Comunità di S.Egidio


 

12/11/2004

Quindici anni dalla caduta del muro di Berlino
1989: un grande passo di pace

 

Ricorre in questi giorni il quindicesimo anniversario della caduta del muro di Berlino. A partire dal 9 novembre del 1989, infatti, con una rivoluzione pacifica scoppiata nella parte orientale della citt�, migliaia di persone iniziavano ad abbattere quel muro che la separava in due parti.

Allo stesso tempo, il muro divideva la Germania e rappresentava il simbolo forse pi� conosciuto della spartizione in due dell'Europa. Era stato improvvisamente costruito nell'agosto del 1961. Il suo crollo, cui sarebbe seguita, in poco pi� di un anno, la lini, dei governi comunisti in molti paesi dell'Europa centrale e orientale, � uno degli eventi chiave nella storia del XX secolo. Con il muro di Berlino sono caduti i regimi sovietici in Europa. Si � cos� aperta un'epoca di nuova libert�.

In sede storica ci si � chiesto, e ci si continua a interrogare, sui fattori che hanno determinato il crollo repentino del muro e dei regimi comunisti, apparentemente incrollabili.

Tante sono le interpretazioni, tuttavia ai pi� non sfugge il ruolo giocato da Giovanni Paolo II, Papa di origine polacca che ha conosciuto dall'interno le strutture e la disumanit� di tali regimi.

Giovanni Paolo II � stato portatore, fin dall'inizio del suo pontificato, di una �insofferenza�: non soltanto verso il comunismo, ma anche verso la divisione in blocchi del continente europeo. Il Papa usa di frequente l'espressione �due polmoni� - l'Oriente e l'Occidente , �senza i quali l'Europa non potrebbe respirare�. L'Europa tracciata da Jalta � definita dal Papa �artificiosa e innaturale� poich� ogni popolo in Europa deve essere riconosciuto �nella fisionomia che gli � propria�.

In questo senso propone l'espressione �casa comune europea�, che egli ritiene �ricca di spunti suggestivi�. �Come la "casa" dice il Papa nel 1989 alla Curia romana -- � composta di molte "abitazioni", cos� molte sono le dimensioni dell'abitazione storica degli uomini in ogni continente, molte sono le nazioni. Occorre quindi augurare a tutte le nazioni [...] di poter avere, ciascuna, un'appropriata "abitazione", in armonia con le "abitazioni" occupate dalle altre nazioni�.

Dopo la caduta del muro di Berlino e il disfacimento dell'impero sovietico, il Papa sottolinea la l'unzione della sua patria polacca nello scardinamento dell'intero sistema comunista e come pietra angolare per la costruzione di quella casa comune europea. Brzezinski, a proposito di questa evoluzione, ha affermato: �Senza il Papa, la sua tenacia, quell'insieme di moderazione e ostinazione che sono il suo stile, molte delle cose che si sono compiute sotto i nostri occhi non avrebbero mai cominciato ad accadere�.

Nel 1991, durante un viaggio in Polonia, mentre si congeda dai suoi connazionali, il Papa esprime soddisfazione per il ruolo giocato dal suo paese nelle recenti trasformazioni europee: �La Polonia non � soltanto tornata a scrivere il suo nome sulla carta d'Europa dal 1918; i polacchi hanno anche contribuito alla liberazione dell'Europa da due crudeli sistemi di totalitarismo disumano, cos� che davanti alle nazioni del nostro continente si � aperta la possibilit� di costruire una casa comune, abitata da societ� riconciliate e in amicizia tra loro, consapevoli della propria responsabilit� di fronte al mondo�.

I grandi cambiamenti del 1989 sono ricostruiti dal Papa nell'Enciclica Centesimus annus, con una puntuale analisi storica: �Sembrava che l'ordine europeo, uscito dalla seconda guerra mondiale e consacrato dagli accordi di Jalta, potesse essere scosso soltanto da un'altra guerra. � stato, invece, superato dall'impegno non violento degli uomini�.

