Comunità di S.Egidio


 

L'Adige

29/11/2004


Illuminati domani gli edifici simbolo. L�iniziativa � della Comunit� di Sant�Egidio.
Da trecento citt� di tutto il mondo un coro di no alla pena di morte

 

La scintilla scoccher� dal Colosseo. Poi, domani all�imbrunire, altri 300 edifici-simbolo di altrettante citt� di tutto il mondo s�illumineranno, per un corale �no� alla pena di morte. All�iniziativa della Comunit� di Sant�Egidio aderisce anche Trento: ad illuminarsi sar� la Torre Civica.

Il 30 novembre non � una data qualsiasi per chi si batte contro la pena di morte, ritenendola se non una barbarie, almeno un gesto inutile. Il 30 novembre 1786 il Granducato di Toscana fu il primo stato al mondo ad abolirla. Per chi ci crede, l�Italia tra tanti torti ha, davanti alla storia, questo merito. Domani alle 19, alla manifestazione al Colosseo, saranno presenti tanti testimoni. Due in particolare: Bud Welsh, padre di una vittima a Oklahoma City; e Nick Yarris, che ha trascorso 23 anni nel braccio della morte prima di essere dichiarato innocente, scusi tanto, prego si accomodi.

Roma, dunque. E Trento. Ma anche Genova, Napoli, Catania e Messina. A Verona domani sera Amnesty International, partner di Sant�Egidio in questa iniziativa, organizza un concerto al Teatro Comploy. E poi Barcellona in Spagna e Aquisgrana in Germania, Buenos Aires, Citt� del Messico e Cali in America Latina, Seul in Asia. I luoghi simbolo saranno illuminati, per far pensare. E magari dividere, perch� non tutti saranno d�accordo, anzi. �No justice without life� � il titolo dato alla Giornata internazionale �Citt� per vita, citt� contro la pena di morte�. S�, molti sono convinti che la pena di morte sia giusta. Perch� � un deterrente contro il crimine: ne sono persuasi nonostante l�evidenza dimostri il contrario, chi mette a repentaglio la vita altrui, disprezzandola, innanzitutto disprezza e mette a repentaglio la propria, e non si cura affatto delle possibile conseguenze. E poi perch� � giusto cos�, occhio per occhio, vita umana per vita umana.

Giustizia? O banale vendetta? Uccidere l�assassino significa negare alla persona la possibilit� di cambiare, di ravvedersi, di ripagare la societ� del danno arrecatole. Senza contare la possibilit� - assai concreta, chiedetelo a Yarris - degli errori giudiziari, resi irreparabili dalla pena di morte. Forse la pena di morte serve solo a creare consenso e a placare l�ira di alcuni cittadini, illudendoli che �giustizia � fatta�. Il granduca di Toscana, per primo, sfidando la cultura dominante del tempo, dimostr� che la giustizia � un�altra cosa, ben pi� seria, e difficile, e umana

Umberto Folena