Comunità di S.Egidio


 

Studi Cattolici

17/11/2004


Il coraggio di un nuovo umanesimo

 

�Il nostro mondo sembra avere dimenticato che la vita umana � sacra. Ma Dio � accanto a ogni vittima della violenza e desidera la scomparsa della violenza che possiede cuori e azioni. Dio ha compassione di chi subisce la guerra, di chi � nella disperazione. Dio stesso oggi indica una nuova strada da percorrere con coraggio�. E uno dei passaggi del solenne Appello per la pace 2004, letto e sottoscritto dai rappresentanti di tutte le religioni del pianeta al termine del XVIII Incontro internazionale promosso dalla Comunit� di Sant'Egidio e dalla Diocesi di Milano sul tema �Religioni e culture: il coraggio di un nuovo umanesimo�. Tre giorni di lavori, dal 5 al 7 settembre, oltre quattromila partecipanti da tutto il mondo, centinaia di autorevoli rappresentanti di tutte le religioni, duemila volontari, 36 forum in sessioni parallele nelle aule dell'Universit� Cattolica e dell'Hotel Marriott. L'incontro si � articolato in momenti celebrativi e di preghiera alternati a tavole rotonde su temi chiave della modernit�: dalla bioetica all'immigrazione, dalla lotta contro l'Aids al dialogo tra laici e credenti, dalla pena di morte alla crisi della democrazia, dall'Iraq all'Isl�m in Europa.

�Il nome di Dio � Pace�

Le parole impegnative dell'Appello finale sono state sottoscritte anche dai musulmani presenti, proprio nel momento in cui un gruppo di folli islamici aveva appena compiuto la strage degli innocenti di Beslan. �Il nome di Dio � Pace. E chi usa il nome santo di Dio per benedire la guerra e il terrorismo maledice anche la causa per cui combatte e si allontana da Dio�.

Parole nobili, pronunciate sul sagrato del Duomo di Milano di fronte a migliaia di persone e rilanciate via Internet e via satellite in tutto il mondo, anche dalla rete televisiva Al Jazeera. Chiss� se sono giunte anche alle orecchie dei folli. Difficile, in ogni caso, che costoro possano capire che �chi usa la violenza scredita la propria causa. Chi crede che solo una violenza pi� grande � la risposta al torto sub�to non vede le montagne di odio che contribuisce a creare e che pesano anche sulle generazioni dei figli�. Di pi�, potrebbe suonare velleitario sostenere che �un mondo senza guerra e senza terrore � possibile�, almeno da un punto di vista umano. E, sempre su un piano puramente umano, sembrerebbe illogica l'ennesima apologia del dialogo: �Il dialogo � la strada che d� un futuro al mondo, perch� rende possibile vivere assieme. Il dialogo non lascia indifesi: protegge. Spinge tutti a vedere il meglio dell'altro e a radicarsi nel meglio di s�. Il dialogo trasforma l'estraneo in amico e libera dal demone della violenza. Il dialogo � l'arte dei coraggiosi che cura le ferite della divisione e rigenera nel profondo la nostra vita�.

Ma una logica puramente umana non � la chiave di lettura giusta di questi incontri ormai quasi ventennali.

In principio fu Assisi, dove nel 1986 Giovanni Paolo II volle il primo incontro della serie. E il Papa in persona non si sottrasse a una buona dose di critiche, con i pi� oltranzisti che lo accusarono di favorire il sincretismo e il relativismo religioso. Quell'incontro fu il frutto dell'iniziativa del Papa, che ne ha richiamato la responsabilit� personale e ne ha sottolineato pi� volte il carattere eccezionale di evento storico. Anche nel messaggio di quest'anno Giovanni Paolo Il ha tenuto a sottolineare che �� per me motivo di grande gioia e di conforto vedere come il pellegrinaggio di pace, da me iniziato nell'ottobre 1986, non si sia fermato, ma continui e cresca sia come numero di partecipanti sia come frutti�.

Da Assisi a Berlino a...

Frutti interessanti, visto che non pochi hanno collegato l'inizio del processo che port� alla caduta del Muro di Berlino a quell'incontro di Assisi. �Spesso�, prosegue il Papa nel messaggio, �lo spirito del dialogo e della comprensione ha guidato percorsi di riconciliazione. Purtroppo, nuovi conflitti sono sorti, anzi si � diffusa una mentalit� per cui il conflitto tra mondi religiosi e civilt� � considerato quasi un inevitabile lascito della storia. Non � cos�! Sempre la pace � possibile! Sempre si deve cooperare per sradicare dalla cultura e dalla vita i semi di amarezza e incomprensione in esse presenti, come anche la volont� di prevalere sull'altro, l'arroganza del proprio interesse e il disprezzo dell'altrui identit�. In tali sentimenti infatti stanno i presupposti di un futuro di violenza e di guerra. Il conflitto non � mai inevitabile! E le religioni hanno un particolare compito nel richiamare tutti gli uomini e le donne a questa consapevolezza che �, allo stesso tempo, dono di Dio e frutto dell'esperienza storica di tanti secoli. Questo � quello che ho chiamato lo "spirito di Assisi". Il nostro mondo ha bisogno di questo spirito. Ha bisogno che sgorghino da questo spirito convinzioni e comportamenti che rendano solida la pace, rafforzando le istituzioni internazionali e promuovendo la riconciliazione. Lo "spirito di Assisi" stimola le religioni a offrire il loro contributo a quel nuovo umanesimo di cui il mondo contemporaneo ha tanto bisogno�.