Secondo il Papa, si � all'inizio di una nuova stagione per alcuni paesi del continente europeo in cui �comincia, in un certo senso, il vero dopoguerra�. Anche se gli avvenimenti del 1989 si sono svolti prevalentemente nei paesi dell'Europa centrale e orientale, Giovanni Paolo II � convinto che essi avranno �un'importanza universale, poich� ne discendono conseguenze positive e negative che interessano tutta la famiglia umana�.

Il Papa aveva sottolineato, a ridosso degli avvenimenti del 1989, in un delicato discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il ruolo della Chiesa nel favorire le trasformazioni in corso nell'Oriente europeo e nell'assecondare le aspirazioni dei popoli dell'Est. �La Santa Sede ha accolto con grande soddisfazione dice il Papa agli ambasciatori all'inizio del 1990 le grandi trasformazioni [...] La sete insopprimibile di libert� manifestatasi in essi ha accelerato le evoluzioni, ha fatto crollare i muri e aprire le porte: tutto ha assunto il ritmo di un autentico sconvolgimento. Come avrete certamente notato il punto di partenza, il punto d'incontro � stato sovente una Chiesa. Poco a poco si sono accese candele per formare un vero cammino di luce, come per dire a coloro che per anni hanno preteso di limitare gli orizzonti dell'uomo a questa terra, che egli non pu� rimanere indefinitivamente incatenato�.

Dunque Giovanni Paolo II ha svolto una funzione peculiare nel processo di unificazione europea, che proprio recentemente ha visto l'ingresso nell'Unione Europea di alcuni Paesi che prima appartenevano all'Est comunista. Ma la storia europea � stata segnata da troppi lutti e troppo dolore. Una riflessione su questa storia assegna all'Europa un nuovo ruolo nella stagione iniziata dopo il 1989. Lo scrive il Papa in un documento significativo scritto nel cinquantesimo anniversario dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale: �Ieri, questo continente ha esportato la guerra; oggi gli spetta di essere 'artefice di pace' [...] S�, Europa, tutti ti guardano, coscienti che tu hai sempre qualcosa da dire, dopo il naufragio di quegli anni di fuoco�.

A partire dal quel 9 novembre del 1989 la libert� si � diffusa tra tanti popoli europei, gli orizzonti si sono dischiusi, molte visioni sono state intraviste. Tante speranze si sono realizzate, altre non ancora, come quella dell'inizio di un'era senza conflitti. Infatti, il quadro che abbiamo davanti � quello di una vera e propria proliferazione del ricorso alla guerra.

Ci� � accaduto e sta accadendo non in Europa, con la tragica eccezione dell'ex Jugoslavia, ma nelle aree povere del mondo. Dal 1980 a oggi circa la met� dei paesi nella fascia dei pi� bassi tassi di sviluppo ha conosciuto conflitti. Nell'ultima decade del Novecento quasi tutti gli Stati dell'Africa subsahariana hanno fatto l'esperienza di una guerra o di una crisi interna violenta.

Si tratta di un quadro storico che impone una riflessione. Il mondo dopo il 1989 non � pi� quello della guerra fredda. Si � globalizzato. Esiste l'esigenza di sintesi geopolitiche che offrano maggiore stabilit� e possibilit� di sviluppo alle popolazioni. E che costituiscano un freno alla crescente conflittualit� tra Stati ed etnie all'interno delle stesse regioni. Vinta la battaglia per la libert�, resta da condurre quella per la fine delle guerre, per un mondo pi� pacifico.

Anche a questo riguardo il Papa ha anticipato le comuni preoccupazioni delle opinioni pubbliche. Si pensi alla Preghiera per la Pace da lui convocata ad Assisi nel 1986. Ma anche ai suoi continui, inesausti interventi, quasi quotidiani in alcuni momenti, come alla vigilia della recente guerra in Iraq, per scongiurare lo scatenarsi incontrollato della violenza. Giovanni Paolo Il, anche per la diretta esperienza personale, conosce il male rappresentato dalla guerra, teatro in cui possono dispiegarsi pienamente le forze del maligno.

E continua, con l'accortezza e la sensibilit� che gli � propria, a spendere la sua parola a favore della pace, della riconciliazione, del perdono reciproco tra i popoli e le nazioni. Il 1989 � stato un grande passo di pace. Altri passi sono possibili.

Marco Impagliazzo