L'Europa ha bisogno dell�Africa. E viceversa. Parola di Mario Marazziti e di Andrea Riccardi, rispettivamente portavoce e fondatore della Comunit� di Sant�Egidio, autori di un libro fresco di stampa, dal titolo suggestivo di �Eurafrica�. Abbiamo incontrato Marazziti a Firenze, qualche minuto prima della presentazione del suo libro alla Libreria �Martelli�.
�Eurafrica�. Perch� avete coniato questo neologismo?
�La parola non � un�invenzione nostra. L�ha coniata un grande presidente africano, L�opold Senghor, un poeta e anche un grande visionario�.
Allora perch� l�avete scelta?
�L�Europa senza l�Africa perde gran parte del suo destino, della sua missione storica di grande democrazia. E l�Africa senza l�Europa sembrerebbe oggi condannata alle sue molte guerre, alle sue molte carestie, alle sue classi dirigenti spesso in crisi o deficitarie, all�assenza di societ� civile e alle grandi malattie, cio� sola con i suoi 24 milioni di malati di Aids, senza medicine, senza nulla. E siccome l�Asia e le Americhe non hanno l�Africa dentro il loro immaginario, questa � una missione storica che spetta solo dell�Europa. Non � una missione fondata su considerazioni meramente economiche ma poi diventa anche un grosso vantaggio per tutti. � svuotare le sacche dell�emarginazioni e andare a ragionare in modo pi� serio sul tema dell�immigrazione�.
Gran parte del vostro libro � dedicata proprio all�immigrazione in Italia, un tema caldo nel nostro paese...
�Oggi � un problema immenso e mondiale. Ci sono 180 milioni di persone che migrano, un abitante del pianeta su 35. L�idea di affrontare il problema in termini di "frontiere aperte, frontiere chiuse" appare come il bambino che vuol fermare l�acqua che esce dalla diga con il ditino messo dentro la prima crepa che si apre�.
Eppure la tendenza � verso frontiere pi� chiuse, pi� controllate.
�Lavorare solo sulla frontiera � una visione miope. Nel libro dimostriamo, dati alla mano, che le frontiere chiuse significano soltanto viaggi pi� lunghi, e quindi anche pi� morti dei quali siamo corresponsabili. I muri sono sempre aggirabili�.
Meglio gli accordi bilaterali?
�Vanno fatti e presto. Per� bisogna che ci siano incentivi veri: chi sta in Libia per venire in Italia � uno che ha gi� affrontato sei mesi, due anni, tre anni di rischi di vita, � partito dal Niger o da altri posti, ha gi� superato prove terribili. Non sar� l�indurimento di una legge a fermare queste persone. Quindi accordi bilaterali ma non solo con l�ultimo segmento, la Libia o la Tunisia, ma con tutta la "catena"�.
Ma voi sostenete che l�immigrazione � addirittura una chance per l�Italia.
�Certo, senza farci illusioni, perch� si creano anche problemi sociali. Ma tutte le economie che camminano, sono economie dove gli immigrati hanno un ruolo fondamentale. E chi per primo riesce a favorire una rapida integrazione, trarr� il massimo dei vantaggi per la nostra societ� e al tempo stesso ridurr� il tasso di sfruttamento, di economia in nero, di evasione fiscale, di scontro sociale, perch� si lasciano ai margini migliaia e migliaia di persone, facile preda o della delinquenza o comunque del rancore�.
Perch� l�Italia ha bisogno di questi immigrati?
�I dati dimostrano che l�Italia, a causa dell�invecchiamento della popolazione, non ha futuro economico senza una consistente immigrazione che vada sulle 150-250 mila unit� all�anno, semplicemente per tenere lo stesso ritmo di capacit� produttiva di paesi simili come la Francia e la Gran Bretagna. L�alternativa � che l�Italia si avvii nei prossimi 25 anni a diventare un paese pi� piccolo, e con un ruolo ridotto nell�economia e nella storia mondiale�.
Per fermare le migrazioni quanto pu� essere utile la cooperazione allo sviluppo?
�Qualunque intervento nei paesi d�origine non d� risultati immediati, ma a medio e lungo termine. Per� � augurabile che riprenda la cooperazione allo sviluppo che � sparita, in Italia e a livello mondiale. Questo consentir� a quei paesi di non impoverirsi ulteriormente, perch� i migranti sono la classe pi� intelligente e dinamica di quei paesi, persone con disponibilit� economica (costa almeno 5 mila dollari), capacit� di iniziativa, famiglie alle spalle.... Una cooperazione allo sviluppo vera, che permetta alla parte pi� vivace di quelle societ� di non fuggire, alla fine diventa un investimento e permette che quelle societ� rifioriscano�.
Per� la cooperazione � in crisi.
�I paesi sviluppati si erano impegnati ad arrivare prima o poi allo 0,7 del pil. Poi si � parlato dello 0,35 come obiettivo nei prossimi anni. L�Italia in quel momento era allo 0,24 ma negli ultimi tempi siamo scesi allo 0,20. E in realt� se si va a togliere da queste cifre la cooperazione multilaterale (es. per l�Onu) scendiamo allo 0,17. Cifre irrisorie nonostante impegni pubblici presi. E l�Italia non sta pagando neanche i 100 milioni del multilaterale a cui si � impegnata per il fondo anti-Aids. E questo avr� conseguenze terribili se l�Italia entro il 30 settembre non paga questa somma, dopo essere stata uno dei paesi che pi� ha insistito al G8 di Genova�.
Quali sono i mali dell�Africa
�Il pi� grande � l�afropessimismo. Quello dei giovani che non vedono speranze e scappano e quello dei paesi occidentali che pensano ormai all�Africa come a un vuoto a perdere. E poi ci sono i mali di tutti i giorni: l�essere lasciati soli insieme all�Aids e alla malaria (4 milioni di morti in Africa); pi� di met� della popolazione che non ha l�acqua pulita; classi dirigenti spesso corrotte; societ� civile che non esiste...�.
Ma qualche segnale di speranza c��. Per esempio la diffusione di internet in diversi paesi africani...
�Il male dell�Africa � l�assenza di istruzione che � alla base dello sviluppo. Oggi, paradossalmente, il digital divide potrebbe trasformarsi anche nel contrario. � inimmaginabile pensare di creare decine di migliaia di biblioteche, eppure con un investimento contro il digital divide all�improvviso gran parte dell�Africa potrebbe anche avere accesso all�istruzione�.
Il libro
Si intitola �Eurafrica. Quello che non si dice sull�immigrazione. Quello che si potrebbe dire sull�Europa� il volume di Mario Marazziti e Andrea Riccardi, edito da Leonardo International (128 pp., 13 euro). Il volume parte dalla storia di due ragazzi della Guinea, morti assiderati nel vano carrello di un aereo che li portava verso il Belgio. In tasca avevano una lettera alle �Loro Eccellenze i signori membri e responsabili dell�Europa��
Claudio Turrini
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