Profezia e realismo, quindi, che � poi una caratteristica costante di questo pontificato. Una linea perseguita anche dalla Comunit� di Sant'Egidio. �La nostra convinzione, quando avviammo gli incontri internazionali "Uomini e Religioni"�, commenta Mario Marazziti, portavoce della Comunit�, �era che le religioni possono e debbono dare un contributo importante alla pace. Nel ventesimo secolo la pace � entrata nelle agende delle diverse tradizioni religiose, tutte attraversate dal problema della legittimazione dei grandi conflitti mondiali�.

La Comunit� di Sant'Egizio � nata a Roma nel 1968 per iniziativa di Andrea Riccardi e altri studenti romani. Oggi � un movimento di laici a cui aderiscono quasi 50.000 persone in Italia e in circa sessanta Paesi. � stata riconosciuta dalla Santa Sede come associazione pubblica di laici con l'obiettivo dell'evangelizzazione e del dialogo ecumenico e interreligioso. Attiva in molte iniziative sociali, come quelle a favore degli anziani o per la prevenzione dell'Aida in Africa col progetto Dream, Sant'Egidio � balzata agli onori della cronaca per una serie di attivit� di diplomazia �dal basso�, che hanno portato alla pace in Mozambico e ad altri casi di riconciliazione sociale in Guatemala, Algeria e nei Balcani. E poi gli incontri internazionali, che hanno fatto il giro d'Europa riuscendo, non senza difficolt�, a riunire leaders spirituali che non si incontravano mai. �Ricordo la difficolt�, spiega Marazziti, �alla fine degli anni Ottanta, ad avere, nella stessa sala ebrei e musulmani, con i loro segni distintivi. O la diffidenza, poi superata, tra ebrei e cattolici a Varsavia, nel 1989, a cinquant'anni dalla seconda guerra mondiale, per il contenzioso sull'apertura del Carmelo ad Auschwitz nel recinto del luogo della memoria sacro per gli ebrei. Come pure il primo pellegrinaggio, in quella occasione, di leaders musulmani nel luogo dello sterminio di massa degli ebrei�.

Il dialogo come metodo

Jean-Dominique Durand, storico dell'et� contemporanea all'Universit� di Lione, uno dei relatori intervenuti al convegno, ha detto che �questi incontri hanno una continuit� storica fondata sulla ripetizione dei gesti, con una scenografia tramandata e arricchita anno dopo anno, e sulla creativit� data dalla presenza fianco a fianco di tutti i colori delle religioni del mondo. Impegnate in un dialogo profondo, non arrendevole, ma proprio per questo forte e rispettoso�. Durand, che � membro di Sant'Egidio, si � preso la briga di raccogliere in un libro, Lo spirito di Assisi (Leonardo International, Milano), tutti i discorsi e i messaggi inviati dal Papa ai partecipanti degli incontri.

A Milano l'incontro � approdato per la seconda volta, dopo quello del 1993. Il card. Dionigi Tettamanzi, che lo aveva gi� ospitato a Genova nel 1999, ha mobilitato tutta la diocesi sul tema. Nel saluto inaugurale al teatro degli Arcimboldi, ha approfittato per lanciare una riflessione di grande respiro per celebrare i 1.700 anni dell'Editto di Milano: �Vorrei che Milano raccolga i frutti di questo incontro internazionale avviando un serio itinerario per preparare la celebrazione, fra nove anni, del XVII centenario dell'Editto di Milano, con il quale l'imperatore Costantino, nel 313, diede la piena libert� religiosa ai cristiani di tutto l'impero. In questa citt�, in cui sta crescendo la consapevolezza del proprio ruolo europeo ed internazionale, mi auguro che la memoria di questo evento, che ha segnato una svolta nella storia del cristianesimo e dell'umanit�, possa costituire l'occasione per un eventuale nuovo incontro interreligioso e internazionale, per offrire un comune messaggio di unit� e di pace all'odierna societ� globale e pluralista�.

Tettamanzi si � anche riferito all'umanesimo, argomento a lui caro e presente nel tema dell'incontro: �Il confronto ci attende nei molteplici forum su problematiche diversissime, ma tutte confluenti nell'unico grande tema del coraggio di un nuovo umanesimo. Questo tema rimanda all'esigenza fondamentale di edificare la societ� e i rapporti tra i popoli mettendo al centro, con pi� coerenza e determinazione, la persona, l'essere umano che possiede e vive un'essenziale e irrinunciabile dimensione "relazionale" e, quindi, di dialogo.

