� stato come se la sede scelta per lo storico atto entrasse essa stessa in qualche modo nel solenne testo. Ne esaltasse la scrittura, ne esplicitasse i significati pi� reconditi. Tale � risultata ieri la cornice offerta dal Campidoglio romano all'evento della firma della Costituzione europea da parte dei capi di Stato e di governo dei 25 Paesi membri. Forte innanzitutto il richiamo ai Trattati istitutivi del Mercato comune e dell'Euratom, firmati nel 1957 proprio in quello stesso luogo. Si era allora all'inizio di un processo pieno di speranze e di incognite; oggi ci si trova ad un approdo, a quella che diventer� presto la prima Costituzione. Il cammino infatti non � finito.
Resta da far maturare l'identit� dell'Unione nella coscienza dei suoi cittadini, come resta da capire quali saranno le sue frontiere definitive (pende la questione dell'adesione della Turchia) e quale sar� la sua soggettivit� reale nella vita internazionale. Il fatto tuttavia che si sia tornati in Campidoglio non � meramente rituale. Il colle romano � un simbolo forte: ricorda la comunit� politica che, passando attraverso tante vicende, ha la pi� lunga continuit� storica del continente. Il Campidoglio non � semplicemente un monumento, ma un "libro" da decodificare, un sedimento che si � formato dall'intreccio stretto tra storia e politica, tra vita religiosa e vita civica.
E l'Europa se vorr� crescere, conquistare consenso e gettare salde radici, avr� bisogno di rispettare il prezioso codice qui iscritto. Nella realt� europea, niente � egemonico (n� una nazione, n� una parte politica, n� una Chiesa...). Eppure l'Unione avr� bisogno, per crescere, del rispetto armonioso di tutte le sue componenti vitali. Senza monopoli, la politica europea necessita della comprensione e del rispetto della complessit� della sua storia e del suo presente.
Non poteva non colpire ieri l'accidentalit� di un elemento coreografico, il fatto cio� che i leader europei abbiano firmato la solenne Carta, nella sala degli Orazi e Curiazi, sotto l'imponente statua bronzea di un papa benedicente, opera dell'Algardi. Si tratta del romano Innocenzo X (1644-1655) della nobile famiglia Pamphilj. Il suo fu un pontificato non secondario, anche se segnato dal nepotismo.
Proprio quel papa si misur� con la pace di Westfalia (1648) che poneva fine alla guerra dei Trent'anni, mentre dava avvio a un nuovo equilibrio europeo. Riconobbe il principio dell'appartenenza dei sudditi alla confessione religiosa (cattolica o protestante) del proprio sovrano. Ma, esclusa dalle trattative, la Santa Sede protest� contro l'assolutismo dello Stato. � l'inizio di una nuova e dura stagione, che si svilupper� nel Settecento, con il confronto tra la Chiesa e il dispotismo delle monarchie.
Risvolti di tempi lontani, sfuggiti forse a chi guardava in tv tanti "reggitori" europei chini a firmare il testo costituzionale (privo di menzioni del cristianesimo), i quali avevano per� alle spalle la statua di quell'antico papa benedicente.
Alle spalle di quest'Europa c'� una storia, lunga e dolorosa, che ha condotto a quella costruzione stratificata, di cui il Campidoglio � simbolo. Il complesso dove si � apposta la firma porta tracce della vicenda politica e religiosa europea in modo cos� evidente da farle quasi respirare. Ma la memoria cristiana non � solo un antico monumento che sta alle spalle dell'Europa o un'innegabile radice culturale; costituisce il vissuto e la speranza di milioni di donne e uomini europei. Lo si vede ancor meglio dopo la traversata del Novecento, il secolo pi� secolarizzato della storia europea, al cui inizio molti avevano profetato la fine delle religioni. Questo � il cristianesimo: storia e matrice di tanti valori da una parte, ma anche - dall'altra - vissuto e futuro di tanti cittadini. Se si sapr� tener conto e rispettare questa complessa realt� negli sviluppi dell'Europa di domani, l'Unione ne trarr� saldezza e respiro.
Andrea Riccardi
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