Comunità di S.Egidio


 

29/11/2004


Tamara, madre coraggio contro la pena di morte e la tortura nel mondo

 

Tamara Chikunova ha un sogno: abolire la pena capitale e la tortura nel mondo. A partire dal paese dove vive, l�Uzbekistan, dove si stima che ogni anno vengano uccisi da un regime autoritario e repressivo circa 200 detenuti. In meno di quattro anni, Tamara � riuscita a tirar fuori 19 ragazzi dal braccio della morte, e a mobilitare l�opinione pubblica mondiale sulla tragedia silenziosa e appartata di un popolo che ha travolto anche la sua vita, spingendola a fondare l�Associazione �Madri contro la pena di morte e la tortura� con il sostegno della Comunit� di Sant�Egidio - la sua �nuova famiglia�, impegnata da anni in una campagna per una moratoria universale che finora ha raccolto 5 milioni di adesioni in 150 paesi del mondo ed � riuscita a eliminare la pena di morte in 20 - e il coinvolgimento di rappresentanti delle ambasciate dell�Ue e dell�Osce, di organizzazioni internazionali (Human Rights Watch, Amnesty International) e della commissione sui diritti umani dell�Onu. La prima cosa che Tamara ti mostra, quando la incontri, � la foto del figlio, il suo unico figlio Dimitri. Viso pulito, capelli neri, occhi di cielo. Bello. Perduto a 29 anni. Fucilato. Il 10 luglio 2000, all�insaputa della madre. Condannato innocente alla pena capitale. Senza poterlo nemmeno salutare l�ultima volta, o riaverne la salma. Dimitri vittima di un processo-farsa che per cinque mesi lo ha torturato, violentato fisicamente e psicologicamente, tenuto segregato e lontano dall�amore disperato di Tamara, comunicato solo dall�esile traccia di venti lettere clandestine, l�unica cosa che le resta del suo ragazzo: l�ultima, un messaggio di spiritualit�, amore e speranza nella giustizia, un monito a non dimenticarlo, la madre la porta sempre con s�, recitandola a memoria in russo, lo sguardo cangiante velato di lacrime. � una storia di dolore indicibile quella di Tamara, cristiana ortodossa, due lauree (in legge e in ingegneria), russa nata nella capitale uzbeka, Tashkent, dove � tornata con il figlio nel �94, dopo la separazione dal marito (un ufficiale dell�esercito russo seguito ovunque, facendo mille mestieri). Da tre mesi, questa storia di orrore che ha trasformato un dramma personale in impegno civile attivo e solidale con altre vittime le sta facendo girare l�Europa, in un tour di conferenze e incontri che l�ha portata anche a Napoli, dove oggi ha due appuntamenti con gli studenti e i professori delle scuole (alle 11, nel liceo Caccioppoli) e dell�universit� (ore 17, edificio centrale della �Federico II�, corso Umberto I, nell�aula 4 della Facolt� di Lettere e Filosofia, con il preside Antonio Nazzaro, moderatore Nicola De Blasi). �La pena di morte, per la sua stessa essenza - dice - � generatrice di male. � la negazione del diritto e della possibilit� di correggere un errore giudiziario. � un deficit di umanit� nei fondamenti della societ� e dello Stato e viola il pi� alto diritto inalienabile di ogni uomo: quello alla vita�. Tamara parla a lungo, con pacatezza, dell�inferno che ha attraversato, della sua battaglia di giustizia che la espone a molti rischi ma anche alla gioia di vedere un pezzetto di suo figlio in ogni giovane che riesce a salvare, e che la chiama �mamma�. Madre coraggio, non si sente per� un�eroina n� un�ambasciatrice di vita: �� troppo - si schermisce -, devo ancora fare tanto per meritare questo appellativo. Nel Vangelo, Ges� diceva: se non vi ascoltano, scuotete la polvere dai vostri calzari e andate oltre. Ecco, io mi sento solo una viandante che percorre quel cammino�. Domani, Tamara sar� a Roma, per la conclusione della giornata internazionale delle citt� contro la pena di morte lanciata dalla Comunit� di Trastevere con il coinvolgimento di oltre 300 citt� nel mondo (diverse in Campania) che oggi e domani illumineranno un monumento, simbolo acceso contro il buio della barbarie. E ai giovani di Napoli Tamara lascia un messaggio di responsabilit�: �Non chiudetevi nel vostro guscio, aprite gli occhi e i cuori alla sofferenza degli altri. Gli omicidi di camorra sono una pena di morte non sanzionata, da combattere con la stessa determinazione. Io sono stata vittima e testimone di un sistema mafioso e corrotto, ma nonostante ci� ho potuto alzare la voce. Alzate anche voi la voce�.

Donatella Trotta