Il mio auspicio � che, proprio a partire dalla dimensione relazionale della persona, possano nascere e svilupparsi una nuova cultura e prassi del dialogo, che si basino non solo su ci� che le diverse identit� religiose e culturali hanno in comune, ma soprattutto sulle loro differenze e specificit�. � la forma pi� complessa, ma autentica del dialogo�.

Rilanciare l'umanesimo

Il nuovo umanesimo � stato al centro anche dell'intervento del card. Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana. �Nel concreto della nostra situazione storica�, ha detto Ruini, �"il coraggio di un nuovo umanesimo", evocato nel titolo di questo incontro internazionale, rappresenta effettivamente la premessa indispensabile per tali positivi sviluppi. "Nuovo" deve essere questo umanesimo non solo perch� planetario e dialogico, ma anche perch� � chiamato a rispondere a una in certa misura nuova "questione antropologica", che � sorta in questi decenni e che ha un'importanza concreta sicuramente paragonabile a quella della "questione sociale" di dimensione planetaria�. Ruini � andato al fondo del problema evidenziando lucidamente la sfida che attende al Chiesa: �La novit� dell'attuale questione antropologica consiste principalmente nel fatto che, a differenza dal passato, essa tende non soltanto a interpretare l'uomo, ma soprattutto a trasformarlo, non limitatamente ai rapporti sociali ed economici ma assai pi� direttamente, e radicalmente, nella nostra stessa realt� biologica e psichica, mediante l'applicazione al soggetto umano degli sviluppi delle scienze e delle tecnologie�. Chiara la conseguenza: �Si fa strada una concezione puramente naturalistica o materialistica, che sopprime ogni vera differenza qualitativa tra noi e il resto della natura, privando di plausibilit� e fondamento quel ruolo centrale e quella dignit� specifica del soggetto umano che costituiscono il nucleo generatore dell'autentico umanesimo, con tutte le sue implicazioni a livello etico, sociale, economico, giuridico, politico, che non per caso vengono spesso rimesse in questione nell'attuale congiuntura storica�. Per il vicario del Papa questa situazione richiede una risposta forte: che �non pu� consistere nella semplice riproposizione delle motivazioni classiche dell'umanesimo, o limitarsi a criticare "dall'esterno" le interpretazioni e le applicazioni degli sviluppi scientifici e tecnologici, sottolineando le loro conseguenze negative o pericolose. I cambiamenti rapidi e profondi che caratterizzano la nostra epoca non possono - e non devono - infatti essere arrestati o neutralizzati: possono per� essere orientati in senso favorevole all'uomo e alla sua intrinseca dignit�, stando e operando dentro di essi sulla base dell'amore e del rispetto per l'uomo stesso. Nella misura in cui sapranno alimentare e sostenere questo sforzo, le religioni saranno fedeli alla loro missione originaria e ritroveranno nell'attuale contesto storico quel ruolo di promozione dell'uomo, della sua intelligenza e della sua libert�, che sembravano aver perduto negli ultimi secoli, a seguito dell'infausta contrapposizione tra primato dell'uomo e primato di Dio�. Rimane il fatto che non pochi hanno evidenziato il rischio che incontri e conferenze del dialogo interreligioso si riducano a semplici occasioni in cui ciascuno presenta il suo punto di vista, contraccambiato da un benevolo ascolto generoso e condiscendente. Uno scambio di complimenti tra persone educate, che evitano di mettere gli altri a disagio. Andrea Riccardi, il fondatore di Sant'Egidio, taglia corto: �Il dialogo di Assisi non � un "mettiamoci d'accordo", un mercato delle religioni. � un incontro tra persone di religioni diverse in un mondo dove, anche grazie alla televisione, ci si vede ma non ci si incontra�. In effetti, focalizzandoci sul tema di fondo del dialogo ecumenico, molti passi avanti sostanziali sono stati fatti negli ultimi anni. Secondo Mario Marazziti, �si � aperto, per esempio, un dialogo profondo tra il Patriarcato ortodosso di Romania e il Papa e sono in via di soluzione i contenziosi tra uniati e ortodossi�. Sempre sul fronte del rapporto con gli ortodossi, un segnale � giunto anche dal messaggio del patriarca Aleksij di Mosca, che come � noto ancora non ha accettato una visita del Papa in Russia. Ha inviato rappresentanti ufficiali a Milano insieme a un messaggio in cui ha scritto che �quest'anno sono presenti a Milano non solo i delegati della Chiesa Ortodossa Russa, ma anche quelli del Consiglio interreligioso di Russia, nel quale sono rappresentate le religioni tradizionali del Paese. L'attivit� del Consiglio riflette l'esperienza unica di una secolare convivenza pacifica dei credenti delle diverse religioni in Russia�. Significativo che, tra gli ortodossi, non sono stati pochi coloro che hanno auspicato che questo spirito di convivenza si estenda presto anche ai fratelli cattolici.

Luca Macario