Comunità di S.Egidio


 

07/09/2004

Il meeting tra le religioni promosso dalla Comunit� di Sant'Egidio
Incontro di civilta'

 

Dionigi Tettamanzi ha fatto il bis. Il cardinale, piccolo di statura e uomo alla mano, si distinse gi� quando era arcivescovo di Genova e, in vista del G8, ospit� il "new global" cattolico. In questi giorni invece, come pastore della diocesi ambrosiana, ospita con grande impegno il diciottesimo summit internazionale promosso dalla Comunit� di Sant'Egidio per l'incontro di pace tra le religioni "Il coraggio di un nuovo umanesimo".

Tra l'hotel Marriott e l'Universit� cattolica � tutto un pullulare di conferenze frequentatissime, girano figure di primo piano del mondo islamico, ebraico, cattolico, compresi capi dicastero vaticano come Kasper, Martino, Poupard, Moussa Doud, Marchetto. Oltre a protestanti, ortodossi e cristiani orientali si incontrano esponenti religiosi e politici induisti, buddisti, scintoisti e di altre fedi.

Non capita tutti i giorni di trovare nello stesso convegno uno dei rabbini capi di Israele, Yona Metzger, e una nutrita schiera di imam sunniti e sciiti, iracheni o iraniani, marocchini o dell'Africa nera. Di solito l'uno esclude gli altri e viceversa. Neppure � frequente ascoltare, da parte del religioso ebreo, la proposta di una nuova "Onu delle religioni".

E' impossibile al cronista inseguire ogni piega della discussione, dall'immigrazione all'unit� dei cristiani per la pace, dalla lotta all'Aids all'Europa, dalla povert� alla "civilt� della convivenza", dall'esperienza dell'Irlanda del Nord alla Costa d'Avorio e, ovviamente all'Iraq.

I teorici dello scontro di civilt� masticano amaro. Cossiga, da lontano, se la prende con gli organizzatori perch� sarebbe troppo tiepida la condanna del terrorismo. Intanto qualcuno va a caccia di dichiarazioni islamiche contro i kamikaze. E ne trova, sebbene talvolta le differenze di sfumatura assomigliano a voragini. Mario Marazziti, portavoce della Comunit�, fa notare che la pi� risoluta esecrazione dei sequestri e dell'uccisione di civili - anche perch� atti contrari all'Islam - � stata pronunciata nella solenne cerimonia inaugurale dal rappresentante degli Emirati Arabi, Ibrahim Ezzedine.

Non � che a Milano accadano convergenze miracolose, ma si respira un'aria di vero confronto, asprezze incluse. E se all'incontro di Assisi con il Papa, nel 2002, i leader religiosi poterono limitarsi a pronunciamenti generali contro la guerra e il terrorismo, qui devono affrontare direttamente i temi pi� spinosi.

Il dibattito sull'Iraq si infiamma di passione. Tra il pubblico ci sono molti studenti e le domande si fanno incalzanti per Jahad Al Khalisi, sciita del Congresso iracheno, e per il vescovo ausiliare di Bagdad Shlemon Warduni. Le parole del presule caldeo esprimono drammaticamente le difficolt� dei cristiani in Iraq. Il suo giudizio sulla guerra americana non potrebbe essere pi� esplicito: �Questa sporca guerra fatta per il petrolio�, afferma tra gli applausi, e poi ancora: �Forse aveva qualche interesse anche Israele�. Eppure, nel caos attuale, il vescovo consiglia di �essere moderati� e sostiene che una partenza di tutte le truppe straniere potrebbe aggravare addirittura la situazione. Ma i soldati non devono comportarsi da �occupanti� e a questo proposito Warduni ha pi� di un dubbio. �Lo stesso Bush - osserva - le ha definite di occupazione. Perch� noi iracheni dovremmo vivere sotto occupazione?�.

Le tragedie di oggi sono figlie di una brutta storia, come l'appoggio americano a Saddam finch� ha fatto comodo. E su questo c'� pieno accordo con gli esponenti islamici. Al Khalisi non vede altra soluzione che le elezioni immediate per far decidere al popolo il futuro del Paese. Warduni ha minore premura.

Quando domandiamo all'esponente sciita come sia stata accolta in Iraq la contrariet� del Papa alla guerra, appare sinceramente entusiasta. Ma quando gli facciamo osservare che adesso la Chiesa sembra pi� tiepida a riguardo della presenza militare, lo sciita la esorta a tornare pi� incisiva.

Fulvio Fania