?
Esiste un mondo islamico sul piano storico e geografico. Ma � molto vario, proprio perch� va dall'Atlantico al Pakistan ed anche in Cina. Esistono variet� di culture, di costumi, ma non di religione. L'Islam � sempre uno e pu� accogliere tutte queste variet�.
Lei distingue nell'Islam correnti "progressiste" da correnti tradizionaliste?
S�, � vero, anche nel mondo islamico ci sono delle correnti. Alcune vogliono progredire al punto tale da lasciarsi dietro le spalle la religione, all'opposto c'� chi � molto conservatore e, anche a costo di non progredire, vuole attenersi strettamente alla dottrina religiosa. C'� per� una terza corrente, quella di coloro che vogliono progredire ma senza rinunciare alla tradizione religiosa. Noi apparteniamo a quest'ultima.
Quali sono i punti sui quali � necessario un rinnovamento?
Due principalmente. Il mondo musulmano ha un grande bisogno di sviluppo tecnico e scientifico e sarebbe grato all'Occidente se potesse dare un contributo. Il secondo � che noi islamici a questo punto abbiamo bisogno di un discorso unico per evitare di ritrovarci in situazioni che sinceramente ci lasciano perplessi. Ci continuano a fare domande su delle ristrette minoranze terroristiche, coinvolgendo l'intero mondo islamico che non si riconosce in esse.
Secondo lei queste minoranze sono frutto di un uso pretestuoso della religione o dipendono anche da una lettura deformata del Corano?
E' la decima volta che mi pongono questa domanda. Ci� dimostra che in Occidente si conosce poco dei musulmani e per noi orientali questo costituisce un problema. Fortunatamente noi conosciamo dell'Occidente molto di pi�, malgrado siano stati gli occidentali a inventare Internet e l'informazione globale! Per quanto riguarda queste minoranze musulmane vale quello che potrebbe valere per altri piccoli gruppi di altre religioni: vogliono raggiungere obiettivi determinati e vanno a cercare nella religione una scusa, una giustificazione. Non � un fenomeno esclusivo dell'Islam. In Iraq ci � parso di capire che questa lotta terroristica finisca per coinvolgere un intero paese. E se si arriva a tali livelli, sarebbe pi� opportuno, anzich� inseguire le piccole minoranze, affrontare il problema mondiale.
Quali sono i fatti che hanno complicato la comprensione tra Occidente e Islam?
Non sono un politico ma un uomo di religione che osserva. Penso che la guerra in Iraq, l'intrusione in un paese islamico orientale, abbia provocato una reazione. Adesso se si parla di dialogo, si avverte diffidenza degli islamici verso l'Occidente.
La Palestina � occupata, l'Iraq � occupato, � in atto inoltre un tentativo attraverso i mezzi di informazione di massa di screditare l'Islam. E' naturale che noi musulmani ci sentiamo un po' impauriti. Vogliamo il dialogo, purch� sia tra pari, non tra un padrone e uno schiavo. Purtroppo non ci sembra che ci sia dialogo di questo tipo.
Quali forze dell'Occidente possono contribuire ad evitare uno "scontro di civilt�"?
Riteniamo che l'Europa sia la vera amica dei paesi musulmani. Non abbiamo cambiato idea e ci aspettiamo ancora che faccia tanto. Il movimento pacifista ha avuto una forte ripercussione, � entrato nel cuore dell'uomo della strada. Questo ha dato un'immagine dell'Europa molto positiva.
Il cristianesimo ha dovuto misurarsi con la modernit�. Si dice che l'Islam abbia oggi un problema analogo. Vorrei una sua opinione su un aspetto della questione: il rapporto tra stato e religione, la laicit�.
In realt�, se torniamo ai tempi di Galileo in Occidente si � imposto un allontanamento della religione perch� potesse esserci un progresso scientifico e culturale come se la religione fosse un ostacolo. C'era infatti una persecuzione degli scienziati. Nell'Islam invece la fioritura dipese da una unit� perfetta tra vita pubblica e religione e per questo nell'Islam � difficilissimo distinguere e parlare di laicit�. Il cristianesimo dice date a Cesare quel che � di Cesare e a Dio quel che � di Dio. Invece nell'Islam ci sono vasti programmi culturali che discendono direttamente dalla religione.
E il non credente dove si colloca?
No, � previsto che ciascuno abbia la sua libert�. Questi programmi valgono solo per i musulmani.
Fulvio Fania
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